domenica 21 giugno 2015
​Ecco la bozza che toglie tutti i poteri agli Enti locali. E sulla pubblicità pochi limiti e facilmente aggirabili (Luca Mazza)
Le 14 leggi regionali a rischio | DOSSIER
Non ci si può arrendere
di Marco Tarquinio
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È l’ultimissima versione della bozza a cui sta lavorando il governo. Sul primo foglio del documento di 75 pagine c’è impressa la data di pochi giorni fa: 8 giugno 2015. Si tratta dell’articolo 14 della legge delega fiscale, cioè di quel capitolo che dovrebbe portare a un riordino del settore dell’azzardo. E un aggiornamento così recente del dossier autorizza a supporre che – salvo stravolgimenti dell’ultimo momento – questo testo (ancora provvisorio) potrebbe assomigliare parecchio a quello definitivo che dovrebbe arrivare nel Consiglio dei ministri in programma a inizio settimana. Questo, dunque, è lo schema di decreto a cui sta lavorando l’esecutivo guidato da Matteo Renzi e che sta curando nei dettagli il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. Sfogliando un atto normativo pieno di rimandi ad articoli di altri provvedimenti più o meno recenti – come, del resto, accade per ogni nuova legge o regolamento –, spiccano soprattutto due grandi questioni: le (presunte) limitazioni per la pubblicità delle aziende del gioco e la coesistenza tra un quadro legislativo nazionale uniforme e le molteplici ordinanze restrittive già predisposte autonomamente da Comuni e Regioni. Viene prevista, inoltre, l’istituzione di un comitato tecnico permanente per l’analisi e la valutazione delle normative, ma le associazioni non sono chiamate a farne parte, potranno solo partecipare ad alcune audizioni. Nulla di più. Infine, sul piano nazionale, per la prima volta, si fissano alcuni paletti per limitare la presenza di apparecchi da gioco in bar e tabacchi. Ma titoli a parte, le sorprese e le delusioni sono molte. PUBBLICITÀ. UN VERO DIVIETO?Da quanto si legge nell’ultima bozza, c’è il divieto di pubblicità in tv dei giochi con vincita in denaro nella fascia oraria protetta per i minori, ovvero tra le 16 e le 19 di ogni giorno. Però, «fatta eccezione - si legge -, per le trasmissioni sportive o di eventi sportivi a rilevanza nazionale e internazionale ovunque trasmessi». Significa, in pratica, che per qualunque partita di calcio o evento sportivo, non esiste alcun impedimento. Un esempio concreto: a fine primo tempo di un match di Serie A della domenica pomeriggio (che è seguito tramite pay-tv anche da migliaia di tifosi minorenni di qualunque squadra) può continuare ad andare in onda tranquillamente lo spot che consiglia di scommettere su chi vincerà. E con quelle ultime due parole - «ovunque trasmesse» - si autorizza anche la Rai a comportarsi come accaduto un anno fa durante i Mondiali di calcio in Brasile, quando nelle pause di ogni gara tra nazionali (compresa quella italiana) andavano in onda a raffica messaggi promozionali delle multinazionali dell’azzardo. Alcuni rappresentanti del governo non escludono cambiamenti e ulteriori restrizioni da inserire a ridosso del Consiglio dei ministri. Ma, ad oggi, non ci sono certezze. SINDACI ESAUTORATI Nel testo viene affermato il principio della «riserva statale». «L’organizzazione e l’esercizio delle attività - c’è scritto - sono affidate al Ministero dell’economia e delle finanze, che le esercita mediante l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la quale può effettuarne la gestione o direttamente o per mezzo di concessionari che diano adeguata garanzia di idoneità». Anche le delibere e le ordinanze a livello locale dovranno essere in linea con i princìpi stabiliti a livello nazionale, altrimenti decadranno. Le Regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano hanno «un anno di tempo» per adeguare gli ordinamenti al nuovo codice, mentre gli altri enti locali dovranno farlo «entro sei mesi dall’entrata in vigore». Il testo si basa sul principio di «leale collaborazione» tra «Stato, Regioni ed enti locali» da esercitare anche mediante «intese e accordi». In soldoni, tutti i divieti posti da decine di Comuni e 14 regioni su 20 verranno stracciati per far posto alle slot-machine. IL COMITATO TECNICO PERMANENTE Oltre ad analizzare la normativa nazionale, il comitato si occuperà «di dati, informazioni riguardanti la dinamica del settore, nonché dell’elaborazione di proposte al governo, previa deliberazione delle Conferenze Stato-Regioni». Il nuovo organismo è costituito, «oltre che dal presidente, designato dal premier, da otto membri effettivi». Quattro vengono indicati dai presidenti delle Conferenze e gli altri quattro, in rappresentanza del governo, sono scelti, rispettivamente, dai Ministri dell’Economia e delle finanze, dell’Interno, della Giustizia e della Salute. Alle sedute partecipano, per apposite audizioni, esponenti delle associazioni di famiglie e giovani iscritte in un elenco tenuto dal comitato. Sul lavoro effettuato e sui risultati ottenuti dall’ente si riferirà al Parlamento con una relazione annuale. IL GIALLO DELLE 100 MILA SLOT IN MENO Il calcolo non è contenuto esplicitamente nel decreto. Tuttavia, nei bar e nei locali che non siano "gaming hall" (cioè escluse le sale slot vere e proprie, che hanno parametri più larghi), viene confermata la presenza di una macchinetta ogni sette metri quadrati per un massimo di sei nello stesso ambiente. Come era già era previsto nella versione di febbraio del decreto. Secondo questi nuovi criteri, in base alle stime fatte da chi sta elaborando il provvedimento, si dovrebbe ottenere «una riduzione di 80-100mila apparecchi» rispetto ai 400mila presenti oggi in tutta Italia. Per Azzardopoli non è una grave perdita. Il mercato si sta spostando sul gioco online e sugli smartphone. Come dire che ciascun giocatore potrà disporre del "proprio" apparecchio. E i numeri, qui, diventano a sei zeri.
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