martedì 9 gennaio 2024
Il parroco, don Angelo Sgobbi, annulla la programmazione dopo le proteste: pessimo gusto. Ma cosa dicono le recensioni? Per cinematografo.it è banale, non blasfemo
Scena tratta dal trailer di Santocielo diretto da Francesco Amato

Scena tratta dal trailer di Santocielo diretto da Francesco Amato - BeyPolite (screenshot autoprodotto) / Wikipedia

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Un altro Vangelo, un nuovo Messia che rimedi agli errori dell'umanità, in un Paradiso in cui democraticamente "uno vale uno". È questa la premessa di Santocielo, ultimo film della coppia Ficarra e Picone, uscito il 14 dicembre e distribuito da Medusa. Una pellicola che la Commissione nazionale valutazione film della Cei definisce come "complesso, superficiale-brillante, per dibattiti" e che il critico don Davide Milani sul sito cinematografo.it non reputa blasfemo ma "il vangelo del politicamente corretto".

A Cuggiono, in provincia di Milano, il parroco don Angelo Sgobbi ha deciso di annullarne la proiezione nella sala della comunità (il cinema parrocchiale) dopo la "ferma" richiesta in tal senso da parte di un parrocchiano. Lo spiega lo stesso parroco su Facebook.

Il film parla di un angelo inviato da Dio sulla terra visto che il mondo ha bisogno di un nuovo Messia. L'angelo, però, invece di toccare il grembo di una donna finisce per toccare quello di un uomo che dovrà affrontare la gravidanza.

«Sono rimasto stupito e colpito nei miei sentimenti umani e religiosi: per me il fatto della nascita del Signore Gesù dalla Vergine Maria è un motivo di fede e di gioia profonda - ha commentato il parroco nel post -. Ho trovato avvilente che si inventasse una sorta di storia parallela, con un secondo messia, con una gestazione maschile, ed altro di pessimo gusto».

Il parroco si è sentito «profondamente colpito ed offeso» nella sua «sensibilità di credente» e ha constatato che «è la stessa cosa per quelle persone che, come me, hanno una simile sensibilità, amano il Signore Gesù e soffrono per questa 'comica' sgangherata, che usa la religione in questo modo discutibile» facendo notare che questo succede «solo con la religione cristiana, con qualche altra religione sono più che prudenti».

Il sacerdote ha quindi chiesto di sostituire il film nella programmazione alle persone che gestiscono il cinema, le stesse che poi sempre sui social hanno spiegato di essersi adeguate alla richiesta «pur non condividendo totalmente le valutazioni, ma in ottica di reciproca collaborazione e rispetto dei ruoli».

LA TRAMA

«C’è malcontento in Paradiso perché l’umanità sulla Terra è difficile, crudele e problematica. Dinanzi alla prospettiva di un secondo Diluvio, alla fine si opta per l’invio di un nuovo Messia. Ad annunciarlo si offre volontario l’angelo Aristide (Picone). Una volta in Sicilia, a causa di una serie di imprevisti, l’angelo si sbaglia e invece di avvicinarsi alla donna indicata dal Cielo finisce per affidare la gravidanza a un uomo: a portare in grembo il futuro Messia sarà Nicola Balistreri (Ficarra), un professore di matematica pieno di pregiudizi, soprattutto verso le donne… ». Così racconta il film Sergio Perugini nella recensione scritta per la Commissione nazionale valutazione film della Cei. Dio è interpretato da Giovanni Storti (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo), ma è un Dio stanco e rassegnato. Serve un nuovo Messia, ma qualcosa va storto e l'incarnazione avviene nel grembo di un uomo infelice.

IL GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE CEI

«Al di là della componente di provocazione di impianto comico sui temi della famiglia e della religione, a sollevare delle perplessità su “Santocielo” è soprattutto la scrittura, il modo in cui tali tematiche vengono gestite e declinate in un film di 120 minuti. Se la partenza è nel segno dell’umorismo scoppiettante, poi l’andamento del racconto rischia di impantanarsi in una storia stiracchiata poco convincente e senza una chiara traiettoria. Il problema, nel film, è la sequela di stereotipi disseminati qua e là con poco controllo e originalità, che banalizzano il tema affrontato», scrive Perugini.

Un film nel complesso poco efficace, che vorrebbe fare dell'umorismo irriverente, gentile, ma con un "approdo incerto". «Ficarra e Picone, tuttavia, sono sempre interpreti abili e acuti, forti di una lunga e solida carriera, capaci di compensare le debolezze di un copione e di rendere brillante anche una storia claudicante, che più che di religioso sa di fantastico».

UN'ALTRA RECENSIONE

Tornando alla recensione di don Davide Milani (qui il testo completo), il film con Ficarra e Picone, per la regia di Francesco Amato, propone un quindi vangelo "secondo il politicamente corretto". «Dio non è più l’Assoluto, la verità che si rivela all’uomo ma è il terminale della tirannia dei desideri umani, tirato per la veste da preghiere improbabili e libertà reclamate. La nuova madonna è maschio, il nuovo messia che nasce è bimba, sopravvive non ad Erode ma ad un tentativo di aborto». Quella del sacerdote esperto di critica cinematografica è in realtà un'analisi teologica: non è un film blasfemo, anzi è una commedia «blandamente brillante e sempre educata (anche con i temi della fede), gentile, mossa dal desiderio di portare serenità e riconciliazione, come narra il luminoso finale pieno di speranza». I motivi per sentirsi offesi, in verità, potrebbero esserci: l'Annunciazione avviene in un fosco pub malfrequentato, la suora si innamora, ricambiata, dell'angelo annunciante, la madonna per caso è, appunto, un uomo...

Allora, qual è il punto? Il punto, secondo don Davide Milani, è che «su Dio, sull'unico Messia, sul Vangelo dell'Annunciazione, sulla Madonna, sulla Natività, persone e comunità hanno fondato l'esistenza Su quel Dio, sull’unico Messia, sul Vangelo dell’Annunciazione, sulla Madonna, sulla Natività, sulla preghiera persone e comunità hanno fondato l’esistenza. Perché questa riscrittura così banale di testi che ispirano e reggono vite solo per giungere stancamente ad affermare l’accoglienza, il rispetto, la fine del pregiudizio, la possibilità di agire non come le masse volubili ma secondo criteri propri?». In conclusione, «provateci ancora, Ficarra e Picone».

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