Vicino l’accordo per TikTok negli Usa: «Passerà a una proprietà americana»
Dopo mesi di trattative Washington e Pechino arrivano all’intesa “quadro”, sulla quale ci sono pochi dettagli. Venerdì una telefonata tra Trump e Xi dovrebbe formalizzare il tutto

Un’intesa preliminare fra Cina e Stati Uniti su TikTok potrebbe permettere alla popolare app di video di rimanere sui telefoni degli americani, nonostante timori che acceda ai dati personali degli americani e diffonda propaganda abbiano spinto il Congresso Usa a metterla al bando lo scorso anno.
Donald Trump ha parlato di «accordo», aggiungendo che ne parlerà questo venerdì direttamente con l’omologo cinese Xi Jinping e che «i giovani del nostro Paese saranno molto felici!». Il capo negoziatore cinese, Li Chenggang, ha invece usato la frase «consenso di base sulla risoluzione delle questioni relative a TikTok», che sarebbe stato raggiunto al termine di colloqui a Madrid con la delegazione statunitense.
I contorni dell’intesa non erano chiari ieri, a parte il dettaglio che la piattaforma, ora di proprietà del colosso tecnologico di Pechino ByteDance, negli Stati Uniti passerebbe sotto il controllo di una proprietà statunitense, come ha detto il segretario al Tesoro, Scott Bessent. Li non ha confermato, precisando però che la Cina «tutelerà con fermezza gli interessi nazionali e i legittimi diritti delle aziende cinesi, e condurrà le autorizzazioni per l’esportazione di tecnologia in conformità con le leggi e i regolamenti». Allo stesso tempo, Li ha sottolineato che «le due parti riconoscono pienamente che una relazione economico-commerciale stabile tra Cina e Stati Uniti è di grande importanza per entrambi i Paesi». Sembra un riferimento implicito alla guerra commerciale in corso fra Washington e Pechino che in effetti potrebbe rappresentare una parte dell’accordo. Bessent ha infatti detto ieri che, sebbene entrambe le parti fossero «molto vicine» a una soluzione su TikTok, i funzionari cinesi avevano avanzato “richieste aggressive” durante i negoziati che hanno riguardato dazi e scambi commerciali.
Lo scorso anno un’ampia maggioranza bipartisan del Congresso Usa ha approvato una legge che imponeva a ByteDance di vendere TikTok entro il 19 gennaio 2025, pena la messa al bando negli Usa, sostenendo che il governo cinese potrebbe utilizzare l’app per accedere ai dati personali degli americani o per modificare ciò che vedono online.
Da allora, Trump ha firmato tre ordini esecutivi consecutivi che impongono alla sua Amministrazione di non applicare la legge, incluso uno nel suo primo giorno in carica, nonostante la mancanza di autorità legale per una simile mossa volta ad annullare una legge federale confermata dalla Corte Suprema.
Un’idea di cui si è discusso da allora era che il gigante tecnologico americano Oracle, che attualmente ospita i dati TikTok degli americani sui suoi server in Texas e ne esamina regolarmente il codice per individuare potenziali falle di sicurezza, ne detenesse una quota di maggioranza insieme ad altre società Usa. Il co-fondatore di Oracle, Larry Ellison, la persona più ricca del mondo, è uno stretto alleato di Trump.
Ieri Wang Jingtao, vicedirettore della Cyberspace Administration of China, ha fatto riferimento a una nuova licenza per l’utilizzo dell’algoritmo di TikTok, che riempie il feed centrale “Per te” degli utenti con video da guardare. Una posizione che appare in linea con l’opzione discussa dalla Casa Bianca all’inizio di quest’anno che consentirebbe a ByteDance di mantenere il controllo dell’algoritmo e di affittarlo a una nuova spin-off americana di TikTok.
Molti analisti temono però che in quel caso l’algoritmo possa essere utilizzato impropriamente per promuovere la propaganda cinese, una delle principali preoccupazioni che hanno animato la legge sulla vendita o il divieto.
Ieri il governo cinese ha sottolineato che «esaminerà le questioni relative alle esportazioni tecnologiche di TikTok e alla concessione di licenze sui diritti di proprietà intellettuale».
Trump ha provato senza successo a vietare TikTok durante il suo primo mandato, ma negli ultimi anni è diventato il suo più grande difensore a Washington, affermando di essere una “grande star” sulla piattaforma che lo ha aiutato a raggiungere gli elettori durante la campagna del 2024.
© RIPRODUZIONE RISERVATA





