mercoledì 29 gennaio 2020
Primi risultati incoraggianti sulla stimolazione transcranica utilizzata su 160 pazienti. «Ma ancora non è riconosciuta dal Sistema sanitario». La storia di Antonio: così sono riuscito a rinascere.
L'esterno di una sala scommesse

L'esterno di una sala scommesse - Ansa/Ciro Fusco

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ata circa vent'anni fa per curare gravi forme di depressione farmaco-resistente, la stimolazione magnetica transcranica (Tms) è utilizzata con efficacia anche nel trattamento delle dipendenze patologiche. In Italia è stata introdotta con questo scopo soltanto nel 2016, ma i risultati ottenuti finora, in particolar modo per la cura dell'azzardopatia, sono incoraggianti. Il centro "La promessa" di Roma ha avviato una sperimentazione tre anni fa, inserendo la terapia in un protocollo multidisciplinare per il trattamento delle persone dipendenti da sostanze e dal gioco. E i numeri sono sorprendenti.
«Su un gruppo di circa 150-160 pazienti abbiamo riscontrato una media del 75% di recupero – spiega il dottor Fabrizio Fanella, psicologo, direttore sanitario del centro e membro dell'Osservatorio regionale del Lazio per la prevenzione delle ludopatie –. Una percentuale molto alta, considerando che la terapia dura in genere tre mesi, anche se e a volte viene mantenuta fino sei mesi o anche a un anno. Funziona molto bene per l'azzardo, perché non c'è dipendenza chimica, solo comportamentale, e quindi non servono farmaci a sostegno del trattamento». Fanella è uno dei massimi esperti italiani nel campo delle dipendenze patologiche. Lo scorso ottobre, assieme ad altri, ha pubblicato uno studio sull'efficacia della Tms nel trattamento per l'azzardopatia su una delle riviste mediche più influenti del settore, European addiction research, e al momento sta elaborando un progetto con la Asl di Roma e la Regione Lazio per somministrare gratuitamente la terapia a un campione di pazienti.
«L'Istituto superiore di sanità ha riconosciuto la dipendenza dal gioco come vera e propria emergenza sanitaria nazionale – ricorda il direttore sanitario de "La Pomessa" –, per questo ci auguriamo che venga inserita nel Sistema sanitario nazionale». In Italia sono 1 milione e 400mila i "giocatori" definiti problematici e il nostro Paese detiene primato europeo per quanto riguarda il tasso di slot machine per abitante (una ogni 151 cittadini). Senza contare la preoccupante crescita del numero di giovani e giovanissimi che ogni anno si avvicinano alle scommesse (400mila i bambini tra i 7 e i 9 anni che hanno "giocato" almeno una volta).
Ma come funziona la Tms? La stimolazione si effettua tramite un macchinario che emette onde magnetiche non nocive per l'uomo, posizionando una bobina a sfioramento sul lato sinistro della fronte del paziente. «La bobina viene applicata in corrispondenza del circuito sottocorticale che regola il sistema della gratificazione e del piacere stimolando la dopamina – prosegue Fanella –. Tutte le dipendenze patologiche attivano quel sistema in modo sregolato: è come se lo facessero lavorare a mille anziché a dieci. Le onde magnetiche sono in grado di riportare il sistema allo stato originale, favorendone il corretto funzionamento». In genere i pazienti cominciano ad avvertire un cambiamento molto presto e già a metà della seconda settimana di trattamento registrano un calo della compulsione. Le sedute avvengono ogni giorno durante le prime settimane, poi si prosegue diminuendo la frequenza.
La terapia ha un costo di circa 4mila euro, che al momento sono a carico del paziente perché la Tms, pur essendo riconosciuta ed approvata dalla Food and Drug Administration (Fda) e dall'Unione europea, non rientra tra i trattamenti convenzionati con il Sistema sanitario nazionale. D'altro canto c'è una grossa letteratura medica sul suo utilizzo, nutrita da centinaia di lavori negli ultimi 3-4 anni, e i centri specializzati che operano in Italia non sono pochi, anche se sull'onda del successo del macchinario ne stanno nascendo diversi non sempre in grado di offrire l'esperienza necessaria per la presa in carico di pazienti con dipendenze patologiche.Resta poi il problema legato alla specificità della dipendenza dall'azzardo, rispetto alla quale non esiste ancora un protocollo sanitario nazionale dedicato: «Andrà costruito con l'esperienza clinica, ma ci vorrà ancora del tempo – conclude Fanella –. Ci auguriamo che una volta definito, contempli anche la terapia Tms».

La storia

Antonio lavorava nello studio legale del padre, assieme alla moglie. Alle spalle una dipendenza da cocaina. «Un giorno mi sono ritrovato 5 euro in tasca e ho deciso di giocarmi un biglietto», una scommessa sulle partite di calcio. Per molti una questione di abilità, più che di azzardopatia. All’inizio era così anche per Antonio: «Per mia sfortuna ho vinto 800 euro e ci ho preso subito gusto. Mi sentivo un fenomeno. Uno che capiva di calcio più degli altri. Per me giocare alle macchinette era una cosa stupida – racconta –. Puntavo soprattutto sulle scommesse live. All’inizio scommettevo 5-10 euro, poi sono passato a 100 euro. Alla fine sono arrivato a spendere anche 600-700 euro al giorno. In sette anni ho perso almeno 380mila euro». La giornata di Antonio iniziava molto presto, subito dopo aver accompagnato i figli a scuola: «Alle 8 e mezza ero già in ufficio per studiare le partite del giorno. Poi iniziavo a scommettere su un sito dove avevo registrato la carta di credito e potevo caricare tutti i soldi che volevo. Andavo avanti fino a tardi e la sera ero assalito dal rimorso. Pensavo a come rimediare ai danni fatti. La mia non era vita, ero un morto che camminava». Per avere soldi da scommettere Antonio ha iniziato a organizzare piccole truffe, a firmare assegni falsi e a contrarre debiti con amici e conoscenti. Il padre si è visto costretto a licenziarlo per salvaguardare il suo studio e le altre persone impiegate. La moglie lo ha messo di fronte a una scelta: il gioco o la famiglia.

Da lì è iniziata la risalita, grazie ai Giocatori anonimi e poi al centro 'La promessa', con il trattamento Tms (di cui si parla nell’articolo sotto, ndr). Antonio ha ripreso a lavorare dal padre dopo un contratto di prova e ora può dedicarsi alla famiglia: «Adesso è iniziata la vita vera, ma è molto più dura di prima perché ho accettato le mie responsabilità. Oggi giro con pochi euro in tasca per le sigarette e lo stipendio lo consegno direttamente a mia moglie. La Tms mi ha aiutato moltissimo, mi ha tolto il pensiero compulsivo, ma senza la volontà e un percorso di supporto è impossibile farcela. Non basta una macchinetta in testa per sconfiggere una dipendenza».



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