giovedì 2 luglio 2020
La sintesi nella battuta di un’amica: «Quindi dire che una donna è un umano adulto di sesso femminile sarebbe transfobico. Però non poterlo dire è misogino»...
Terragni: «È la sparizione delle donne»

Ansa

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La sintesi nella battuta di un’amica: «Quindi dire che una donna è un umano adulto di sesso femminile sarebbe transfobico. Però non poterlo dire è misogino». Il progetto di legge contro l’omotransfobia – testo base depositato in commissione Giustizia della Camera – è diventato anche una legge contro la misoginia. Si propone infatti di contrastare e perseguire odio, violenza e discriminazioni fondati «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere», con 'sesso e genere' aggiunti in corsa, perché quelle parole nascondono ed esibiscono le donne. Un po’ di pinkwashing, una spruzzata di rosa, un contentino nell’ultimo miglio per silenziare le critiche femministe che in quell’«identità di genere» hanno visto la sparizione delle donne, l’essere donna a disposizione di chiunque, il cambio di genere con semplice atto anagrafico, gli spazi femminili accessibili a qualunque uomo sedicente donna, la moltiplicazione dei casi J.K. Rowling che per il semplice fatto di essersi detta donna e non 'mestruatore' è stata oggetto di un impressionante atto di bullismo globale.

Toppa peggio del buco. L’«identità di genere», vero architrave della legge, resta lì. La richiesta di sostituirlo con un limpido 'transessualità' non è stata considerata. In compenso compaiono «sesso e genere»: il 'genere' non lascia, anzi raddoppia. A sorpresa, dal cappello, una legge contro la misoginia che nessun gruppo femminista ha mai richiesto. Non perché la misoginia non sia 'il' problema: le donne sono e restano le prime vittime di odio e violenza. Piuttosto perché non si ritiene che 'Il Contratto Sessuale', come lo chiama Carole Pateman, sia modificabile via codice penale. Nel femminismo la discussione su una legge simile non si è mai aperta: sorprendente che a chiuderla con un colpo di penna sia chi – per fare un esempio, Scalfarotto o Cirinnà – sostiene il 'diritto' ad affittare uteri, apice di ogni misoginia. Va detto anche che le donne non sono «un gruppo sociale da tutelare» (Boldrini) né tantomeno una sfumatura dell’arcobaleno Lgbt, ma la maggioranza del genere umano: inserirle come una delle varie minoranze in una legge contro l’omotransfobia è una vera catastrofe simbolica. Resta il dubbio dell’amica: se io mi slancio in un’eresia tipo 'solo una donna può partorire', e mi si replica misoginisticamente (già successo) 'Muori lurida Terf', chi godrà della tutela della legge? Intanto l’altro ieri il sindaco di Genova si è beccato dell’omofobo per non avere trascritto due madri all’anagrafe, confortato dalla Corte d’Appello e dalla Cassazione a Sezioni Unite. E dire che la legge ancora non c’è.

Rete Rua, Resistenza all'Utero in Affitto

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