mercoledì 7 giugno 2023
Il primario chirurgo del Policlinico universitario Campus Bio-medico di Roma. «Di fatto si tratta di un'ernia della parete addominale post-chirurgica, la tempestività evita ulteriori problemi»
Il professor Roberto Coppola, del Campus Bio-Medico

Il professor Roberto Coppola, del Campus Bio-Medico - © ALESSANDRO ZOMPANTI

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«Generalmente è un intervento molto frequente, di bassa o media complessità, che può essere eseguito in quasi tutti i centri di chirurgia e che per questo ha consentito ai chirurghi italiani di avere una buona competenza in questo settore. Oggi proprio l’Italia ha una solida tradizione sull’argomento e un’apposita società specialistica per questa chirurgia». La nuova operazione cui è stato sottoposto papa Francesco al Gemelli, non ha mai destato preoccupazione. Anche se, tiene a precisare il professor Roberto Coppola, direttore della Chirurgia generale della Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma e docente universitario del Campus, «non posso conoscere il caso specifico».

Professore, di cosa è stato operato il Papa?

Il laparocele è di fatto un’ernia della parete addominale post chirurgica, che può svilupparsi anche dopo un’operazione di chirurgia laparoscopica. È solitamente localizzato proprio sulla linea dell’incisione chirurgica che, con il trascorrere del tempo, non ha tenuto. Quest’apertura causa la fuoriuscita (sempre al di sotto della cute e quindi non all’esterno) di visceri addominali che possono “erniare”. Il problema diventa serio quando un viscere addominale si blocca all’interno del laparocele; avviene quello che tecnicamente definiamo “incarceramento di un'ansa intestinale” con possibili serie conseguenze.

Per esempio?

Per esempio uno strozzamento di un’ansa intestinale dovuto alla compressione dell’ansa stessa e della sua vascolarizzazione. Ecco perché intervenire subito evita questa seria complicanza e facilita una rapida guarigione.

Quali sono i sintomi del laparocele?

Quando è asintomatico è perché, spesso, il laparocele è paradossalmente molto ampio, per cui quello che esce dalla parete addominale, facilmente rientra. E tuttavia, in questi casi, si può originare una deformazione della parete addominale. Quando invece la porta erniaria è di piccole dimensioni, il grasso o le anse intestinali che escono non possono più rientrare spontaneamente. In tali condizioni può presentarsi anche una importante sintomatologia dolorosa.

Perché un intervento di laparocele necessita di anestesia totale?

Perché l’anestesia totale consente un adeguato rilasciamento muscolare: e questa condizione è indispensabile per poter ricostruire la parete addominale senza problemi.

Quali sono i tempi medi di ripresa?

Generalmente i tempi di ripresa sono molto rapidi; quando non ci sono problemi il ricovero dura un paio di giorni. Ovviamente non mi riferisco al caso del Santo Padre, la cui situazione clinica mi è sconosciuta.

Il Papa ha 86 anni. Quanto preoccupa voi chirurghi l’età avanzata del paziente?

I nostri pazienti oggi hanno un’età media molto più alta che in passato. Si tratta di una generazione che ha avuto un significativo allungamento della vita. Francamente ci preoccupa poco. Operare a 80 anni, o più, non ci crea delle difficoltà aggiuntive. Su queste persone eseguiamo anche grandi interventi. Anzi, sa che le dico? Che chi arriva in sala operatoria a 90 anni il più delle volte significa che possiede riserve sufficienti per poter superare questo tipo di intervento.

Mi sta dicendo che può essere più problematico operare un 60enne?

Esatto. In particolari contesti è potenzialmente più pericoloso operare un soggetto di 60 anni rispetto a un 90enne in condizioni stabili. Mi capita spesso, è accaduto anche qualche giorno fa.

Com’è andata?

Ho operato una signora di 92 anni per un tumore del colon. È andato tutto bene, e nel corso della breve degenza, durata quattro giorni, questa donna straordinaria, simpatica e piena di vita, ha letto ben due libri in ospedale… Poi è tornata a casa.

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