domenica 29 marzo 2020
Le fiamme hanno distrutto 30 baracche dell'insediamento che ospita 1.500 persone. Quattro feriti leggeri. Si aggrava la situazione, malgrado l'emergenza Covid-19. Ancora nessun contagio, ma operano solo i volontari
Un incendio tra le baracche di Borgo Mezzanone, nell'aprile 2019

Un incendio tra le baracche di Borgo Mezzanone, nell'aprile 2019 - Ansa

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Ancora un grave incendio nel ghetto di Borgo Mezzanone, nel Foggiano, dove attualmente vivono circa 1.500 braccianti immigrati. Le fiamme sono partite nella notte e hanno distrutto una trentina di baracche dell'insediamento "ex pista" sorto accanto al Cara, luogo di emarginazione e disperazione. Sul posto hanno operato ben sette squadre dei dei Vigili del Fuoco che hanno lavorato fino all’alba per domare il rogo. Solo quattro i feriti leggeri, per fortuna. Ma aggrava una condizione che l'epidemia del Covid-19 ha ulteriormente aggravato.

Finora non si segnala nessun caso di contagio, qui negli altri ghetti del Foggiano. Ma la situazione sanitaria è ad alto rischio, senza acqua potabile, senza servizi igienici, rifiuti che nessuno raccoglie. L'assistenza sanitaria è solo quella del volontariato, in particolare di Intersos che col proprio ambulatorio mobile da settimane è presente in tutti gli otto ghetti foggiani, con interventi di prevenzione e informazione, in convenzione con la Regione Puglia, proprio per il Covid-19. Oltretutto in questi giorni, anche per l'emergenza sanitaria, il lavoro nei campi è molto poco e il nuovo incendio non può che aggravare la situazione.

Non è la prima volta che nella baraccopoli di Borgo Mezzanone si verificano incendi. L'ultimo lo scorso 4 febbraio quando morì una donna africana rimasta gravemente ustionata nel rogo provocato dall'esplosione di una bombola del gas. Il 6 novembre 2018 era morto il giovane gambiano, Bakary Secka, per gravissime ustioni riportate nell'incendio del 30 ottobre nel quale erano rimasti feriti altri tre immigrati. Il 26 aprile 2019 un altro gambiano, Samara Saho di 26 anni era morto tra le fiamme della sua baracca, probabilmente per un corto circuito partito da uno dei tantissimi allacci abusivi alla corrente elettrica che si trovano nella baraccopoli. E le fiamme hanno colpito più volte anche gli altri ghetti foggiani. Il 9 dicembre 2016 un ragazzo di 20 anni, Ivan Miecoganuchev era morto carbonizzato in un violento incendio della sua baracca nel cosiddetto "Ghetto dei Bulgari", in località "Pescia", non lontano da Borgo Mezzanone. Nel "gran ghetto" sorto nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico in località Torretta Antonacci, il 3 marzo 2017 sono morti bruciati due migranti di 33 e 36 anni entrambi originari del Mali, Mamadou Konate e Nouhou Doumbia. E proprio il "gran ghetto" è poi andato distrutto quasi per metà nella notte del 3 dicembre 2019. In cenere oltre cento baracche, lasciando senza riparo più di 400 braccianti immigrati. Per fortuna solo una donna era rimasta ustionata ma non gravemente.

Nel ghetto di Borgo Mezzanone sono in corso una serie di azioni, coordinate dalla Prefettura, volte al progressivo smantellamento dell’insediamento abusivo. Sono stati "bonificati" già circa sette ettari, ma ne rimangono ancora 13. Da alcuni è operativa a San Severo la foresteria presso l’azienda agricola Fortore da 400 posti letto, realizzata dalla Regione. Ma nei container sono ospitate le persone che già vivevano nelle tende dell'area. Per gli altri ancora nulla, anche in questi giorni di emergenza, che richiederebbero strutture adeguate al rispetto delle distanze e pronte per un'eventuale quarantena, si spera, mai necessaria. Intanto il fuoco ancora una volta aggrava la situazione

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