Padre Flavio Paoli non si trova. La toccante lettera dei familiari
Il missionario pavoniano è scomparso nei boschi della Val di Non un mese fa. La lettera alla "Vita Trentina": grazie a chi continua a cercarlo, siamo pronti a fare tesoro di ciò che ci h
È trascorso un mese esatto da quando il missionario pavoniano padre Flavio Paoli, 68 anni, uscito per una passeggiata nei boschi del suo paese in val di Non, sembra essere scomparso nel nulla. «Non abbiamo ritrovato neppure il cappellino che aveva in testa» scrivono In una commovente lettera affidata oggi al settimanale Vita Trentina i fratelli e le sorelle, impegnandosi a raccoglierne l’eredità di «missionario del Vangelo e di servitore degli ultimi, soprattutto i più deboli». Riprendono la scena biblica del Libro dei Re, in cui il discepolo Eliseo raccoglie il mantello del profeta Elia (anch’egli rapito in cielo e poi ricercato invano per tre giorni da «cinquanta uomini coraggiosi e forti»), per ringraziare le più di mille persone «coraggiose e forti» che hanno condotte a lungo le ricerche nei boschi di Nanno.
L’eredità profetica di padre Flavio nella riflessione dei familiari è quella di un missionario «dalle tante famiglie»: «la famiglia di sangue, numerosa e affiatata, la grande famiglia pavoniana, che lui ha scelto per vivere in pienezza la sua vocazione, la famiglia eritrea, la famiglia burkinabè, la famiglia del Perginese, la famiglia di Sarno, la famiglia dei coscritti, la famiglia degli ex compagni/e di liceo a Lonigo… Ovunque è stato ha saputo intessere relazioni profonde e durature, ravvivate negli ultimi anni da un uso sano e vivace dei social media».
Fratelli e sorelle scrivono poi che «sembra quasi una beffa per un missionario che in trent’anni di Africa ha affrontato le insidie di Paesi come l’Eritrea (dalla quale era stato espulso insieme ad altri tredici missionari italiani) e il Burkina Faso (che negli ultimi anni ha conosciuto diversi golpe) scomparire nel nulla in un tranquillo paesino della Val di Non».
Era in partenza per aprire una nuova missione in Nigeria, ora altri devono prendere il suo mantello. La conclusione dei familiari di padre Paoli è un invito per tutti: «Pur nel dolore e nell’angoscia che hanno colpito profondamente noi familiari e tantissime persone che lo hanno conosciuto e amato, proviamo a raccogliere un lembo del suo mantello e a fare tesoro nei nostri cuori di ciò che padre Flavio ha donato a ciascuno di noi e a trasformarlo in energia di bene, compassione, servizio e amore, valori per i quali lui si è speso interamente nel nome di Gesù e di cui il mondo oggi ha un disperato bisogno».
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