giovedì 13 agosto 2020
La nota di Palazzo Chigi: atto dovuto dopo le denunce per l’emergenza coronavirus. Il premier: «Atto dovuto, la procura ha già chiesto di archiviare»
Avviso di garanzia per Conte e 6 ministri per la gestione della pandemia
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Il presidente del Consiglio Conte e i ministri Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza hanno ricevuto una notifica riguardante un avviso di garanzia, che origina da varie denunce da parte di soggetti terzi provenienti da varie parti d'Italia. Si tratta di denunce che riguardano la gestione dell'emergenza Covid.


(Articolo aggiornato alle 20.51) Giuseppe Conte ha ricevuto un avviso di garanzia, insieme a sei ministri per la gestione dell’emergenza Covid. Lo comunica lo stesso presidente del Consiglio, parlando di «atto dovuto» ed evidenziando, attraverso un comunicato di Palazzo Chigi che nella sua relazione la Procura di Roma «ritiene le notizie di reato infondate e dunque da archiviare». La notizia scatena l’ennesimo scontro. È lo stesso Conte a rivendicare su Facebook la piena «responsabilità politica delle decisioni assunte» per fronteggiare l’epidemia. Non tarda la dura replica di Matteo Salvini: se fossero confermati i verbali del Cts sulle mancate zone rosse il presidente del Consiglio «dovrebbe essere arrestato». Per il leader della Lega il governo «ha sulla coscienza i morti in Lombardia e gli affamati nel resto d’Italia».

In realtà la mancata chiusura di Alzano e Nembro non c’entra, essendo oggetto di altra indagine della Procura di Bergamo, per la quale Conte è stato sentito semplicemente come persona informata sui fatti. «Per massima trasparenza - interviene poi il premier sui social - vi informo che io e i ministri Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza abbiamo ricevuto un avviso di garanzia».

Alla Procura di Roma, spiega, «sono state convogliate nei mesi scorsi buona parte delle denunce di reato presentate nei nostri confronti provenienti da varie parti d’Italia. Doverosamente, la Procura ha aperto un procedimento nei nostri confronti e dopo aver valutato una ad una le relative denunce le ha giudicate infondate e dunque da archiviare. L’invio del fascicolo al Collegio è un atto dovuto», sottolinea Conte. «Lasciamo che la magistratura completi questo iter procedimentale».

Si è trattato - rivendica poi - di «decisioni molto impegnative, a volte sofferte, assunte senza disporre di un manuale, di linee guida, di protocolli di azione. Abbiamo sempre agito in scienza e coscienza, senza la pretesa di essere infallibili ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile per preservare al meglio gli interessi della intera comunità nazionale». Conte ricorda inoltre che il governo è stato affiancato da «scienziati ed esperti».

Ma il leader leghista, nel corso di una conferenza stampa a Forte dei Marmi, affonda il colpo: «Il tempo poi dirà chi non ha chiuso dove doveva. Questi hanno sulla coscienza i morti in Lombardia e gli affamati nel resto d’Italia, perché non hanno chiuso la Lombardia quando dovevano e hanno chiuso il resto d’Italia quando non dovevano».

Nelle denunce confluite a Roma (per i reati reati di epidemia e delitti colposi contro la salute, omicidio colposo, abuso d’ufficio, attentato contro la Costituzione, attentato contro i diritti politici del cittadino) si assommano le istanze di chi accusa il governo di aver fatto poco e tardi e quelle di chi, viceversa, ritiene che abbia fatto troppo e troppo a lungo. Tra gli oltre 200 esposti presentati alla Procura di Roma c’erano in particolare quelli presentati dall’avvocato Carlo Taormina a Roma, Milano, Bergamo, Lodi, Torino, Reggio Emilia, Enna e altre città ancora. L’avvocato contesta le conclusioni della Procura, parla di «interferenza rispetto al Tribunale dei Ministri», e insieme al Comitato "Noi Denunceremo", che raccoglie i parenti delle vittime, promette ancora battaglia con un’opposizione che sarà «per confutare la richiesta della Procura».

La Presidenza del Consiglio sottolinea, dal canto suo, che Conte e i ministri coinvolti «si dichiarano sin d’ora disponibili a fornire ai magistrati ogni elemento utile a completare l’iter procedimentale, in uno spirito di massima collaborazione».

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