martedì 15 febbraio 2022
Il ministro Bianchi puntualizza: non era alternanza scuola-lavoro, ma formazione professionale riconosciuta dalla Regione
L'avvocato Arnaldo Salvatori, legale della famiglia Lenoci, davanti all'ingresso del centro di formazione degli Artigianelli frequentato dal ragazzo morto ieri in un incidente stradale durante uno stage, a Fermo

L'avvocato Arnaldo Salvatori, legale della famiglia Lenoci, davanti all'ingresso del centro di formazione degli Artigianelli frequentato dal ragazzo morto ieri in un incidente stradale durante uno stage, a Fermo - Ansa

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La procura di Ancona ha aperto un fascicolo sull'incidente stradale del quale è stato vittima Giuseppe Lenoci, studente fermano 16enne della scuola professionale Artigianelli, in stage presso un'azienda termoidraulica della provincia. Il reato ipotizzato per il conducente del furgone, finito fuori strada, è omicidio colposo.

L'uomo, 37 anni, operaio nella stessa ditta per la quale Giuseppe era in stage, è stato ricoverato in gravi condizioni, dopo essere stato balzato fuori dal veicolo per la violenza dell'impatto contro l'albero, che ha aperto a metà il furgone nel quale i due viaggiavano. Sarà ascoltato all'ospedale regionale di Torrette appena le sue condizioni di salute lo consentiranno.

Il lutto della famiglia e della scuola

"È una disgrazia che ci colpisce profondamente, come comunità e come scuola. - aveva scritto ieri in una nota il direttore dell'Artigianelli, padre Sante Pessot - Abbiamo perso in questo tragico incidente stradale un 'figlio' anche noi, mentre si stava preparando a svolgere un'attività formativa di stage".

Oggi il direttore è stato vicino agli studenti, che hanno osservato un momento di silenzio e di riflessione. Padre Pessot ha voluto ribadire che i corsi della scuola "prevedono una formazione in stage all'interno dell'attività curricolare" e che "le aziende sono selezionate con molta attenzione per garantire l'opportunità di un'ottima formazione a ogni ragazzo". La scuola manterrà una giornata di lutto giovedì, in occasione delle esequie, per permettere a tutti gli studenti e ai docenti l'ultimo saluto a Giuseppe.

A Monte Urano disperazione tra i famigliari del 16enne che attorniano i genitori e il fratellino, sconvolti per quanto avvenuto. La zia Angela parla di "tragedia che si poteva evitare. Non era prevista assolutamente l'uscita dall'azienda, adesso gli avvocati ci stanno aggiornando... però - aggiunge - stanno ancora indagando, non vorrei che quel giorno fosse stato fatto un permesso ma non lo sappiamo e stiamo aspettando". "Giuseppe - ricorda - andava a scuola con amore, gli piaceva. Questa settimana o la prossima avrebbe dovuto essere l'ultimo stage e si sarebbe diplomato la prossima estate. Spero che si faccia chiarezza, è chiaro che mio nipote non tornerà più ma bisogna fare chiarezza".

Polemiche e proteste. Il ministro: non era alternanza scuola-lavoro

Dopo la morte di Giuseppe, avvenuta a un mese dalla morte in azienda di un altro studente, il 18enne Lorenzo Parelli di Udine, da più parti si sono levate polemiche sulla presenza di studenti nei luoghi di lavoro. Ed è cresciuta la protesta da alcuni ambiti del mondo studentesco. Nel Torinese sono una ventina le scuole occupate in nome della sicurezza nell'alternanza scuola-lavoro. Questa mattina si sono aggiunti l'istituto Regina Margherita e l'istituto Albe Steiner, sotto la Mole, e a Pinerolo l'istituto Buniva.

Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, a Mattino5 ha puntualizzato che quella di Giuseppe "non era alternanza scuola/lavoro" in quando il ragazzo "stava facendo un percorso di formazione professionale triennale riconosciuto dalle Regioni".

"Dobbiamo fare una rivisitazione anche su questo strumento - aggiunge Bianchi - ma dobbiamo farlo con le Regioni". La morte di studenti e, più in generale, di lavoratori, mentre lavorano, in ogni caso, è "drammatica, e non può essere tollerata", sottolinea ancora, "ma un conto è l'alternanza scuola/lavoro e un altro la formazione professionale. Dobbiamo rivedere anche questa per andare una verso situazione più chiara". La formazione professionale è "educazione", come l'alternanza, ma la distinzione va fatta "non per ridurre responsabilità di qualcuno ma perché i percorsi sono diversi. Non è un surrogato del lavoro. No a ogni idea che questo sia dare forza lavoro. È un rapporto con il mondo del lavoro per educare i ragazzi".

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