domenica 23 ottobre 2016
Il vescovo di Cassano all'Jonio apre le porte del seminario a 42 minori, profughi, appena sbarcati. «La struttura sarebbe stata vuota fino alla prossima estate».
Calabria, così la diocesi accoglie i bimbi migranti
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È la telefonata che speri non arrivi perché non puoi rispondere: 'Non posso'. Giunge venerdì 7 ottobre alle 7.25: «Domani mattina ci sarà uno sbarco con circa 500 profughi, di cui almeno 60 minori. Non sappiamo dove sbattere la testa per i piccoli, non ci sono strutture né disponibilità. Ci date una mano?».Sono i servizi sociali di Corigliano Calabro e la prefettura di Cosenza. La diocesi risponde presente: «Abbiamo già sistemato i 15 ragazzi giunti in precedenza in strutture di seconda accoglienza. Se non emergono altre possibilità, altrettanti li porteremo a Francavilla Marittima. Vedremo come fare per sistemarli». Ma non basta: «No. Vi chiediamo uno sforzo più grande. Non lasciateci soli in questo momento, non ce la facciamo, servono più posti». Si cerca il possibile ma non si trova granché. E il bisogno resta, anzi diventa urgenza. Alle 19 il vescovo Francesco Savino  rompe gli indugi, richiama le parole del Santo Padre e s’abbandona nelle braccia della Misericordia: «Usiamo il seminario di Mormanno che non avrà ospiti fino alla prossima estate». Basta uno squillo a Marco Leone, Francesca De Leo, Rita Faillace e agli altri volontari tornati a casa da poco, dopo avere sistemato un altro gruppo. «Ci siamo, siamo disponibili», rispondono senza esitare dando voce, corpo e braccia alla Chiesa ospedale da campo, al Vangelo che si fa vita. Il mattino seguente, mentre Maria Domenica Mainieri resta a Mormanno per preparare le stanze, Raffaele Bloise, Antonio Iorfida, Angela De Angelis e Stefano Prisco raggiungono il porto di Corigliano per prendere in carico i 28 migranti concordati. Ma una delle strutture individuate fa mancare il suo appoggio, quindi il numero di quanti hanno bisogno d’un tetto, un pasto e soprattutto un sorriso, lievita a 40. Il vescovo non esita: «Se ce la fate riempite il seminario». Alla fine a Mormanno giungono in 42: 40 eritrei e 2 somali.Oltre ai volontari li accolgono cittadini che hanno saputo e sono venuti a dare una mano. Più d’uno scoppia in lacrime solo a vederli, riconoscendo nei loro visi il volto della miseria, del terrore, del bisogno d’aiuto. Ai piedi calzano ciabatte di plastica malandate, indossano magliette al limite. Dopo le prime cure, solo mezz’ora dopo mezzanotte ci si siede a tavola. È tardi, ma non mangiano da tre giorni. Il più piccolo dei 42 prima di toccare cibo, con timidezza, quasi di nascosto, accenna un segno di croce. Raffaele Bloise si avvicina e lo fa anche lui. E sussurra: «Non avere paura, siamo sulla stessa strada: io, guardando te, riconosco il volto di Cristo come fai tu fissando me. Tramite le persone che stanno lavorando per accogliervi, si rendono evidenti le parole di Papa Francesco: 'Non si amano i concetti né un’idea. Si amano le persone». Solo partendo da qui riconosci che chi ti sta accanto o incontri per strada non è un nemico da combattere, ma un fratello da accogliere'.  L’indomani il risveglio è pesante, sia per la mancanza di tempo sufficiente al riposo, sia per i primi commenti non positivi sull’accoglienza ai minori stranieri. C’è chi vive innalzando muri e chi cerca di costruire ponti. Per tanti di noi non è scontato l’esito dell’accoglienza di questi amici, come misurarsi con il 'problema dell’immigrazione'. Significa fare i conti con una presenza nuova che porta problemi e sacrifici ma pure sorprese, opportunità e ricchezze. Una presenza che sfida ciascuno ad andare al fondo della propria identità personale e di popolo, a riscoprire le ragioni che tengono in piedi l’esistenza, a chiedersi cosa alimenta la speranza di una vita migliore cui tutti aspiriamo. Per questo: benvenuti a Mormanno, Amici somali ed eritrei. «Grazie al sindaco che ha subito detto 'Sì, non ci sono problemi'. Grazie, amico vescovo, don Francesco, per il coraggio che hai avuto nell’aprire le porte della tua Chiesa e perché hai voluto che la Casa d’accoglienza per minori sia chiamata 'Stella del Mattino' », sottolineano a voce unica tutti i protagonisti di queste ennesima, bella, storia di accoglienza, solidarietà, testimonianza cristiana.
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