domenica 19 aprile 2020
Regolarizzazione subito, per l’interesse nazionale e per combattere sfruttamento e lavoro nero
Regolarizzazione, la società civile scende in campo
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Regolarizzazione subito, per l’interesse nazionale e per combattere sfruttamento e lavoro nero. In Italia le principali organizzazioni della società civile, Acli e Arci – protagoniste della campagna “Ero straniero” – dopo le indiscrezioni su una bozza di “sanatoria” in arrivo premono perché il governo si muova. Intanto la società civile organizzata si mobilita in tutta l’Ue con un appello a Bruxelles per regolarizzare i migranti sfruttati nelle campagne. In Italia la nota di “Ero straniero” diramata ieri chiede un segnale al governo. «La regolarizzazione non è più procrastinabile.

Agli italiani farebbe comodo per due ragioni – sottolinea Antonio Russo, responsabile immigrazione delle Acli –, la prima è la necessità di scongiurare una emergenza alimentare. I lavoratori stranieri del comparto sono 350mila circa, un quarto della forza lavoro. Prima del coronavirus avevamo bisogno di manopodera, figuriamoci ora che i comunitari se ne sono andati. l produttori hanno lanciato l’allarme. Un rialzo dei prezzi penalizzerebbe i più poveri.

La seconda è che la regolarizzazione dei lavoratori in nero da anni in Italia, in condizioni spesso drammatiche, consentirebbe di controllarne la salute». Russo, foggiano, conosce le condizioni durissime di lavoro e di vita nei campi e nei ghetti della Capitanata come del resto del Mezzogiorno. «Partiamo da chi può dimostrare di avere un rapporto di lavoro. Il sommerso ingrassa le mafie e i caporali. Abbiamo bisogno di ricominciare in un Paese normale».

Acli e Arci hanno sportelli dove quotidianamente si rivolgono stranieri regolari e non. Per il responsabile immigrazione dell’Arci Filippo Miraglia «un provvedimento di emersione sarebbe una operazione importante per il gettito fiscale». Ma non solo in agricoltura. «Sono molti altri i settori della nostra economia che necessitano di un intervento di questo tipo, dalla logistica alla ristorazione, dalla pesca al lavoro domestico e ai servizi di cura.

Centinaia di migliaia di colf e badanti si occupano dei nostri anziani e sono per lo più straniere senza documenti. Andrebbero poi ampliate le tipologie di contratto di lavoro emettibili con la procedura di emersione, senza il limite del tempo determinato, senza imporre contributi onerosi non sostenibili da parte di lavoratore e datore di lavoro. Troppe condizioni generano corruzione. Sarebbe assurdo escludere chi ha avuto l’espulsione, che non riguarda necessariamente la condotta. Un provvedimento limitato nel tempo e a determinati settori non andrebbe a intaccare il grosso dell’irregolarità e non contribuirebbe a combattere il nero. Il governo vada fino in fondo, è un provvedimento utile all’Italia in un momento difficile.

Gli odiatori di professione attaccheranno comunque». Il movimento per la regolarizzazione è ormai continentale. Un appello siglato da Caritas Europa, da Ong impegnate nei ghetti come Intersos, dai produttori di Slow food, i giuristi di Asgi e Picum, che tutela i lavoratori senza permesso si rivolge alle istituzioni dell’Ue. «La carenza di manodopera dimostra che l’agricoltura europea dipende in larga misura dai migranti, molti privi di documenti, che raccolgono la nostra frutta e gli ortaggi, si occupano del confezionamento e la lavorazione dei nostri alimenti», dice il testo, rilevando come il settore agricolo nel continente sia «rovinato da salari estremamente bassi, da un’alta percentuale di lavoro sommerso e cattive condizioni di lavoro.

Migliaia di lavoratori agricoli migranti – sia cittadini dell’Ue che di Paesi terzi – vivono in baracche e insediamenti in cui è impossibile osservare le distanze fisiche e la pandemia potrebbe avere effetti devastanti. Nei campi e in molti impianti di trasformazione alimentare, i lavoratori sono a stretto contatto senza dispositivi di protezione». Quindi la richiesta di affrontare la situazione difficile mobilitando finanziamenti supplementari per garantire alloggi dignitosi, accesso all’acqua, dispositivi di protezione per i lavoratori dei campi e negli impianti di trasformazione. Si chiede infine il permesso per migranti e rifugiati privi di documenti e la proroga di quelli in scadenza.

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