martedì 6 ottobre 2020
Niente più multe milionarie alle Ong, si amplia il sistema di accoglienza, introducendo il regime di protezione speciale. Dopo il "caso Willy" arriva il Daspo per la movida violenta
Dal governo il nuovo Decreto immigrazione: tutte le novità

Ansa

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Il nuovo decreto legge su immigrazione e sicurezza, che manda in soffitta quelli varati dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini e introduce misure più stringenti sulle risse legate alla movida, è composto da 12 articoli.
Lo ha varato ieri il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese. Introduce, si legge in una nota, "disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifica agli articoli 131-bis e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento e di contrasto all’utilizzo distorto del web".

I PERMESSI PER ESIGENZE DI PROTEZIONE
Il provvedimento modifica la disciplina vigente in materia di requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno per esigenze di protezione del cittadino straniero, ma anche in materia di limiti all’ingresso e transito di unità navali in acque territoriali italiane, nonché di inapplicabilità della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” ad alcune fattispecie di reato.
Per quanto riguarda la protezione internazionale degli stranieri, la normativa vigente prescrive già il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini, per l’interessato, il rischio di tortura. Col decreto, a tale ipotesi si aggiunge il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti. E se ne vieta l’espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare. In tali casi, si prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per protezione speciale. Sempre in materia di condizione giuridica dello straniero, il provvedimento affronta anche il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno rilasciati per altre ragioni in quelli per lavoro: alle categorie di permessi convertibili già previste, dunque, si aggiungono quelle di protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori.

ADDIO SIPROIMI, ARRIVA IL SAI
Il provvedimento riforma il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e a chi ne sia già titolare, istituendo il nuovo “Sistema di accoglienza e integrazione” (Sai). Le attività di prima assistenza continueranno ad essere svolte nei centri governativi ordinari e straordinari. Successivamente, il Sistema si articolerà in due livelli di prestazioni: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione. Rispetto alla richiesta di cittadinanza, i cui termini massimi d'attesa erano stati aumentati dai decreti Salvini da 2 a 4 anni, il nuovo testo non li riporta alla durata di prima, ma fissa il termine a 3 anni, con una decisione di compromesso che probabilmente deluderà in parte le aspettative di molti "aspiranti italiani" con i documenti a posto e in attesa del nuovo status.

SALVATAGGI, VIA SANZIONI AMMINISTRATIVE PER LE ONG
Il testo interviene sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nel mare territoriale. Intanto prevede che, nel caso in cui ricorrano i motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico di migranti via mare, il provvedimento di divieto sia adottato, su proposta del Ministro dell’Interno, di concerto con il Ministro della Difesa e con il Ministro delle Infrastrutture, previa informazione al Presidente del Consiglio. Per le operazioni di soccorso, la disciplina di divieto non si applicherà nell’ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento ed allo Stato di bandiera e siano rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. In caso di violazione del divieto, si richiama la disciplina vigente del Codice della navigazione, che prevede la reclusione fino a due anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro. Sono pertanto eliminate le sanzioni amministrative, introdotte in precedenza, ma restano quelle penali.

DASPO ANTI MOVIDA VIOLENTA
Su un altro fronte, il decreto introduce norme che rafforzano i dispositivi a garanzia della sicurezza pubblica, col divieto di ingresso nei pubblici esercizi e nei locali di pubblico trattenimento o nelle loro adiacenze, ma anche con una stretta nel contrasto allo spaccio di stupefacenti attraverso siti web.
Viene rafforzato il cosiddetto “Daspo urbano”, rendendo possibile per il Questore l’applicazione del divieto di accesso nei locali pubblici anche nei confronti dei soggetti che abbiano riportato una o più denunce o una condanna non definitiva, negli ultimi tre anni, relativamente alla vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope. In caso di violazione del divieto, c'è la reclusione da sei mesi a due anni e la multa da 8.000 a 20.000 euro.
Su Internet si estende il meccanismo dell’oscuramento, già utilizzato per il contrasto alla pedopornografia online, a quei siti che, sulla base di elementi oggettivi, si ritengano utilizzati per la commissione di reati in materia di stupefacenti.
Rispetto alla norma Willy (come è stata ribattezzata dai media in riferimento all'uccisione del giovane Willy Duarte a Colleferro), si inaspriscono le pene per i soggetti coinvolti in risse, prevedendo che, qualora qualcuno resti ucciso o riporti lesioni personali, anche la sola partecipazione alla stessa sia punibile con la reclusione da sei mesi a sei anni.

CARCERI E DETENUTI
Sono previste, altresì, disposizioni per rendere più efficace l’esercizio delle attività del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Si stabilisce, infine, un rafforzamento delle sanzioni applicate in caso di comunicazioni dei detenuti sottoposti alle restrizioni di cui all’articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975 e si prevede una nuova fattispecie di reato che sanziona chi introduce o detiene all’interno di istituti penitenziari telefoni cellulari o dispositivi mobili di comunicazione.

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