martedì 19 marzo 2024
Educare i ragazzi all’empatia e al senso di responsabilità. Contro l’indifferenza, il miglior alleato di violenti e oppressori. È la proposta di Andrea Vitello, studioso – e vittima – di bullismo
Milano: l'ingresso del Memoriale della Shoah, con la scritta “Indifferenza” a caratteri cubitali

Milano: l'ingresso del Memoriale della Shoah, con la scritta “Indifferenza” a caratteri cubitali - Ansa

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La didattica della Shoah quale risorsa per prevenire e contrastare bullismo e cyberbullismo. E educare le nuove generazioni all’empatia, al senso di responsabilità, al pensiero critico. Contro l’indifferenza e la paura che rappresentano, da sempre, il miglior alleato dei violenti e degli oppressori. È la proposta lanciata da Andrea Vitello con il libro “Il bullismo nella società”, edito da Multimage con il patrocinio di Amnesty International Italia e di Pressenza, agenzia di stampa internazionale per la pace e la non violenza.

Titolo semplice e diretto, “il bullismo nella società”. Nell’articolato sottotitolo, si precisano con chiarezza orizzonte, respiro, temi e obiettivi del volume: “Storie di razzismo, omofobia, abilismo, sessismo, mobbing, bullismo giovanile e adulto. Come prevenire e contrastare il bullismo attraverso la didattica della Shoah”. Il libro non solo intende sensibilizzare sul bullismo e scuotere le coscienze, ma anche incoraggiare la nascita di nuove leggi, più efficaci e aggiornate, e arrivare all’istituzione di una giornata europea e mondiale contro il bullismo, sia giovanile sia adulto.

Per Andrea Vitello – originario di Empoli, già autore del libro “Il nazista che salvò gli ebrei. Storie di coraggio e solidarietà in Danimarca”, edito da Le Lettere con prefazione di Moni Ovadia e postfazione di Gabriele Nissim – il bullismo non è solo o anzitutto una materia di studio. Perché Vitello, in prima persona, è stato vittima di bullismo. Come si scoprirà nella quinta e ultima parte del volume, dov’è pubblicata l’intervista al giovane studioso realizzata da Olivier Turquet, giornalista e editore di Multimage. A raccontare come il bullismo è stato per Andrea un “calvario” drammatico, patito e affrontato approdando all’impegno culturale, civile e politico.

La prima parte del libro è dedicata alla nascita del bullismo, alla sua definizione, alle sue molteplici forme. Il bullismo è inquadrato come grave violazione dei diritti umani. E ripercorrendo gli studi in materia, arriva a mettere in risalto i tre aspetti fondamentali che differenziano il bullismo da altre forme di violenza e aggressività – l’intenzionalità, la persistenza, l’asimmetria – oltre a identificare luoghi, ruoli, forme del bullismo – fino al cyberbullismo –, le dimensioni del fenomeno e le conseguenze sulla salute.

La seconda parte raccoglie storie – colte da Paesi di tutti i continenti – di persone che hanno subito il bullismo: le storie di chi è sopravvissuto – e, in alcuni casi, è riuscito ad avviare esperienze condivise di prevenzione e contrasto, come Natalie Hampton, che ha creato una app anti-bullismo – e le storie di chi, purtroppo, non ce l’ha fatta. E, come spesso succede in chi non sopravvive, è arrivato al suicidio. Come la 14enne italiana Carolina Picchio, la cui tragica vicenda non ha però lasciato al male e alla morte l’ultima parola: e questo grazie all’impegno, in particolare, di suo papà Paolo. Impegno che ha portato alla nascita di “Fondazione Carolina”, onlus dedicata al contrasto del bullismo e del cyberbullismo, e all’approvazione nel 2017 da parte del Parlamento italiano di una legge – la prima d’Europa – sul cyberbullismo.

Nella terza parte, Vitello passa in rassegna alcuni programmi anti bullismo e offre una panoramica sulla legislazione europea – abbracciando anche le normative in materia di mobbing, bullismo al lavoro tra adulti, fino ai metodi per prevenire e contrastare il mobbing – che l’autore presenta come «il bullismo degli adulti».

La quarta parte del libro – aperta da una breve premessa storica – è dedicata alla didattica della Shoah e dei Diritti umani come risorsa per la prevenzione e il contrasto del bullismo giovanile e adulto. «Ritengo che l’insegnamento della Shoah rappresenti un rimedio ai fini di prevenire e contrastare il bullismo e successivamente il bullismo adulto/mobbing – scrive Vitello –. Questo perché se la Shoah viene insegnata in tutta la sua interezza, quindi senza tralasciare nessuna categoria di vittime, non può non scuotere le coscienze di coloro che stanno ascoltando e apprendendo». Lo studio della Shoah non solo «ci può permettere di prevenire nuovi genocidi», ma «ci insegna» anche «a non restare indifferenti e ad accettare ed a convivere con le altre persone, anche se sono diverse da noi».

Il bullismo prospera non solo dove ci sono i violenti, ma anche i complici delle violenze e quanti, semplicemente, restano indifferenti. Voltano la testa dall’altra parte. Non è forse “indifferenza” la parola a caratteri cubitali scritta all’ingresso del Memoriale della Shoah di Milano? La sfida, dunque, è educare alla coscienza e allo spirito critico, all’empatia e al senso di responsabilità. All’I care, per dirla con don Lorenzo Milani. E per questo, sottolinea Vitello, risulta particolarmente prezioso «l’insegnamento morale dei Giusti tra le Nazioni». E non si abbia timore, suggerisce l’autore, a cominciare a parlare della Shoah già a bambini di cinque o sei anni – ovviamente con forme e linguaggio adatti all’età. Promuovere e diffondere la didattica della Shoah e dei diritti umani, dunque, come via non solo per affrontare alla radice la sfida del bullismo, ma per «combattere ogni forma di razzismo e xenofobia, così da promuovere un’umanità basata sulla pace e il rispetto dell’altro».

Concludono il volume la postfazione del parlamentare Devis Dori e, in appendice, la pubblicazione della “Dichiarazione universale dei diritti umani” del 1948 (commentata da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che firma anche l’introduzione). In apertura, la prefazione di Emanuele Fiano – ex parlamentare, figlio di Nedo Fiano, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau – a ricordare come l’indifferenza è il miglior alleato dei violenti. Siano quelli che abitano nelle nostre scuole e nelle nostre piazze e si accaniscono contro coetanei e più piccoli. Siano quelli che da palchi e balconi, intrecciando uso della violenza e capacità di persuasione, (mal)educano le folle alle derive del totalitarismo.

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