venerdì 30 novembre 2018
Bussetti: non danno fastidio. Nel Veneziano presepe vietato in alcune scuole, ad Arezzo il Comune chiede alle scuole comunali di allestirlo
Un crocifisso in un'aula di scuola, in un'immagine d'archivio (Ansa)

Un crocifisso in un'aula di scuola, in un'immagine d'archivio (Ansa)

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Esporre il crocifisso e allestire il presepe nelle scuole è lecito oppure no? Rendere obbligatori i simboli della religione cattolica nei luoghi e negli uffici pubblici contrasta con i principi costituzionali di uguaglianza dei cittadini, di libertà di religione e di laicità dello Stato? È opportuno o no? In occasione delle festività natalizie il dibattito tra i “pro” e i “contro”, che coinvolge presidi, insegnanti e famiglie, torna a infuocarsi.

Per il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: «Il Crocifisso è il simbolo della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni: non vedo che fastidio possa dare nelle nostre aule scolastiche anzi, può aiutare a far riflettere». Parlando a un incontro con i docenti e dirigenti degli istituti paritari aderenti alla Fidae, il titolare del Miur si è detto favorevole anche ai presepi nelle scuole in occasione del Natale, perché «fanno parte della nostra identità».

A proposito del Crocifisso, l’ultima pronuncia giurisdizionale è arrivata nel 2011 dalla Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo che, accogliendo un ricorso dell’Italia, ha definitivamente ritenuto legittima la sua esposizione, ribaltando così una sentenza di segno opposto della stessa Corte europea. Ma, aldilà della giurisprudenza, ad animare oggi il confronto tra favorevoli e contrari ci sono le decisioni di presidi e amministratori locali sull’esposizione nelle aule delle statuine che rappresentano la Sacra Famiglia.

Ieri il presepe è stato vietato nelle scuole di Favaro Veneto, Tessera e Dese, nel Veneziano: decisione che ha fatto scoppiare la protesta di genitori e di alcuni insegnanti di un istituto comprensivo. La preside avrebbe giustificato il “no” con la mancanza di fondi. Ma la Lega ha ricordato che la Regione Veneto ha stanziato 50mila euro proprio per allestire i presepi nelle scuole. La polemica ha travolto anche le componenti di una scuola elementare di Terni dove l’organizzazione di un presepio viventi sarebbe stata bloccata dalla dirigente scolastica «in segno di rispetto verso le altre culture». Di segno opposto, invece, la decisione dell’Amministrazione di Arezzo che ha chiesto alle scuole comunali di allestire un piccolo presepe, un invito rivolto anche agli istituti statali che vorranno aderire. «È una tradizione importante alla quale non possiamo e non vogliamo rinunciare» ha spiegato l’assessore alle Politiche scolastiche e sociali, Lucia Tanti. Su questa iniziativa, Cgil e Uil scuola hanno chiesto alla politica di «non dettare la linea». «la laicità è il principio cardine della scuola statale nel nostro Paese – ha affermato il segretario della Uil di settore, Pino Turi – e le nostre istituzioni scolastiche trovano nella Costituzione la legittimazione piena della loro autonomia e indipendenza». Anche le scuole del Trentino sono in subbuglio per le dichiarazione del presidente della Giunta provinciale, il leghista Maurizio Fugatti: «Crocifisso e presepio di Natale in tutte le scuole del territorio, perché devono essere coltivate le millenarie radici cristiane della nostra tradizione». «Se ci chiederanno di mettere (o rimettere, o mantenere) il Crocifisso nelle aule lo faremo, ma francamente non si sentiva la necessità di questa presa di posizione» hanno risposto, con freddezza, i presidi del Trentino.

Nei giorni scorsi una mozione presentata dalla Lega al Comune di Pisa impegnava il sindaco e l’assessore competente «ad attivarsi, nei limiti delle proprie competenze, affinché all’interno di ogni scuola operante sul territorio comunale, aldilà dell’ordine e del grado, sia allestito un presepe in vista delle prossime festività natalizie». Una questione che ha spaccato in due la pubblica assise e la cittadinanza.

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