venerdì 14 maggio 2021
Cade l'imputazione per sequestro di persona. Secondo il giudice non ci sono elementi per aprire un procedimento di primo grado. Resta il processo a Palermo per il caso “Open Arms”
Caso Gregoretti, il gup di Catania archivia le accuse per Salvini
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L'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini non andrà a processo per la vicenda della nave Gregoretti: "Il fatto non sussiste". Lo ha deciso il gup Nunzio Sarpietro che ha emesso il decreto di non luogo a procedere dopo poco meno di due ore di camera di consiglio. L'accusa era di sequestro di persona per avere trattenuto, a bordo della nave Gregoretti, al largo di Augusta, 131 migranti, nel luglio del 2019. Sia la Procura di Catania che la difesa, al termine della discussione, avevano chiesto il non luogo a procedere per l'ex ministro dell'Interno, che è presente al bunker del carcere Bicocca di Catania, con la sua legale, l'avvocata Giulia Bongiorno.

L’esame dei testimoni, tra cui il ministro Lamorgese e l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha confermato che le decisioni prese dal leader della Lega non avvennero in completa autonomia e che il governo era al corrente delle mosse, tanto che a piccoli gruppi i migranti venivano fatti sbarcare nel corso delle giornate in cui si negoziava la redistribuzione con altri Paesi Ue.

Secondo le contestazioni Salvini avrebbe impedito illegalmente lo sbarco dei 131 migranti raccolti dalla nave militare Gregoretti dopo il soccorso avvenuto al largo delle coste siciliane. I fatti risalgono alla notte del 25 luglio 2019 quando un peschereccio aveva soccorso 50 migranti a bordo di un gommone, poi avvicinato da un pattugliatore della Finanza che ne recuperò altri 91. In seguito arriverà anche la nave della Guardia Costiera "Gregoretti" su cui i naufraghi vennero trasbordati. Nelle ore successive vennero fatti sbarcare piccoli gruppi di persone in difficoltà, una donna incinta e alcuni minori; soltanto il 31 luglio arrivò il via libera allo sbarco per tutti gli altri, dietro una dichiarazione di disponibilità ad accoglierli da parte di diversi Paesi europei e della Cei.

Il gup era chiamato a valutare se gli elementi raccolti nel corso della udienza preliminare meritassero un approfondimento processuale o meno. Ma per il giudice Sarpietro, fatto oggetto di numerose critiche in questi mesi, non vi è necessità di aprire un processo. Per la difesa di Salvini è un punto importante. Perché il peso della sentenza non è solo giudiziario. Il giudice, con una prassi piuttosto inusuale, aveva imbastito le udienze preliminari come una sorta di pre-dibattimento, entrando nel merito delle accuse, ascoltando e facendo controinterrogare diversi testi eccellenti. Una modalità che aveva fatto storcere il naso a molti, specie ai sostenitore dell'ex ministro che temevano una sentenza di condanna già scritta. Anche perché proprio Sarpietro aveva disposto l'udienza preliminare nonostante la procura per due volte avesse chiesto l'archiviazione per Salvini. La sostanziale "assoluzione" per il leader della Lega ha perciò un rilievo maggiore, considerati proprio gli approfondimenti disposti dal giudice.

Assai più controversa è la vicenda Open Arms, per il quale Salvni è stato rinviato a giudizio. Tra il 14 e il 17 agosto 2019, mentre la nave Open Arms con a bordo oltre 160 migranti (tra cui numerosi minori non accompagnati) aspettava a ridosso di Lampedusa l’assegnazione di un porto di sbarco, c’era stato un fitto scambio di corrispondenza via mail tra l’allora ministro dell’Interno e il premier Conte. Agli atti dell’inchiesta, oltre allo scambio di comunicazioni, ci sarebbero altre comunicazioni intercettate. Uno scambio a tratti drammatico, dal quale si evince il netto contrasto tra il leader della Lega e il capo del governo. Oltre ad altri "messaggi" in cui comparirebbero affermazioni il cui significato Salvini sarà chiamato a chiarire.

Il 15 agosto 2019 il ministro Salvini sottoscriveva una risposta a una precedente missiva del 14 inviata da Conte. Il premier gli chiedeva di «adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti sull’imbarcazione». Il presidente del Consiglio provò a mettere in guardia il Viminale, adombrando il rischio di «configurare con l’eventuale rifiuto un’ipotesi di illegittimo respingimento – si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere poi concessa dal Parlamento – e aggiungeva di aver già ricevuto conferma dalla Commissione europea della disponibilità di una pluralità di Stati a condividere gli oneri dell’ospitalità dei migranti».

Salvini ci metterà un giorno a replicare, «assicurando che, nonostante non condividesse la lettura della normativa proposta dal Presidente Conte, suo malgrado avrebbe dato disposizioni tali da non frapporre ostacoli allo sbarco dei "presunti" minori», attribuendone polemicamente la responsabilità a una scelta di «esclusiva determinazione» del premier. Dichiarazione che, da sola, lo ha portato a processo, perché così facendo Salvini ha di fatto scagionato altri componenti del governo qualora venissero ravvisati comportamenti illeciti.

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