giovedì 16 novembre 2017
Ma dall'isola scarsa cooperazione con gli investigatori italiani. Sequestrati beni per 8,5 milioni.
Chiuse 14 sale da gioco in Toscana. Server basati a Malta
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Ancora Malta in un’inchiesta sull’azzardo illegale. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Firenze, con l’operazione 'Doppio Jack' coordinata dalla Procura del capoluogo toscano. Azzardo on line, collegato a una società e un server sull’isola, con sale 'gioco' clandestine in Toscana, Lazio, Veneto, Marche e Emilia Romagna. Sono così finite agli arresti domiciliari sette persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo e truffa, più di trenta indagate, sequestrate 14 sale gioco, 10 immobili, 7 auto, quote societarie relative a 8 imprese oltre a disponibilità finanziarie depositate su oltre trenta conti correnti. In tutto quasi 8 milioni e mezzo di euro.


«Ma potevano essere molti di più – denuncia il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo – se avessimo avuto tutta la collaborazione. Purtroppo – aggiunge – non è stato possibile fare dei sequestri sia del server che dei conti correnti a Malta, per questioni relative a rapporti internazionali. Volevamo interrompere questo giro criminoso e quindi abbiamo intanto agito in Italia. Se in futuro riusciremo a superare questi problemi, e saremo ancora in tempo, daremo esecuzione anche ai sequestri sull’isola». Sulla denuncia di Creazzo interviene la presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, ricordando che nella recente missione a Malta, «avevamo registrato una sottovalutazione delle infiltrazioni della criminalità organizzata da parte delle autorità locali e avevamo sollecitato una maggiore cooperazione con la magistratura italiana». Ma il procuratore denuncia un altro problema. Ad aiutare gli investigatori, proprio a investigare su Malta, è stato il sistema trojan «il cavallo di Troia per entrare dei dispositivi telematici usati per comunicare – spiega ancora Creazzo – ed è stato decisivo per scoprire la piattaforma informatica clandestina», con cui veniva gestito l’azzardo abusivo da quel Paese. Ma, avverte ancora Creazzo, «la nuova legge sulle intercettazioni ora impedisce di usarlo per reati di associazione semplice come in questo caso, anche quando potrebbe essere essenziale per le indagini». Infatti, spiega, «il trojan può essere usato solo per mafia, terrorismo, contrabbando e contraffazione. Non per l’azzardo. Questa è l’ultima volta in cui l’abbiamo potuto usare». Il dominus dell’organizzazione era un imprenditore veneto, mentre la piattaforma era gestita da un tecnico informatico «bravissimo », come lo definiscono gli inquirenti. Tutto senza concessioni né licenze. Non pagando un euro di tasse. Con evasioni enormi. Una stima solo su tre sala ha consentito di quantificare giocate mensili per oltre 10 milioni di euro e un’imposta evasa per circa 6 milioni. Per difendere l’affare avevano pensato a tutto. Sistemi di videosorveglianza, sale nel retro dei bar, accessibili in modo segreto dal bagno con ben tre telecamere. E due pulsanti in ogni sala giochi da usare in caso di controlli. Un primo tasto rosso «consente il blocco di sicurezza dei macchinari ». Un secondo tasto nero per il «blocco permanente», che «consente di eliminare rapidamente ogni traccia dai computer di quanto svoltosi in precedenza». In un’intercettazione uno degli arrestati così lo spiega a un complice: «Non resta più traccia, se fanno una perizia non trovano niente, ma veramente niente». Invece gli investigatori, grazie a un consulente, hanno scoperto tutto. Anche che i gestori potevano controllare e, eventualmente, bloccare le vincite. «Con questo sistema tecnico – spiega ancora il procuratore –, i primi 'polli' erano proprio i giocatori d’azzardo che si trovavano a giocare, senza saperlo, quando i gestori avevano deciso di bloccare le vincite». Oltretutto alcuni giocatori erano finiti nelle mani dei truffatori, arrivando anche a chiedere loro dei prestiti per pagare i debiti. Non mancano minacce e violenze. E l’ombra delle mafie. Infatti uno degli arrestati «risulta indagato dalla Procura della Repubblica di Prato per 'scommesse sportive e per favorire la camorra e il clan della famiglia Terracciano'». Non è da escludere, quindi, importanti sviluppi.


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