giovedì 30 settembre 2021
Nella notte le fiamme distruggono la baraccopoli dell'ex Calcestruzzi Selinunte dove vivono i braccianti che arrivano per la raccolta delle olive
Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri di Castelvetrano

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri di Castelvetrano - Ansa / Carabinieri

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Un'altra morte annunciata, un altra morte di malaccoglienza e sfruttamento. È un giovane bracciante del Senegal, probabilmente di nome Omar, morto nell'incendio che ha distrutto nella notte il ghetto dell'ex "Calcestruzzi Selinunte", in contrada Bresciana Soprana nel territorio tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. È stato trovato completamente carbonizzato dai Vigili del Fuoco intervenuti con quattro squadre ma che non sono riusciti a evitare la completa distruzione dell'insediamento. L'incendio sembra sia partito da un fornellino a benzina che stava usando proprio il giovane morto.

L'ex Calcestruzzi è abbandonata dal 2010 e ogni anno viene occupata da centinaia di immigrati che raggiungono Campobello di Mazara per la raccolta delle olive con tende e baracche di cartone, plastica, legno e perfino eternit. L'unico luogo dove trovano un tetto. Ed è dunque davvero un miracolo che gran parte di loro siano riusciti a mettersi in salvo, uscendo in tempo prima che le fiamme avvolgessero l'intero campo e si sono riversati nelle strade. Si tratta di più di 350 persone che ora hanno perso tutto, dagli effetti personali agli importantissimi documenti.

Come in tutti i ghetti dei braccianti immigrati, anche questo ogni anno diventava una sorta di villaggio autogestito dagli stessi migranti con bazar, spacci, bar e la zona dove col fuoco veniva riscaldata l’acqua che serviva per le docce. Comunque sempre baracche. Quest'anno si era parlato della possibile realizzazione di due tendopoli, comunque insediamenti precari mentre i lavoratori immigrati chiedono da anni una vera soluzione degna. Invano. E ogni anno tornano nel ghetto per la raccolta delle famose olive di quella terra. Olive ora insanguinate. Ma non è la prima volta. Nel 2013, sempre in un incendio, in un altro ghetto sorto davanti a un oleificio confiscato alla mafia, morì Ousmane Diallo, un giovane di origini senegalesi da cui presero il nome alcune iniziative solidali.

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