sabato 23 febbraio 2019
Il presidente del Tribunale dei minori rivela: mi scrivono anche dal 41bis In carcere i protagonisti della fiction Rai
Il grazie dei boss al giudice: «Aiuta i nostri figli»
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«Date la possibilità ai vostri figli di scegliere una vita diversa dalla vostra». Non usa giri di parole Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria. Ad ascoltarlo, mercoledì sera nel salone della Casa circondariale 'Giuseppe Panzera' della Città sullo Stretto, ci sono i detenuti di massima sicurezza del carcere reggino. Sono 'uomini d’onore', affiliati alla ’ndrangheta e alcuni sono padri che hanno visto i propri figli allontanati da un provvedimento firmato dal loro interlocutore. L’iniziativa è stata promossa da Libera, Centro comunitario Agape e la rete delle Alleanze Educative.

Un confronto, a carte scoperte. «Non è vero che non c’è scelta per colpa della famiglia di origine, i ragazzi sono 'costretti' dallo Stato che gli fa terra bruciata attorno», ribatte uno dei detenuti. «C’è un costo emotivo altissimo in quello che faccio – ha spiegato Di Bella – ma non potete immaginare la frustrazione di ritrovare a dover giudicare i figli o i nipoti di persone che in precedenza erano già passate dal mio ufficio per reati simili». Una cosa è certa, la fama di 'confiscatore di figli' che per i primi anni ha accompagnato il presidente del Tribunale per i minorenni negli ambienti delle cosche, sta iniziando a umanizzarsi. «Lei non ha paura di essere lasciato solo?», domanda un esponente mafioso che sta scontando la sua pena in carcere provando ad incalzare Di Bella: «Quale altra istituzione sta adempiendo realmente al suo ruolo come fa lei?». La logica della delegittimazione rimane nei cliché dialettici della ’ndrangheta.

Ma anche su questo il giudice messinese ha pochi dubbi: «Bisogna tutelare i ragazzi, alleggerire le loro spalle dall’eredità schiacciante che si trovano a sopportare. Anche voi volete che i vostri figli siano liberi di scegliere». A riprova di ciò sono le decine di lettere in cui diversi detenuti (anche del 41 bis) chiedono a Di Bella di intervenire per 'salvare' quei ragazzi dal destino apparentemente segnato. Succede anche di più: «Mi stanno scrivendo semplici detenuti e perfino boss al 41 bis. 'Giudice, la ringrazio – dicono –. Prosegua nella strada che ha intrapreso per i nostri figli, avessi avuto io la stessa opportunità che sta fornendo ai miei ragazzi forse non mi troverei nel luogo di sofferenza in cui sono ora» ha raccontato Di Bella.

Accanto a lui, sono entrati nel 'limbo' carcerario anche due degli attori protagonisti del cast di 'Liberi di Scegliere', la fiction andata in onda su RaiUno lo scorso 22 gennaio diretta da Giacomo Campiotti e che ha fatto conoscere al grande pubblico il protocollo che prevede la sospensione della responsabilità genitoriale delle famiglie mafiose. Si tratta di Francesco Colella e Saverio Malara, artisti calabresi, che hanno voluto spiegare come la serie-tv sia di segno opposto rispetto a quelle che mitizzano il crimine, avallando la 'seduzione criminale' che i clan esercitano nel controllo capillare dei territori. Per fronteggiare questa emorragia valoriale, negli anni sono stati 60 i minori entrati nel progetto del Tribunale dei minorenni, di cui 40 sono stati allontanati dalla Calabria.

Proprio nelle ore in cui quasi 600 studenti di Reggio Calabria (con un’attività parallela a quella di Di Bella in carcere) toccavano con mano il dramma dei figli di ’ndrangheta, il web 'partoriva' una canzone trap (il genere musicale più in voga tra gli adolescenti) di Glock21, al secolo Domenico Bellocco, nipote e cugino di ’ndranghetisti dell’omonima famiglia che controlla Rosarno e, assieme ai Pesce, ai Piromalli, ai Molè, l’intera Piana di Gioia Tauro e buona parte del narcotraffico internazionale. Il brano è zeppo di riferimenti al presunto lusso vissuto da questi ragazzi, alla vita «in strada coi miei fratelli» e ai tradimenti dei «finti amici ». Una canzone della 'malavita' che ha come set palazzoni e strade sterrate appena fuori dal centro di Rosarno.

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