Ora è il teatro civile a raccontare il crollo del ponte Morandi
di Fulvio Fulvi
Nella pièce teatrale "La traiettoria calante", Pietro Giannini porta in scena la parabola tragica del dramma di sette anni fa. «L'ispirazione? Me l'ha data un libro di Benetton trovato all'a

Nello spettacolo "La traiettoria calante" di Pietro Giannini si racconta la storia del crollo del ponte Morandi di Genova, dalla sua costruzione, tra il 1963 e il 1967, fino al disastroso epilogo del 14 agosto 2018. È la cronaca cruda, tagliente e senza retorica di una tragedia annunciata, un pamphlet declamato, dal sapore shakespeariano, dove si denunciano precise responsabilità di quella tragedia che costò la vita a 43 persone (13 rimasero ferite e 566 furono gli sfollati). Mercoledì, alla vigilia del settimo anniversario della strage (avvenuta il 14 agosto del 2018), l’attore, regista e drammaturgo genovese (classe 2000) presenterà al pubblico questa sua pièce, prodotta dal Teatro Nazionale di Genova, nel porticato di Palazzo Tursi del capoluogo ligure (inizio ore 21.30). Un momento solenne per la città che si svolge in uno spazio della sede municipale. «Ricordare le vittime del crollo del Ponte Morandi non è soltanto un dovere civile, ma anche un impegno morale che ci accompagna ogni giorno» ha commentato la sindaca Silvia Salis.
Dopo la prima nazionale, nell’ottobre 2024 al Romaeuropa Festival, sezione dedicata ai giovani talenti emergenti, lo spettacolo continua a interrogare gli spettatori su una pagina dolorosa per l’Italia intera. Nel monologo, frutto di una approfondita ricerca durata due anni, riecheggiano quel boato che sconvolse Genova e, idealmente, le voci di chi percorreva il viadotto che quella mattina si accartocciò sul torrente Polcevera durante un violento temporale. Giannini è solo sul palco, l’unico elemento scenico è un trita-documenti per ufficio e, sullo sfondo, uno schermo dove scorrono le immagini di una vettura che percorre un’autostrada. Un esempio di teatro civile, sulla scia di maestri come Marco Paolini, Marco Baliani, Davide Enia. Ma nel testo non mancano riferimenti personali, accenti satirici e lo stile graffiante di questo attore-autore formatosi all’Accademia di Arte Drammatica di Roma e considerato una promessa del teatro italiano: per il suo primo lavoro, La costanza della mia vita, è stato segnalato al Premio Scenario 2023 e nell’aprile scorso è stato protagonista, nel debutto al Teatro Duse, di Equus di Peter Shaffer, per la regia di Carlo Sciaccaluga, un ruolo drammatico e intenso. «In La traiettoria calante parlo di incuria, malaffare, capitalismi degenerati e leggi ad personam» dice il giovane artista. E perché questo titolo? «L’idea di scrivere il dramma mi è arrivata tre anni fa, durante un viaggio: in un autogrill vidi per caso il libro "La traiettoria" (l’autobiografia di Alessandro Benetton, membro della famiglia che controllava la Società Autostrade quando avvenne la tragedia, ndr) dove l’autore dice la sua verità sul Ponte Morandi, così io, preso dall’indignazione, ho voluto dire la mia, ma coi documenti ufficiali alla mano, consultando i testimoni e gli atti giudiziari, per essere inoppugnabile». L’Italia dimentica facilmente e uno dei compiti del teatro è ricordare, suscitare dibattiti per far emergere la verità quando è offuscata, nascosta, rinnegata. «Il crollo del ponte scatena un effetto domino che investe persone e cose – dice Giannini -. La traiettoria calante può accettare sul palcoscenico un solo corpo, un unico testimone inerme, un Amleto moderno perseguitato dai fantasmi di chi era prima di lui ed ora non è più. La scena (del crimine) è nuda, niente più è rimasto; dopo le macerie, neanche più ricostruzione. In questo logorante vuoto, nell’assordante rumore dell’assenza, l’interprete può solo cercare di fuggire il buio attraverso la testimonianza, qualunque essa sia».
Il copione è stato corretto e rivisto dal comitato dei parenti delle vittime. «Il testo porta la mente dritta al punto: la traiettoria calante del rispetto verso le vite umane a cui abbiamo assistito - commenta la presidente Egle Possetti - un rispetto che come cittadini dobbiamo riprenderci. E Pietro, insieme a noi, cerca di spezzare il silenzio». Brani di Elvis Presley, Gigliola Cinquetti e Renato Zero fanno da colonna sonora.
Dopo la prima nazionale, nell’ottobre 2024 al Romaeuropa Festival, sezione dedicata ai giovani talenti emergenti, lo spettacolo continua a interrogare gli spettatori su una pagina dolorosa per l’Italia intera. Nel monologo, frutto di una approfondita ricerca durata due anni, riecheggiano quel boato che sconvolse Genova e, idealmente, le voci di chi percorreva il viadotto che quella mattina si accartocciò sul torrente Polcevera durante un violento temporale. Giannini è solo sul palco, l’unico elemento scenico è un trita-documenti per ufficio e, sullo sfondo, uno schermo dove scorrono le immagini di una vettura che percorre un’autostrada. Un esempio di teatro civile, sulla scia di maestri come Marco Paolini, Marco Baliani, Davide Enia. Ma nel testo non mancano riferimenti personali, accenti satirici e lo stile graffiante di questo attore-autore formatosi all’Accademia di Arte Drammatica di Roma e considerato una promessa del teatro italiano: per il suo primo lavoro, La costanza della mia vita, è stato segnalato al Premio Scenario 2023 e nell’aprile scorso è stato protagonista, nel debutto al Teatro Duse, di Equus di Peter Shaffer, per la regia di Carlo Sciaccaluga, un ruolo drammatico e intenso. «In La traiettoria calante parlo di incuria, malaffare, capitalismi degenerati e leggi ad personam» dice il giovane artista. E perché questo titolo? «L’idea di scrivere il dramma mi è arrivata tre anni fa, durante un viaggio: in un autogrill vidi per caso il libro "La traiettoria" (l’autobiografia di Alessandro Benetton, membro della famiglia che controllava la Società Autostrade quando avvenne la tragedia, ndr) dove l’autore dice la sua verità sul Ponte Morandi, così io, preso dall’indignazione, ho voluto dire la mia, ma coi documenti ufficiali alla mano, consultando i testimoni e gli atti giudiziari, per essere inoppugnabile». L’Italia dimentica facilmente e uno dei compiti del teatro è ricordare, suscitare dibattiti per far emergere la verità quando è offuscata, nascosta, rinnegata. «Il crollo del ponte scatena un effetto domino che investe persone e cose – dice Giannini -. La traiettoria calante può accettare sul palcoscenico un solo corpo, un unico testimone inerme, un Amleto moderno perseguitato dai fantasmi di chi era prima di lui ed ora non è più. La scena (del crimine) è nuda, niente più è rimasto; dopo le macerie, neanche più ricostruzione. In questo logorante vuoto, nell’assordante rumore dell’assenza, l’interprete può solo cercare di fuggire il buio attraverso la testimonianza, qualunque essa sia».
Il copione è stato corretto e rivisto dal comitato dei parenti delle vittime. «Il testo porta la mente dritta al punto: la traiettoria calante del rispetto verso le vite umane a cui abbiamo assistito - commenta la presidente Egle Possetti - un rispetto che come cittadini dobbiamo riprenderci. E Pietro, insieme a noi, cerca di spezzare il silenzio». Brani di Elvis Presley, Gigliola Cinquetti e Renato Zero fanno da colonna sonora.
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