giovedì 5 novembre 2020
Nato nel Casertano, 74 anni, era ricoverato da più di un mese all'ospedale di Latina. Era vicario generale di Sessa Aurunca. Sabato 7 novembre i funerali
Don Franco Alfieri

Don Franco Alfieri - .

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Una vita dedicata agli ultimi, ai più fragili e dimenticati, ai giovani. È stata quella di don Franco Alfieri, vicario generale della diocesi di Sessa Aurunca e parroco-rettore del Santuario di S. Maria Incaldana a Mondragone, morto il 4 novembre per Coronavirus nell'ospedale di Latina dove era ricoverato da più di un mese. Don Franco, nato a Nocelleto di Carinola (Caserta) il 6 ottobre 1946, era stato ordinato sacerdote il 14 agosto 1971. Proprio quel giorno, nel "ricordino", aveva voluto scrivere quello che poi è stata la sua vita. "Concedimi, Signore, di passare nel mondo a porte spalancate, con la mia casa interamente vuota, disponibile, accogliente". Così era stato soprattutto come parroco di San Rufino a Mondragone. Prete dei giovani, prete anche scomodo, che non taceva contro la camorra e il dramma dei rifiuti, ben prima che si conoscesse la Terra dei fuochi. Protagonista di tante iniziative al fianco dell'allora vescovo, Raffaele Nogaro. Denunciava, e ha denunciato fino all'ultimo, trafficanti e sfruttatori. Gli bruciarono l'auto e, ora, quando si è saputo della sua malattia, qualcuno sui social ha voluto volgarmente ironizzare.

Appassionato di poesia, don Franco aveva dedicato all'epidemia l'ultimo suo libro "Virus, un mistero tenebroso", e aveva passato l'estate regalandolo sulle spiagge di Mondragone. Una, intitolata "Partendo", così si chiude "Sarò giovane compagno di una stella che già spenta rinnova il suo dono per ciò che ogni giorno ricomincia. Vi invito alla marina ove si scioglie la vela della vita di chi, per gratuità, lasciò mutarsi in offertorio". Lo avevamo incontrato due anni fa nelle nostra inchiesta sul caporalato, nella tappa dedicata alla comunità bulgara, sfruttata sui campi e anche sul lungomare, con la terribile vicenda dei minori comprati sessualmente. Don Franco aveva usato, come sempre, parole forti e chiare, contro i cittadini che "per lucro" o peggio, approfittavano di queste persone. Avrebbe voluto trasferirsi, "almeno per sei mesi", a Gerusalemme. Non c'è riuscito e ora, leggendo i tanti commenti sui social, lascia un grande vuoto. "La sua preziosa testimonianza presbiterale e pastorale ha segnato generosamente il cammino di questa nostra Chiesa locale", si legge in una nota della Diocesi. I funerali si celebreranno sabato 7 novembre alle ore 18 presso la Basilica dell’Incaldana. Presiederà il vescovo, monsignor Orazio Francesco Piazza, in modalità contingentata e in diretta streaming.

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