giovedì 22 dicembre 2022
Nella città di tanti artisti italiani si è privilegiato una canzone straniera che, per parlare dello “spirito del Natale”, immagine un mondo senza religione e nega l’esistenza del Paradiso
Bologna "immagina" un Natale senza religione
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«Immagina che non ci sia il Paradiso», «immagina che non ci sia neanche la religione». Queste scritte enormi, in inglese, sono state installate a pochi metri dalla Basilica di San Petronio, a Bologna.

Sono le nuove luminarie di via D’Azeglio dedicate, come ormai da qualche anno, a una canzone. E se si era partiti da Lucio Dalla – che abitava proprio in questa strada – per proseguire poi con altri artisti bolognesi come Cesare Cremonini e Raffaella Carrà, per il 2022 è stato scelto John Lennon e la sua « Imagine». «Un inno alla pace», così lo ha definito il sindaco Matteo Lepore, al quale evidentemente non appare una stonatura la scelta di quelle parole, al punto che il Comune figura come di consueto tra i sostenitori dell’iniziativa promossa dal consorzio di commercianti della via.

Certo, c’eravamo abituati da tempo a vedere il Natale spogliato delle sue origini religiose: in messaggi consumistici, nell’ormai classica e stravagante ostilità di qualche scuola nei confronti del presepe. E perfino in Google, il motore di ricerca più famoso al mondo, che non è nuovo sul proprio sito a ricordarci che sono in arrivo le «festività stagionali», perché è evidentemente allergico alla parola «Natale». «Non ha senso fare festa senza il festeggiato», ripeteva spesso il cardinale Biffi.

Un Natale antireligioso, vicinanza alla Basilica a parte, ancora mancava. Ma per gli organizzatori « Imagine» è semplicemente un «messaggio di solidarietà tra i popoli», come annunciato dal Comune di Bologna nelle sue pagine social; stesso discorso per il Consorzio di via D’Azeglio per il quale l’installazione luminosa è pronta «a spronare riflessioni che non riguardino solo il conflitto tra Ucraina e Russia ma con l’attenzione rivolta a tutte le guerre e a temi sociali che “calpestiamo” con la totale indifferenza».

L’impressione è che ad essere colpiti dall’indifferenza, senza alcuna cattiveria ma con un pizzico di superficialità, siano quei bolognesi che si preparano silenziosamente a vivere la nascita di Cristo. Alcuni di loro hanno perso da poco qualche caro, e pregano sperando di incontrarlo un giorno in Paradiso, quel Paradiso del quale la canzone – e la scritta voluta dai commercianti – auspica l’inesistenza.

Certo, «Imagine» è e resterà, nella percezione di tanti, un manifesto universale di unità tra i popoli, con il suo desiderio di vedere «una fratellanza di persone», con «tutta la gente che condivide il mondo» e «vive la vita in pace». Non tutti ci leggono un messaggio antireligioso, nonostante parole abbastanza esplicite. Nel 1997, al Congresso Eucaristico di Bologna, Gianni Morandi e Barbara Cola la cantarono davanti a Giovanni Paolo II: prima nell’originale inglese, poi nell’adattamento in italiano di Gino Paoli, ma a partire dalla seconda strofa (qui sì, tagliando i riferimenti a Dio e al Paradiso). Era comunque un altro contesto, nel quale il Papa ascoltava alcuni big della musica – passò di qui anche Bob Dylan – e dialogava con i loro testi. Riprese le domande di «Blowin’ in the Wind» e disse, davanti a una folla di giovani, che solo una strada deve percorrere un uomo per potersi riconoscere uomo: Cristo. Insomma, il clima era diverso.

C’è poi un altro motivo, che sui social sta venendo fuori in modo assai più rumoroso, per il quale quelle luminarie non piacciono a tutti. Bologna è terra di nascita o di adozione di tanti cantanti (Dalla, Morandi, Vasco Rossi, Guccini e gli Stadio potrebbero essere solo l’inizio di un lungo elenco), che hanno scritto brani meravigliosi. Sembra davvero passato un secolo da quando, per la stessa iniziativa, venne proposta «Futura» di Lucio: una canzone dedicata all’attesa di una bimba («Aspettiamo senza avere paura, domani») ad accompagnare l’Avvento, un periodo di attesa di un bimbo.

L’attesa allora sarà quella di avere, per il 2023, luminarie che sappiano davvero illuminare il Natale. Il consorzio di commercianti lo fa già, a modo suo, mettendo all’asta ogni anno le installazioni e sostenendo percorsi di cura di malati oncologici. Questa sì che è una luce che brilla nel cielo di Bologna.

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