sabato 12 agosto 2023
Un messaggio del cardinale Zuppi, per il rapporto personale che aveva con la scrittrice: «“Capirà” pienamente quello che cercava con tutta se stessa e troverà tutte le risposte. La affidiamo a Dio»
Il feretro di Michela Murgia viene portato fuori da Santa Maria in Montesanto, la chiesa degli artisti, al termine della celebrazione funebre

Il feretro di Michela Murgia viene portato fuori da Santa Maria in Montesanto, la chiesa degli artisti, al termine della celebrazione funebre - Ansa

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Niente fiori, viene rimandata indietro anche una corona del Comune di Roma. E sulla bara c’è un cuscino con peperoncini, carciofi e piante selvatiche. Il funerale di Michela Murgia inizia assai prima delle 15 e 30. Quando, ad esempio, già alle 14 le prime persone sono davanti alla chiesa degli artisti, in piazza del Popolo, ad aspettare che arrivi, alle 14 e 48, accolta da un applauso lungo due o tre minuti.

Dentro ci sono i familiari della scrittrice, c’è la segretaria Pd, Elly Schlein, Roberto Saviano, Paolo Virzì, ci sono Francesca Pascale e Paola Turci, infine fuori le persone alcune centinaia, che all’uscita del feretro (portato a spalla dai familiari e da Saviano) canteranno fra qualche lacrima “Bella ciao” e applaudiranno ancora. Molti non riusciranno a entrare nella piccola chiesa (come diversi giornalisti). Qualcuno avrà qualche leggero malore per il caldo, qualcun altro si lamenterà perché «le istituzioni non hanno voluto omaggiarla - dice una giovane napoletana arrivata con sua madre -, ma non ci siamo fatti scoraggiare e siamo qui». Una studentessa venuta da Bologna rincara: «Mancano le forze dell’ordine, la sicurezza, un presidio medico, è dovuta svenire una persona per avere un’autoambulanza».

Una giovanissima che è con la madre indossa una maglietta con la scritta God save the queer, la stessa che Michela Murgia aveva sul suo abito di nozze. La Capitale, tutt’intorno, è semideserta e davvero accaldata.

Don Walter Insero, nella sua omelia, dice subito che «Michela è nell'Oltre, la sua anima è in viaggio verso il Padre, non verso il nulla». Poi si rivolge a tutti e la chiesa è piena: «Vi invito ad accogliere la testimonianza di fede che Michela ha rappresentato nel momento della malattia, della sofferenza dura che ha vissuto». E ancora: «Ci ha lasciato la testimonianza che è possibile amare nel dolore, è possibile salutare tutti e riconciliarsi con tutti».

Il sacerdote lo ricorda, poi: «I canti che ascoltiamo oggi, con i quali preghiamo, sono quelli della sua giovinezza, quando impegnata nell’Azione Cattolica si è messa al servizio degli altri». Un impegno della scrittrice anche attraverso «l’amore per la Scrittura e la teologia, che è proprio lo studio e il commento della Scrittura, e con l'insegnamento della religione».

Così, conclude don Insero, «chi ha avuto il regalo dalla Provvidenza di poter condividere con lei gli ultimi momenti, ha visto una donna affidarsi a Dio, una donna che non ha mai avuto timore di manifestare la sua fede».

E aprendo la celebrazione funebre, don Insero aveva subito letto un messaggio che il presidente della Cei ha voluto inviare per il rapporto personale con la scrittrice: «”Fai il meglio che sai”, mi aveva scritto ancora pochi giorni fa sostenendo la mia missione di pace» sottolinea il cardinale Matteo Zuppi. E va avanti: «Michela alla fine, che è il suo inizio, “capirà” pienamente quello che cercava con tutta se stessa e troverà tutte le risposte. La affidiamo a Dio».

Poi a Saviano, al termine del funerale, viene chiesto un ricordo personale di Michela Murgia: «Il modo in cui ha affrontato gli ultimi giorni - racconta -. Non ha mai smesso di essere felice. Ha scelto da che parte stare e questo per lei era il modo di essere felice».


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