venerdì 18 novembre 2022
Il tribunale ha accolto la richiesta del pubblico ministero
L’accusa era di corruzione in atti giudiziari, ma i pagamenti dell’ex premier al cantante erano precedenti alla vicenda delle Olgettine. Non, quindi, per “acquistarne” la testimonianza. Nella foto  Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, e Mariano Apicella il 23 maggio 2002

L’accusa era di corruzione in atti giudiziari, ma i pagamenti dell’ex premier al cantante erano precedenti alla vicenda delle Olgettine. Non, quindi, per “acquistarne” la testimonianza. Nella foto Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, e Mariano Apicella il 23 maggio 2002 - Ansa

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«Assolti perché il fatto non sussiste ». È la decisione presa dal Tribunale di Roma, al termine di una camera di consiglio durata circa 30 minuti, nei confronti del fondatore di Silvio Berlusconi e del cantante Mariano Apicella, imputati in uno dei filoni del processo “Ruby Ter”. I giudici della seconda sezione collegiale hanno recepito quanto sollecitato dalla Procura di Roma, che aveva chiesto di far cadere per gli imputati l’accusa di corruzione in atti giudiziari. «Sono contento e soddisfatto. Apprezzo anche che lo stesso pubblico ministero abbia chiesto l’assoluzione», il primo commento del Cavaliere che al telefono con i suoi legali ha sottolineato come «gli elementi avanzati dalla difesa hanno chiarito oltre ogni ragionevole dubbio l’assenza di elementi di opacità in questa vicenda».

Nella requisitoria, il pm Roberto Felici ha affermato che «la circostanza rilevante», vale a dire la dazione di denaro da Berlusconi ad Apicella, è legata alle «date dei versamenti, 2012. Ma ho potuto verificare - ha aggiunto - anche consultando le consulenze, che i pagamenti risalgono di gran lunga a prima. E quindi è difficile immaginare che siano dovuti alla presunta falsa testimonianza. Tra Berlusconi e Apicella c’era un rapporto amichevole di lunga data». Il rappresentante dell’accusa ha, inoltre, fatto riferimento al procedimento di Siena dove Berlusconi è stato assolto insieme al pianista Danilo Mariani. «Si sono tenuti processi per casi analoghi, come a Siena per una posizione speculare a quella di Apicella, cambiava solo lo strumento musicale», ha affermato Felici. Secondo la primaria accusa, l’ex premier avrebbe pagato il cantante Apicella per indurlo a falsa testimonianza sul caso “Olgettine”.

La prima dazione di danaro sarebbe avvenuta a Roma. In totale il cantante napoletano, che avrebbe partecipato a feste organizzate ad Arcore, era accusato di aver percepito illecitamente complessivamente 157 mila euro. Il procedimento romano era lo stralcio di una indagine condotta dalla Procura di Milano e poi “spacchettato” il 29 aprile del 2016 dal gup meneghino che ha inviato gli atti, oltre che a Roma, anche a Torino, Pescara, Treviso, Monza e Siena per competenza territoriale. «È una sentenza ineccepibile, non c’era assolutamente alcuna prova di accordi corruttivi e la formula assolutoria perché il fatto non sussiste parla da sola», ha commentato l’avvocato di Berlusconi, Franco Coppi, lasciando gli uffici del tribunale di Piazzale Clodio. Pochi minuti dopo la sentenza sono arrivati i commenti di diversi esponenti di Forza Italia, a cominciare dai ministri. « È una buona notizia per tutti, non avevamo dubbi sulla sua innocenza», dice il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. La ministra dell’Università Anna Maria Bernini esprime «gioia e soddisfazione». «Una grande vittoria» anche per il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, secondo il quale «il verdetto mette nero su bianco la parola fine ad un torto che durava da troppo tempo. Giustizia è fatta ma non sarà mai abbastanza. Al presidente va il mio augurio affettuoso ». Per i capogruppo di Camera e Senato, Alessando Cattaneo e Licia Ronzulli, l’assoluzione «ristabilisce la verità dei fatti». E Maurizio Gasparri chiede: «Ora chi chiederà scusa?».

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