sabato 18 novembre 2023
Per il giuslavorista Maurizio Del Conte, la precettazione del ministro Salvini è sproporzionata. Mentre la mobilitazione è plurisettoriale e non generale e il ricorso delle sigle al Tar è plausibile
Il professore Maurizio Del Conte

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«La legge sullo sciopero si può migliorare. Purtroppo sono stati commessi degli errori di comunicazione da parte di un po’ tutti gli attori: sindacati, Garante, mezzi di informazione e ministro Salvini. Ma soprattutto andrebbe introdotto l’obbligo di adesione preventiva da parte dei lavoratori. Come succede in Francia, in Gran Bretagna, in Germania». Lo afferma Maurizio Del Conte, professore di Diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano, presidente di Afol ed ex presidente dell’Anpal-Agenzia nazionale per le politiche attive e del lavoro.

In che senso errore di comunicazione?

Prima di tutto non era uno sciopero generale. Il Garante ha osservato che non tutte le categorie di Cgil e Uil hanno aderito e non in tutto il territorio nazionale. Semmai era uno sciopero plurisettoriale o pluriterritoriale. Quindi l’astensione dal lavoro è stata rimodulata a quattro ore. Esiste una legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, la 146/90, riformata nel 2000 in occasione del Giubileo, volta a contemperare il diritto di sciopero, che è tutelato dalla Costituzione, così come altri diritti fondamentali per i cittadini: salute, mobilità, informazione, scuola. Ogni settore ha le sue regole in funzione delle sue specificità, per esempio il diritto alla libertà di circolazione è tutelato attraverso la calendarizzazione degli scioperi e la possibilità di avere fasce orarie garantite di trasporto. Mi sembra, però, che sull’astensione di ieri si sia scatenata una polemica politica che va oltre il merito tecnico della questione.

Ma i sindacati hanno parlato di sciopero generale…

Nelle delibere della Commissione di garanzia per il diritto allo sciopero, lo sciopero generale gode di particolari tutele aggiuntive. In sostanza, si tende a consentire lo sciopero generale riducendo le tutele per gli utenti. Nel caso dei trasporti, per esempio, le delibere della Commissione di garanzia dicono che se lo sciopero è generale allora la sua durata, che nel caso in cui si tratti di sciopero normale sarebbe al massimo di quattro ore, può essere anche di 24 ore. Lo sciopero nei servizi essenziali è stato disciplinato a partire dagli anni Novanta del secolo scorso proprio per evitare gli “scioperi selvaggi”, senza preavviso. Furono gli stessi sindacati della Triplice ad appoggiare una regolamentazione anche per il proliferare delle sigle autonome.

Ci sono anche delle sanzioni?

I sindacati devono dare un preavviso di dieci giorni alla Commissione di garanzia, illustrando le pratiche dello sciopero stesso. In questo caso il Garante ha spiegato che si tratta di uno sciopero plurisettoriale e questo significa che i trasporti non possono scioperare per 24 ore, ma devono adeguarsi a un normale sciopero, garantendo quindi fasce orarie e altre tutele. Le sanzioni riguardano anche il mancato o ritardato preavviso e la cosiddetta mancata “rarefazione”, ossia scioperi troppo ravvicinati. La legge 146 prevede sanzioni disciplinari che comportano la decurtazione degli stipendi dei lavoratori. È prevista anche la revoca dei permessi sindacali o addirittura dei contributi sindacali. Queste sanzioni vanno nelle casse di un Fondo destinato alle politiche attive.

E invece sulla precettazione del ministro Salvini?

Il ministro ha compiuto un salto giuridico, che non è proporzionato ed è suscettibile di un ricorso al Tar. Salvini dice “siccome voi violate la 146, io vi precetto”. Ma la precettazione ha una causa a se stante e ben più grave della mera violazione delle procedure contenute nella legge. Prevede cioè il pericolo immediato e grave di violazione di diritti costituzionalmente tutelati o per questioni di ordine pubblico. Se, per esempio, in un pronto soccorso non si rispettano i turni e questo dà luogo al mancato presidio degli stessi, allora il ministro competente può precettare. La precettazione è un atto molto più forte della sanzione prevista dalla legge 146 perché prevede che i lavoratori si debbano presentare al lavoro e, se non lo fanno, si espongono a sanzioni economicamente molto più gravi. Come qualunque atto della pubblica amministrazione, la precettazione deve rispettare il principio di legalità nella misura in cui l’atto sia giustificato dalla necessità di prevenire un danno grave e irreparabile. Nel caso di ricorso da parte di sindacati o lavoratori, interviene un giudice. L’errore di Salvini sta nel far derivare dalla mera violazione di quanto stabilito dal Garante il fondamento dell’atto di precettazione.

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