martedì 6 marzo 2018
La ministra della Salute eletta grazie all’uninominale a Modena. Ma il Popolo della Famiglia prende più voti di Cp
Cattolici, magri consensi alle liste centriste
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Cattolici impegnati in politica si possono individuare in gran parte delle forze politiche che hanno partecipato alla tornata elettorale. Ma i risultati che il verdetto popolare ha consegnato ieri al Paese (e al Quirinale, che dovrà cercare di quadrare un cerchio dalle mille incognite) segnano anche il sostanziale insuccesso delle liste che si presentavano esplicitamente come formazioni organizzate di cattolici: Noi con l’Italia- Udc nel centrodestra (in cui per altro la componente di orgine laica-liberale non era secondaria); Civica Popolare di Beatrice Lorenzin, Lorenzo Dellai e Pier Ferdinando Casini, nel centrosinistra; fuori dalle coalizioni, il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi e la Democrazia Cristiana di Gianni Fontana e Giovanni Paolo Azzaro. Quest’ultima, a dispetto del nome, è quella che ha raccolto meno consensi: lo 0,001 su base nazionale.

Ma non serviva certo questo risultato a significare che il tempo della Dc storica, primo partito italiano dal 1948 al 1992, è terminato. Il frazionamento del post Tangentopoli, e poi la diaspora politica, negli anni ha spinto molti cattolici ad aderire, co- me si diceva, a un po’ tutti i partiti in competizione.

Mentre le formazioni che si propongono come 'eredi' di quella tradizione politica e culturale raccolgono percentuali minime. Gli eletti, pochi, lo sono stati solo grazie all’inserimento in collegi uninominali, con il sostegno della coalizioni di appartenenza.

Raffaele Fitto, uno dei leader di Noi con l’Italia-Udc, ha riconosciuto il risultato elettorale «al di sotto delle aspettative» (la lista si è fermata all’1,3%, riuscendo soltanto a portare un po’ di acqua in più agli altri partiti del centrodestra), pur aggiungendo la soddisfazione «per aver contribuito alla coalizione di maggior successo ».

Perciò, gli otto eletti della formazione – quattro al Senato e altrettanti alla Camera, tra i quali non figura lo stesso Fitto – proseguiranno «sulla linea indicata» finora. Perfino peggio è andata a Civica Popolare, nata dall’aggregazione di cinque sigle, tra le quali l’Unione 'trentina' di Dellai e il troncone di Alternativa popolare che ha deciso di restare alleato con il Pd: i dati del Viminale segnano appena lo 0,54%, una percentuale che non è tornata utile nemmeno ai dem (sopra l’1% i voti vengono attribuiti alle liste coalizzate, ma sotto non vengono conteggiati).

Risultano eletti la leader e ministra della Salute Beatrice Lorenzin, candidata dal centrosinitra alla Camera nel collegio uninominale di Modena, e Pier Ferdinando Casini, candidato all’uninominale a Bologna. Quest’ultimo, alla sua decima legislatura consecutiva, sarà il decano del nuovo Parlamento.

Sopra Civica Popolare è arrivato il Popolo della Famiglia: 0,66. Ma per Adinolfi è soltanto l’inizio: «Il futuro è nostro, alle nostra prima uscita alle elezioni politiche raccogliamo il consenso di 220mila cattolici e battiamo nettamente i competitori cari nello stesso bacino di voti, come la lista di Beatrice Lorenzin, i cattolici 'adulti' prodiani (presenti nella lista Insieme con socialisti e verdi, ferma allo 0,6%, ndr) e gli estremisti fascisti di Forza Nuova».

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