venerdì 17 settembre 2021
Toccafondi (Italia Viva): «Palese ingiustizia e anche un’offesa al Parlamento. Gli istituti arrivano da anni durissimi: hanno bisogno di queste risorse» per la ripresa delle lezioni
Lezione in una scuola paritaria in una foto di archivio

Lezione in una scuola paritaria in una foto di archivio - Archivio

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Avrebbero dovuto garantire «l’ordinato avvio dell’anno scolastico», ma finora, con le lezioni già cominciate quasi in tutta Italia, i 60 milioni destinati alle paritarie dal decreto Sostegni bis, approvato a luglio, non sono ancora nelle disponibilità delle scuole. Cosa che, invece, è avvenuta per i 350 milioni delle scuole statali. Motivo? Manca il decreto del ministro dell’Istruzione per ripartire queste risorse tra «gli uffici scolastici regionali in proporzione al numero degli alunni iscritti». A loro volta, gli Usr «provvedono al successivo riparto in favore delle istituzioni scolastiche paritarie».

Un iter che per le scuole statali si è già concluso, avendo il ministro Bianchi firmato il decreto di riparto lo scorso 17 agosto, mentre per le paritarie non è nemmeno cominciato. Di fatto, è come se i 60 milioni fossero stati chiusi in un cassetto, che chi possiede la chiave si è “dimenticato” di aprire.

«Quello che sta accadendo rappresenta un’ingiustizia palese ed è una vera e propria offesa al Parlamento», tuona il deputato di Italia Viva, Gabriele Toccafondi. «Da settimane sto cercando di venire a capo del problema, ma dal Ministero non arrivano risposte», rivela l’ex-sottosegretario all’Istruzione.

Lo stanziamento dei 60 milioni per le paritarie, che dovevano servire per garantire la ripresa delle lezioni in presenza e sicurezza, è il risultato di un lungo lavoro parlamentare. La prima versione del decreto Sostegni bis, infatti, prevedeva 350 milioni per le scuole statali e 50 milioni per le paritarie, con l’esclusione della fascia dei servizi all’infanzia (0-6), che però rappresenta la maggioranza degli istituti non statali. Da qui, la revisione del testo, che oltre a includere asili nido e scuole dell’infanzia tra i beneficiari, ha portato lo stanziamento definitivo a 60 milioni di euro.

«Scoprire, tre mesi dopo, che questi soldi non sono ancora arrivati alle scuole non è stato piacevole», aggiunge Toccafondi, che ricorda come gli istituti non statali stiano pagando «un prezzo altissimo» all’emergenza sanitaria. «Le scuole sono in difficoltà – sottolinea l’esponente renziano – e tante non ricevono le rette dalla fine dello scorso anno scolastico. Questi finanziamenti sarebbero dovuti arrivare prima della ripresa delle lezioni. Invece, ancora una volta, le scuole hanno dovuto anticipare risorse significative pur arrivando da anni molto pesanti».

Il grave ritardo nell’assegnazione delle risorse, stride con i tempi molto stretti imposti dallo stesso Sostegni bis alle paritarie per poter accedere ai finanziamenti. Entro un mese dall’entrata in vigore del decreto, infatti, gli istituti avrebbero dovuto pubblicare sul proprio sito internet una grande mole di informazioni: «l’organizzazione interna, con particolare riferimento all’articolazione degli uffici e all’organigramma», «le informazioni relative ai titolari di incarichi di collaborazione o consulenza, compresi gli estremi dell’atto di conferimento dell’incarico, il curriculum vitae e il compenso erogato», «il conto annuale del personale e delle relative spese sostenute, con particolare riferimento ai dati relativi alla dotazione organica e al personale effettivamente in servizio e al relativo costo, nonché i tassi di assenza», «i dati relativi al personale in servizio con contratto di lavoro non a tempo indeterminato», «i documenti e gli allegati del bilancio preventivo e del conto consuntivo», «le informazioni relative ai beni immobili e agli atti di gestione del patrimonio».

La mancanza di queste informazioni, si legge nel decreto, «comporta la revoca del contributo». Una severità che, di nuovo, mal si concilia con la, quantomeno lacunosa, gestione del dossier da parte del Ministero.

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