sabato 5 settembre 2020
Il consigliere regionale e coordinatore nazionale di Demos: «Il Pd non ha nomi. Si facciano le primarie. Raggi ha fallito, ridiamo un'anima alla città»
Paolo Ciani in una foto d'archivio durante una conferenza stampa

Paolo Ciani in una foto d'archivio durante una conferenza stampa - Ansa

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Da due anni consigliere di Democrazia solidale alla Regione Lazio, «lo hanno votato dai conventi di clausura ai centri sociali» – dicono i suoi – , conosce bene periferie urbane e umane della Capitale: Paolo Ciani, coordinatore nazionale di Demos, si candida a sindaco di Roma per il centrosinistra e si dice pronto a correre alle primarie. Una candidatura, spiega da volto storico della Comunità di Sant’Egidio, che intende «aggregare le tante realtà che non si sentono rappresentate in politica, ma non si rassegnano all’individualismo». E che si pone una mission: «Restituire alla Capitale d’Italia una visione, un ruolo internazionale, culturale, religioso (Roma è il centro della cristianità). Non solo gestione del quotidiano, insomma, ma la città deve ritrovare la sua anima».

Ne ha parlato con il segretario del Pd e presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti?
Della nostra volontà di partecipare alle primarie come Demos sì, del mio impegno personale ancora no. Attendevo le risposte dei nomi che erano usciti.

Il Pd sta cercando un nome di calibro. Lei crede che si andrà invece alle primarie?
Nomi importanti e unitivi come Enrico Letta e David Sassoli si sono tirati indietro. Ma se si tirano fuori nomi importanti e tutti dicono di no è umiliante per la città, perché si sa che governare Roma rischia di bruciarti. Io parlo con grande umiltà e senso della misura, perché se uno pensa di fare il sindaco di Roma gli tremano le vene ai polsi. Dopodiché, oggi ho 50 anni e da quando ne avevo 14 con Sant’Egidio opero nelle periferie di Roma, accanto alle varie povertà, con la vita reale, con tutte le sue gioie e bellezze e i dolori e le difficoltà. In questi anni abbiamo acquisito una grande esperienza della città e dei cittadini. E quindi penso di dovermi mettere in gioco. E dopo le varie rinunce, presumo si andrà alle primarie.

Quindi non ci saranno candidati "pesanti" del Pd?
Il nome importante va deciso insieme alla coalizione, perché il centrosinistra vince solo se resta unito. Un accordo va trovato insieme. Se non si trova, allora è bene ricorrere alle primarie.

Anche i presidenti dei municipi del Pd si sono detti pronti alle primarie.
È bene che scenda in campo chi conosce il territorio e i suoi problemi. Zingaretti due anni fa ci ha chiesto come Demos di impegnarci con una intuizione giusta: voler allargare la coalizione a mondi che non si sentivano rappresentati dai partiti, non solo in termini di destra e sinistra. E questa intuizione è stata vincente.

Ma poi lei ha trovato spazio in Regione dopo l’elezione?
Sono vicepresidente della commissione Sanità e Affari sociali, e membro della commissione Urbanistica e rifiuti e all’interno di questi ambiti sto cominciando a portare proposte nostre, come l’infermiere di famiglia, i caregiver familiari, l’assistenza agli anziani. Cose che non si ottengono in un giorno, ma stanno contagiando tutta la maggioranza. Un cammino che sta iniziando a dare i suoi frutti.

Sfiderebbe la sindaca Virginia Raggi.
Il fallimento del grande cambiamento annunciato dai 5 stelle a Roma è stata una grande frustrazione di tanti sogni e aspettative dei romani. Purtroppo non c’è stato un miglioramento tangibile in nessuno dei grandi problemi della città. Ma io vedo molta fiducia nei cittadini che vedono persone come noi direttamente impegnate a risolvere i problemi di cui parlano.

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