giovedì 17 aprile 2025
La vittima è una donna di 32 anni. Pochi giorni fa le molestie a una 11enne sempre nella cittadina veneta. A Samarate, nel Varesotto, l'ultimo femminicidio: uccisa a coltellate dal marito
Il luogo in cui è stata uccisa Teresa Stabile, a Samarate

Il luogo in cui è stata uccisa Teresa Stabile, a Samarate - ANSA

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Una donna di 32 anni sarebbe stata segregata e violentata per cinque giorni in un vecchio palazzo abbandonato nel centro di Mestre. La donna è riuscita a liberarsi e a farsi soccorrere. I sanitari hanno diagnosticato le violenze subite. I giornali locali riferiscono che un uomo, un 32enne, sarebbe stato bloccato dai Carabinieri come autore delle violenze. Il fatto sarebbe avvenuto in un palazzo inutilizzato da oltre 10 anni, diventato nel frattempo rifugio per tossicodipendenti, spacciatori e senza fissa dimora. Le forze dell'ordine grazie alle telecamere pubbliche e private della zona stanno ricostruendo le identità di quanti, in questi giorni, sono entrati abusivamente nella struttura (in gran parte murata) per valutare se vi siano responsabilità da parte di altri individui.

Sempre a Mestre nei giorni scorsi era avvenuto un altro caso drammatico. Una ragazzina di 11 anni era stata aggredita e aveva subito violenza nell'androne del suo palazzo, quando stava ormai per entrare in casa, ed era ancora al telefono con una amica che ha udito le sue grida. Per questi fatti era stato fermato un 45enne, Massimiliano Mulas, 45 anni, originario di Tempio Pausania (Sassari). Molti gli elementi indiziari raccolti dai Carabinieri a suo carico. L'uomo era stato rintracciato a Mestre la sera stessa dei fatti, sulla base di un fermo di polizia disposto dal pm Anna Andreatta. Nella fuga dalla casa dell'11enne, Mulas aveva perso il portafogli, con i documenti di identità.Nel passato di Mulas una lunga sfilza di precedenti specifici per reati sessuali. Solo in Veneto, nel 2006 , aveva già subito una condanna ad otto anni per aver tentato di violentare due studentesse in provincia di Padova.

Questi casi di violenza choc ai danni delle donne fanno seguito ai femminicidi degli ultimi giorni. Mercoledì sera una donna di 55 anni, Teresa Stabile, è stata uccisa a coltellate dal marito Vincenzo Gerardi, 57, intorno alle 19 di mercoledì sera a Samarate nel Varesotto. La coppia - con un figlio ventottenne - era in fase di separazione. L'omicidio è avvenuto in via San Giovanni Bosco, dove la moglie viveva da sola in una villetta. Secondo quanto ricostruito sinora dai carabinieri della compagnia di Busto Arsizio (Varese) e del nucleo operativo del Comando provinciale di Varese l'uomo ha atteso che la donna rincasasse dal lavoro aggredendola con un coltello da cucina non appena entrata nel cortile interno all'abitazione, quando era ancora sull'auto.

Il 57enne ha quindi cercato di fuggire. Nel frattempo è scattato l'allarme. Quanto accaduto è stato visto da un testimone, un uomo che stava portando a spasso il cane. Sul posto sono subito arrivati i mezzi di soccorso, un'ambulanza e un'automedica dalla vicina Gallarate. La donna era in arresto cardiaco, quando sono arrivati i soccorritori, che hanno cercato di rianimarla sul posto prima di portarla d'urgenza in ospedale a Legnano (in provincia di Milano) dove è morta subito dopo l'arrivo in Pronto soccorso.

Gerardi, che ha cercato di allontanarsi, è stato fermato in via Torino, non lontano dal luogo del femminicidio, con l'uso del taser perché voleva, da quanto appreso dagli investigatori, uccidersi con lo stesso coltello col quale ha assassinato la consorte.
Il 57enne è stato quindi portato in ospedale per accertamenti e poi in caserma a Busto Arsizio (Varese) a disposizione del pubblico ministero Ciro Caramore che coordina le indagini.

L'autorità giudiziaria ha disposto il sequestro dell'auto e della villetta. Sarà disposta l'autopsia sul corpo di Teresa Stabile per stabilire anche il numero dei fendenti. Girardi è stato fermato la notte stessa al termine dell'interrogatorio del pm di Turno di Busto Arsizio Ciro Camaiore. Il luogo di quest'ultimo femminicidio dista circa 500 metri da quello in cui viveva la famiglia di Alessandro Maja, che il 4 maggio 2022, uccise la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia, tentando di assassinare anche il figlio maggiore, Nicolò, unico sopravvissuto alla strage.

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