Sorrento difende il suo monastero: «Non trasformatelo in un hotel»

L'ultima suora domenicana è uscita a luglio, chiudendo un'esperienza di cinque secoli. Ora sarà un Ente del Comune a decidere che cosa fare della struttura
August 20, 2025
Sorrento difende il suo monastero: «Non trasformatelo in un hotel»
La vista sul monastero di Santa Maria delle Grazie a Sorrento
A Sorrento si è chiusa una storia lunga oltre quattro secoli. Suor Annunziata, ultima monaca di clausura rimasta, a fine luglio ha lasciato il Monastero di Santa Maria delle Grazie. Con la sua partenza si conclude un’esperienza spirituale e sociale iniziata alla fine del Cinquecento, quando la nobildonna Berardina Donnorso fondò il complesso per accogliere una comunità di religiose domenicane e un educandato aperto alle giovani povere della città. Un’eredità spirituale e civile che oggi rischia di essere spazzata via. Il monastero, uno dei più ampi e rilevanti della penisola sorrentina, è al centro di un acceso confronto pubblico: cresce il timore che l’intero complesso possa essere trasformato in una struttura turistica, perdendo la sua identità originaria.
A farsi portavoce di questa preoccupazione è stato un gruppo di oltre 50 cittadini, che ha indirizzato una lettera alla Commissaria prefettizia del Comune di Sorrento, Paola Scialla. Alla lettera si accompagna una petizione online che in pochi giorni ha raccolto quasi 900 firme. La richiesta è semplice e precisa: «Vogliamo che il complesso torni a essere utilizzato per gli scopi sociali e religiosi a cui fu destinato dalla fondatrice Donnorso».
E, in effetti, se si guarda alla sua origine si intuisce quanto sia profonda la vocazione sociale di questo luogo. A differenza di altri monasteri femminili della zona – riservati alle figlie dell’aristocrazia – Donnorso stabilì che l’accesso fosse riservato esclusivamente alle «figlie del Popolo di Sorrento e del suo Piano». Una scelta, per l’epoca, rivoluzionaria, tanto più per una nobildonna. È un luogo storico che è stato definito come “un’antopologia dell’arte meridionale” del Cinquecento e Seicento. Si trova nel cuore di Sorrento, tra via San Francesco, via Donnorso, via Santa Maria delle Grazie e piazza Sant’Antonino. All’interno, tre chiostri e una vasta area verde compongono un quadrilatero architettonico di grande valore, dichiarato “bene culturale di interesse pubblico” e vincolato alla tutela del Ministero della Cultura.
Nel tempo, la gestione dell’immobile è passata all’Ente Conservatorio S. Maria delle Grazie, il cui Consiglio di amministrazione è nominato dal Comune. Lo statuto prevedeva l’uso gratuito della chiesa e di una parte del convento da parte delle domenicane, finché fossero rimaste. Ora che anche l’ultima religiosa lo ha lasciato, l’intero complesso torna pienamente nella disponibilità dell’Ente.
Turisti in giro per Sorrento - cc Pexels
Turisti in giro per Sorrento - cc Pexels
È in questo passaggio che si gioca il destino del monastero. «Chiediamo che la chiesa resti aperta al culto, come luogo di preghiera e raccoglimento – si legge nella lettera inviata alla Commissaria – ma chiediamo anche che l’intero complesso ritorni ad essere utilizzato per gli scopi sociali e che alcuni locali siano destinati a sede di associazioni sorrentine». E ancora: «Chiediamo che si escludano formalmente attività di accoglienza di tipo turistico. Già troppi monasteri, troppe istituzioni religiose si sono trasformate più o meno esplicitamente in casa vacanza».
Il timore che il complesso segua la sorte di molti altri edifici religiosi non è infondato. Esemplari, in tal senso, alcune trasformazioni avvenute in Campania. Il Monastero Santa Rosa Hotel & Spa, sulla costiera amalfitana, è stato riconvertito in un resort di lusso. L’ex convento seicentesco è stato acquistato da un’imprenditrice americana, che lo ha scoperto durante una gita in barca: oggi le ex celle delle monache sono diventate venti suite, con prezzi fino a mille euro a notte. Anche il Grand Hotel Cocumella di Sant’Agnello, fondato nel XVII secolo dai Gesuiti, è oggi uno degli hotel più esclusivi della zona.
Secondo i promotori della petizione, anche alcuni locali del monastero di Santa Maria delle Grazie sarebbero già stati utilizzati impropriamente, tanto da essere oggetto di una segnalazione alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata per presunta locazione illecita. Da qui, l’appello alle istituzioni: «Chiediamo alla Commissaria di vigilare e di rendere pubblici gli indirizzi che intende dare per la gestione di questa complessa e importante vicenda».
La speranza è che il Comune — e chi sarà chiamato ad amministrare in futuro — scelga di restituire il complesso alla città, rispettandone storia, vocazione e funzione originaria. In una città sempre più invasa dal turismo e affamata di spazi pubblici, quel complesso potrebbe tornare a essere una risorsa preziosa: un punto di riferimento per le associazioni, i giovani, le famiglie e uno spazio vivo di comunità. Proprio come lo aveva immaginato, cinque secoli fa, Berardina Donnorso.

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