«Perché noi, attori di "Doc", eravamo in corteo per i medici di Gaza»
Giovanni Scifoni spiega la scelta di essere in piazza lunedì con i colleghi della serie tv: «Non potevo tirarmi indietro. Come si fa a non immedesimarsi con chi sta dando la vita per gli altri?»

«Oggi noi del cast, che in tv ci mettiamo per finta il camice da medico, abbiamo deciso di scioperare. Dietro di noi, invece, c’è chi questo camice lo indossa davvero e muore sotto le bombe per salvare altre vite». Queste le parole che l’attore Giovanni Scifoni ha pronunciato lunedì insieme al cast della fiction “ Doc. Nelle tue mani” partecipando a Roma alla manifestazione pro Gaza accanto a Medici senza Frontiere. In piazza per la Palestina c’erano, fra gli altri, anche Pierpaolo Spollon, Matilde Gioli, Marco Rossetti, Elisa Di Eusanio.
Giovanni, come è nata questa iniziativa del cast?
Ce lo siamo detti sul set e abbiamo aderito allo sciopero. Il set si è fermato, non è mai facile, ha maestranze che lavorano, ti viene lo scrupolo ad interrompere la lavorazione di un film. Gli attori si sentono sempre in colpa perché facciamo un lavoro da privilegiati. Ma era necessario.
Avete rappresentato anche il pubblico che vi guarda?
Doc è un prodotto che unisce tantissimo, le persone si sentono accolte. Però ogni volta che pubblico un post sui social su Gaza, sento quanto sia divisivo questo tema. Ho i pro-Israele che mi insultano e quelli a favore della Palestina che pensano che io sia sionista o non abbastanza pro-Pal. Perdo i follower ogni volta che pubblico qualcosa.
Manifestare è stato un atto di responsabilità da parte degli artisti?
Quando fa queste cose, uno se ne deve infischiare, bisogna fare le cose semplici: abbiamo bisogno più di semplicità che di discorsi contorti. Siamo famosetti, mettiamoci la faccia e basta. Noi attori di Doc ci vogliamo molto bene ed è stato naturale stare in mezzo alla folla. Io non ne posso più di coloro che dicono che gli attori utilizzano Gaza come una vetrina, è il contrario è solo una rogna metterci la faccia.
Siete scesi in piazza anche per sostenere i medici? È appena morto il tredicesimo operatore di Medici Senza Frontiere, ben 1.500 medici e operatori sanitari sono morti un due anni di guerra. Come facciamo a non immedesimarci in questi medici che stanno dando la vita per gli altri e stanno lì nonostante tutto?
Lei era lì anche con la sua famiglia?
Io ho portato tutta la famiglia. Eravamo noi cinque: i due figli più grandi con la scuola, mia moglie e il piccolo con noi attori e con Medici senza frontiere. Era molto tempo che non andavo a una manifestazione. Anche i miei spettacoli hanno valenza politica, le battaglie le faccio sui social. Pensi che andare a una manifestazione non serve. Invece serve, eccome, a fare presenza.
Lei, cattolico, come si pone di fronte al dramma di Gaza, su cui papa Leone si è espresso con chiarezza?
Da cattolico il tema è complesso. Per storia personale e familiare sono molto legato al popolo di Israele, sono innamorato, lo considero fratello nella fede e fratello di famiglia. Mia nonna ha rischiato il rastrellamento e il campo di concentramento perché aveva nascosto una famiglia di bambini ebrei: siamo ancora molto legati a quella famiglia. Mio nonno e mia nonna hanno un albero piantato nel Giardino dei Giusti allo Yad Vashem. Ho studiato cultura ebraica, sono molto appassionato, le Sacre scritture sono il mio pane quotidiano. Pensi quanto doloroso è per me dirlo, ma Israele sta commettendo una grande atrocità. Quando un fratello compie un’atrocità, fa più male e ti senti corresponsabile.
Lei ha detto in piazza che anche le cose brutte creano cose belle.
La cosa potente di questa manifestazione è che in piazza non c’erano i professionisti della manifestazione, ma il popolo: famiglie, tantissimi bambini, gente che da anni non andava a una manifestazione o che non c’è andata mai.
Lei è in tournée con suo spettacolo su San Francesco: cosa direbbe lui oggi?
Oggi non so cosa direbbe, ma so cosa farebbe. Andrebbe lì, si metterebbe a curare le persone: quindi farebbe un grandissimo pellegrinaggio. Persone da tutto il mondo raggiungerebbero a piedi con lui Gaza.
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