Se in carcere è vietato anche il pranzo di Natale

L'allarme di associazioni e cooperative dopo i “no” alle attività dietro le sbarre. Il sottosegretario Ostellari: non limitiamo, ma creiamo un modello che valorizza percorsi positivi
November 18, 2025
Natale in carcere
Natale in carcere
Arrivano altri “no” alle attività trattamentali in carcere organizzate da soggetti esterni, mentre i tempi delle altre autorizzazioni si allungano. Con la circolare del Dap (Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria) del 21 ottobre scorso, firmata dal direttore Ernesto Napolillo, che obbliga associazioni e cooperative a inviare dettagliate richieste «in tempi congrui» non più al direttore dell’istituto penale ma al Ministero, cominciano a fioccare i «no» ai nullaosta per lo svolgimento di eventi culturali, iniziative educative, laboratori di formazione a favore di detenuti di alta e media sicurezza. Terzo settore e addetti ai lavori criticano il provvedimento. «L’obiettivo è di uniformare le procedure degli eventi trattamentali che coinvolgono istituti con circuiti di alta sicurezza, soprattutto per garantirne la replicabilità e promuovere la partecipazione nel pieno rispetto delle esigenze di sicurezza – spiega il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari –. Non si tratta di escludere o limitare, ma di creare un modello condiviso e partecipato che valorizzi le esperienze positive», precisa il senatore leghista.
Intanto, però, a Milano Opera è stato annullato un incontro di Bookcity che vedeva coinvolto il laboratorio di lettura “Fine pena ora”, coordinato da Donatella Civardi e Giovanna Musco. «Erano state raccolte 150 adesioni, il direttore aveva autorizzato l’evento a luglio – commenta Musco –, nessuna spiegazione è stata data finora se non il riferimento all’applicazione della circolare. La Camera penale che patrocinava l’iniziativa ha chiesto le motivazioni». Preoccupazione è stata espressa anche da Marcella Reni, dirigente di Rinnovamento nello Spirito e presidente dell’associazione Prision Fellowship Italia onlus che, ogni 18 dicembre, organizza nelle carceri italiane il pranzo di Natale “ALTrA Cucina” con chef stellati e rispettive équipe che preparano i piatti per i detenuti: «Non abbiamo ancora ottenuto le autorizzazioni per entrare nei 56 istituti che quest’anno ospiteranno l’iniziativa, i tempi si dilatano e abbiamo già ricevuto due “no” dai direttori proprio a causa della circolare. Non vorremmo che dopo 12 anni – aggiunge Reni – questa opportunità di incontro tra mondo esterno e carcere, venga compromessa: l’anno scorso coinvolse 9mila detenuti di 49 istituti, 600 volontari e 52 cuochi stellati».
Dal ministero della Giustizia negano rifiuti e rallentamenti: «Dal 21 ottobre 2025, data della circolare emessa dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, le attività trattamentali nel circuito della media sicurezza non hanno registrato rallentamenti o dinieghi. Sono state infatti concesse, dalla Direzione Generale, 139 autorizzazioni su 139 richieste», ha affermato Nordio tre giorni fa. Il ministro tuttavia apre a modifiche: «Attiveremo confronti con la magistratura di sorveglianza, il Garante, le Camere penali e il terzo settore, per monitorare gli effetti della circolare e adottare eventuali misure integrative»,
Sull’argomento interviene anche il Conams (Coordinamento nazionale dei magistrati di sorveglianza): «Vista la drammatica situazione in cui versano gli istituti penitenziari, ove il sovraffollamento non accenna a diminuire e la strutturale carenza di attività trattamentali rende più penosa e isolante la carcerazione, la scelta adottata dal Dap rischia di consegnarci un carcere dove le occasioni di confronto con l’esterno, le opportunità di formazione e le possibilità di crescita culturale in favore dei detenuti saranno sempre meno. Tutto ciò – conclude il documento dei magistrati – ci consegna un deciso arretramento rispetto al modello di esecuzione penale che l’ordinamento penitenziario, proprio nell’anno del suo cinquantenario, aveva immaginato e previsto».
«La circolare va in controtendenza rispetto alla legge (l’articolo 17 dell’ordinamento penitenziario, che attribuisce il potere di autorizzazione al direttore dell’istituto e al magistrato di sorveglianza), ed è contro ogni logica e razionalità» commenta Luigi Pagano, già direttore a San Vittore e attualmente Garante comunale delle persone private della libertà personale a Milano. «Roma non può dire “decido io” senza concordare con i territori, perché il ministero non può avere contezza delle singole realtà dove si svolge l’azione penitenziaria, e il suo criterio di giudizio non può essere sempre lo stesso per tutti – spiega –; il provvedimento del Dap sembra rispondere a un’idea del carcere come interdizione rinunciando all’azione educativa, così si torna indietro di 40 anni, è un ulteriore giro di chiavistelli».
I familiari delle vittime di mafia e terrorismo impegnati in attività di rieducazione dei detenuti hanno inviato una lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio: «Esprimiamo al Guardasigilli il nostro disagio e la nostra sofferenza personale per le norme restrittive che limitano e contingentano queste feconde relazioni tra detenuti e cittadini, soprattutto quando vengono sottoposte in via obbligatoria a una impersonale e spesso soffocante centralizzazione burocratica», dice ad Avvenire uno dei promotori, Paolo Setti Carraro. La lettera è già sul tavolo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Una prima versione di questo articolo faceva riferimento anche agli spettacoli saltati di Opera Liquida, che in realtà non sono saltati a causa della circolare ma per altre questioni tecnico-giuridiche.

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