martedì 21 settembre 2021
Per i giudici la banda della Capitale rappresenta un’associazione mafiosa specializzata in spaccio, estorsione e usura, che si serve di intimidazioni, omertà e delitti per controllare il territorio
Un'immagine dell'operazione "Gramigna" dei Carabinieri che portò all'arresto di Salvatore Casamonica nel 2018

Un'immagine dell'operazione "Gramigna" dei Carabinieri che portò all'arresto di Salvatore Casamonica nel 2018 - Ansa

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Mafia romana. Il clan dei Casamonica è un’associazione criminale di tipo mafioso. A metterlo nero su bianco sono i giudici della X sezione penale del tribunale di Roma, nella sentenza emessa ieri a carico di alcuni dei 44 imputati nel maxi-processo ai membri dell’organizzazione malavitosa. Un verdetto durissimo, che conferma l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia della Capitale, rappresentata dai pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani.

La sentenza è arrivata dopo una camera di consiglio di circa sette ore. Pesanti le accuse nei confronti dei 44 che vanno, a vario titolo, dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, all’usura, alla detenzione illegale di armi. Il processo è scaturito dall’indagine 'Gramigna' dei Carabinieri, coordinata dai pubblici ministeri della Procura della Repubblica di piazzale Clodio. A maggio 2019 le prime 14 condanne in rito abbreviato e tre patteggiamenti.

La condanna più dura ieri è stata quella a 30 anni di carcere per Domenico Casamonica, uno dei boss. Giuseppe Casamonica è stato condannato a 20 anni e 6 mesi, Luciano Casamonica a 12 anni e 9 mesi, Salvatore Casamonica a 25 anni e 9 mesi, Pasquale Casamonica a 23 anni e 8 mesi e Massimiliano Casamonica a 19 anni e 4 mesi. Per tutti e sei, l’accusa chiedeva 30 anni di carcere. Complessivamente le condanne ammontano a 400 anni di carcere. L’accusa ne aveva chiesti 630. Alla lettura del dispositivo, nell’aula bunker di Rebibbia, era presente anche il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Ilaria Calò.

Se dunque per la Cassazione non poteva essere definita mafiosa l’associazione criminale di Buzzi e Carminati, smascherata dall’inchiesta 'Mondo di mezzo', il clan Casamonica invece lo è. Niente articolo 416-bis, sentenziarono i giudici, per il sistema criminale gestito dal 'ras delle cooperative' e dall’ex terrorista nero che faceva incetta di appalti per servizi attraverso la corruzione sistematica di politici e funzionari. È associazione mafiosa invece la banda dei Casamonica, specializzata in spaccio, estorsione e usura, che si serviva di intimidazioni, omertà e delitti per controllare il territorio. Le nuove condanne sono un altro colpo al potente clan romano, forse definitivo, che poteva disporre di capannoni, ville e villette con piscina, anche abusive, in parte distrutte e in parte confiscate e assegnate a realtà sociali.

Nella sua requisitoria il pm Giovanni Musarò ha sottolineato anche il ruolo svolto da due collaboratori di giustizia che hanno fornito agli inquirenti elementi preziosi per ricostruire la struttura criminale del clan. «Una decisione molto importante – ha commentato il procuratore della Dda Ilaria Calò – che conferma la validità dell’impostazione dalla Direzione distrettuale antimafia e la serietà del lavoro svolto da procura e polizia giudiziaria in questi anni».

Per l’avvocato Giulio Vasaturo, legale di parte civile per conto di Libera, «il Tribunale di Roma riconosce in pieno la matrice mafiosa del sodalizio criminale della famiglia Casamonica e fa luce su una sequela di episodi di estorsione e violenza rimasti sino ad oggi impuniti, anche a causa della dilagante omertà imposta dal clan nel quadrante sud-est della capitale. È un fondamentale riconoscimento per l’ottimo lavoro della Procura di Roma e della polizia giudiziaria che nel giro di pochi anni hanno saputo imprimere un colpo durissimo alle cosche dei Fasciani, Spada, Casamonica e dei Senese, per troppo tempo egemoni a Roma». «Sentenza sconcertante, ma non sorprendente», ha commentato invece l’avvocato Giosuè Bruno Naso, difensore di diversi imputati del clan.

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