giovedì 31 ottobre 2013
Una folla commossa ha salutato il giovane omosessuale morto suicida e si è stretta attorno alla sua famiglia. Il parroco: «Pensiamo a quanta sofferenza aveva dentro. Impariamo con umiltà ad amare bene, a guardare oltre alla corazza».
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Un lungo applauso e il volo in cielo di decine di palloncini. È stata salutata così, all'uscita dalla chiesa gremita di San Giustino, nel quartiere Alessandrino, la bara bianca contenente il corpo di Simone D., il  21enne omosessuale morto suicida a Roma nella notte tra sabato e domenica.
Durante la messa il padre di Simone ha letto, dietro l'altare e abbracciando la figlia, una lettera per ricordare il giovane, introdotta dalla favola del brutto anatroccolo "perseguitato e insultato da tutti e che per questo decide di andare via.  "Chi è bersaglio della società - ha detto - ha bisogno di avere fiducia in sé stesso e saper chiedere aiuto".
"Faccio difficoltà a capire cose come queste - ha esordito all'omelia un commosso don Stefano -. La voglia di Simone di diventare infermiere per aiutare gli altri, il suo amore per la sorella, per i genitori, per il nonno da una parte. La disperazione di non essere capito e aiutato dall'altra. C'è difficoltà anche a predicare le parole di Dio in queste occasioni"."Il vostro dolore è incommensurabile - ha detto il parroco rivolgendosi ai genitori - ma abbiate fiducia che Dio non è lontano, è qui. Facciamoci aiutare dalla sua parola". "Siete anche voi sulla croce con Gesu Cristo - ha proseguito don Stefano -. Lui lì ha gridato verso il Padre 'perché mi hai abbandonato', è morto straziato ma il Padre l'ha ascoltato e fatto risorgere. Ed è risorto anche per tutti noi. Noi con lui siamo nella vita eterna, siamo sempre con il Padre, con il suo amore. Ci ritroveremo un giorno e avremo sempe i nostri cari vicino". "Questa morte, questa disperazione, sono già vinte - ha tuonato don Stefano -. Forza, dai, coraggio. Non siamo stati capaci di sostenere a sufficienza Simone in vita, facciamolo ora con la fede". "Pensiamo a quanta sofferenza aveva dentro - ha concluso il parroco - tanta da non riuscire ad affrontare le lotte quotidiane, nonostante il grande amore della sua famiglia che conoscendo il suo disagio gli stava accanto".
"Impariamo con umiltà ad amare bene, a guardare oltre alla corazza. Scusaci, Signore, per non aver capito. Diciamo comunque grazie per la vita di Simone. Siamo qui, Simone, a pregare per te. Sono convinto che il Signore ha preso nel tuo tragico volo la tua anima per amarti e consolarti. Il Signore t'ha aperto le porte del paradiso, te lo ha offerto nonostante questo tuo gesto che noi non riusciamo a capire".
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