venerdì 13 ottobre 2017
L’incidente fatale, poi la separazione dalla moglie e la perdita della vista. Mercoledì i disperati tentativi dell’amico Gianfranco Bettin per fargli cambiare idea
Un calvario lungo 40 anni
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«Quando ho saputo che Loris era a Zurigo gli ho subito telefonato. Era martedì sera e mi ha confermato che non era lì per una ricognizione ma perché l’indomani mattina l’avrebbe 'fatta finita'. Allora gli ho detto che non ero d’accordo, che doveva aver fiducia nelle rassicurazioni che gli stavo dando. Loris mi ha risposto che così aveva deciso perché non voleva lasciare ad altri in futuro l’onere di questa scelta. Mercoledì mattina è stato lui a chiamarmi. Mi ha detto che stava all’ingresso della stanza della 'buona morte'. Gli ho ripetuto il mio disperato appello, ma lui mi ha risposto: dopo quarant’anni di sofferenze, questa è una scelta di vita. Ciao, è stata l’ultima sua parola».

È il drammatico racconto che Gianfranco Bettin, autorevole saggista di Venezia e per lunghi anni impegnato nell’attività politico-ammi-nistrativa, ci fa delle ultime ore di Loris Bertocco, 59 anni di Fiesso d’Artico (Venezia) che, paralizzato a seguito di un incidente stradale quando aveva 19 anni, ha voluto morire in Svizzera. Negli ultimi tempi era diventato anche cieco. È il quarto veneto che decide per il suici- dio assistito. «Non sappiamo come Loris abbia raggiunto Zurigo, forse sono venuti a prenderlo quelli della clinica – aggiunge Bettin –. Da qualche anno confidava che questa sarebbe potuta essere la sua fine, ma in termini ipotetici. Aveva anticipato che il suo viaggio in Svizzera sarebbe stato preparatorio.

Ma evidentemente Loris aveva deciso già da tempo per l’eutanasia. Tanto da aver preparato anche un suo 'testamento', quasi cercando di rendere più lieve l’addio alla madre Renata, alla sorella Lorella, alla moglie Anamaria, da cui era separato, e all’ultima assistente, Mirela». Bertocco era un attivista del movimento «Vita indipendente» per i disabili e impegnato con i Verdi. Nel suo memoriale pone il problema dell’assistenza alle persone gravemente inabili. Racconta che dal 2005 riceveva un contributo di mille euro dalla Regione Veneto per pagare parzialmente un’assistente.

Nel 2011 la moglie Anamaria ha chiesto la separazione. La madre non poteva aiutarlo perché «non riusciva più ad alzarmi e a sostenermi». La sorella ha una grave sclerosi multipla ed è invalida al 75%. «Alcuni amici mi hanno sostenuto nelle giornate festive e nelle situazioni di emergenza o di malattia dell’assistente. Mi sono trovato comunque varie volte senz’assistenza, da solo a letto senza potermi lavare o andare in bagno. Ho cambiato varie assistenti, che duravano molto poco data la notevole difficoltà».

Nel 2013 è arrivata Mirela, che lo ha accompagnato fino agli ultimi giorni. «Sono stato e sono ancora convinto che la vita sia bella e sia giusto goderla in tutti i suoi vari aspetti, sia quelli positivi che quelli negativi – si legge nella lettera di Bertocco –. Ma in questo momento, la qualità della mia vita è scesa sotto la soglia dell’accettabilità e penso che non valga più la pena di essere vissuta ». Loris aggiunge che non vuol essere un 'vegetale' e si dichiara «esausto e deluso» per essersi sentito «abbandonato dalle istituzioni»: aveva chiesto, infatti, di accedere agli appositi fondi straordinari ma la Commissione di valutazione regionale per ben due volte «mi ha risposto picche».

Prima di concludere che «ora è arrivato il momento dell’addio», Bertocco lancia un’ultima battaglia: «È necessario alzare la soglia massima relativa all’Impegnativa di cura domiciliare e fisica, oggi fissata a mille euro, ferma al 2004». Appello raccolto dalle istituzioni: «Abbiamo raddoppiato il fondo per i malati di Sla, fino a 2mila euro al mese – riconosce l’assessore regionale Manuela Lanzarin – ma non bastano 24 mila euro l’anno per tre turni di assistenza domiciliare: ce ne vogliono 80-100 mila. Stiamo verificando cosa sia possibile fare, perché la cifra è imponente. Sono circa 32 mila in Veneto le persone anziane o con gravi disabilità che stanno beneficiando dell’assegno di assistenza. Nel 2016 la Regione ha impegnato 103 milioni per l’assistenza domiciliare dei casi più gravi, su un totale di 750 milioni per la non autosufficienza».

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