Lotta alla droga, tutto lo Stato è in prima linea
Alla Conferenza nazionale sulle dipendenze apertasi a Roma, c'erano le più alte cariche istituzionali e il governo al completo. Mattarella: serve un impegno corale. Meloni: nessuno sarà lasciato solo. Mantovano: questo non è un punto di arrivo, ma è una tappa importante

Fare squadra, lavorare in sinergia e non per compartimenti stagni, condividere i dati - drammatici - sul consumo di droghe e sulle dipendenze oggi frammentati e con forti differenze regionali. Insomma fare rete, perché nessuno venga lasciato solo. E per nessuno s’intende non solo i pazienti, ma anche le loro famiglie, gli operatori del servizio pubblico e delle comunità terapeutiche e chi lavora in questo campo nel contesto ancora più difficile delle carceri. «Insieme si può» è infatti il leit motive della settima conferenza nazionale dipendenze, l’evento promosso dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri a quattro anni dalle versione ridotta convocata nel 2021, durante la pandemia da Covid 19, ma a 16 anni dall’ultima vera conferenza nazionale del 2009.
Non a caso, con un fuori programma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo per un saluto alla giornata inaugurale ieri a Roma parla della necessità di affrontare «la tragedia delle dipendenze, la tragedia delle vite distrutte dalla droga, della perversa presenza e opera della criminalità organizzata» con «un impegno consapevole, un impegno costante nella determinazione, un impegno corale. Nessuno si troverà solo». E questo importante impegno è «un fronte di libertà», aggiunge poi il capo dello Stato citando il videomessaggio di Papa Leone XIV appena andato in onda, quando il pontefice chiede più dedizione su questo fronte affinché i giovani «siano liberi e protagonisti, liberi e responsabili, protagonisti della loro vita e del loro futuro».
La presenza del presidente della Repubblica, delle più alte cariche dello Stato e del governo al gran completo è infatti la dimostrazione, ricorda dal palco la premier Giorgia Meloni, del fatto che «l’impegno delle istituzioni è corale, per liberare chi è caduto nel giogo della dipendenza e per costruire percorsi efficaci di cura e riabilitazione». Il responsabile del governo assicura la solerzia dell’esecutivo nel recepire le proposte che arriveranno dalla due giorni di confronto, organizzata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, con la convinzione che «droga e dipendenze non avranno l'ultima parola, nessuno rimarrà solo in questa battaglia perché ci sono sfide che definiscono ciò che siamo e ciò che vogliamo essere. Oggi confermiamo questo impegno solenne». Già nell’ultimo anno l’investimento economico per contrastare le dipendenze, ricorda, «è raddoppiato, toccando quota 165 milioni», risorse «decisive per sciogliere nodi che si trascinavano da molto tempo». Nel contesto attuale, sostiene Meloni ringraziando il Papa per le parole di speranza appena pronunciate, «le vecchie dipendenze si intrecciano alle nuove, generando fragilità e problemi che spesso erano sconosciuti in passato». Ecco perché servono «risposte coraggiose» da parte delle istituzioni. Un esempio, aggiunge, è il sistema di lotta al narcotraffico avviato dal nostro Paese e il fatto di essere tra le prime nazioni ad aver elaborato un piano di prevenzione della diffusione illegale o impropria del fentanyl e degli oppioidi sintetici, «una strategia che coinvolge numerose istituzioni, che ha elevato al massimo livello l'attenzione e gli strumenti di prevenzione per arginare la diffusione di sostanze pericolosissime che in altre nazioni, ad esempio negli Stati Uniti, stanno generando una vera e propria epidemia». La premier, nel corso del suo intervento cita un articolo (pubblicato su Avvenire, ndr) di Davide Rondoni , in cui il poeta ricorda che «questo meraviglioso e duro paese è chiamato ad affrontare sfide profonde». Sfide che - prosegue Meloni - esigono «un cuore ferito, visione, urgenza e da cui discende il senso stesso che diamo alla vita. Il mio augurio è che questa conferenza sappia raccogliere questo monito e tradurlo in realtà».
La conferenza è frutto dell’analisi di tre anni su cinque macroaeree (sistema pubblico delle dipendenze, prevenzione precoce negli adolescenti e giovani, ricerca scientifica, carcere e dipendenze, dipendenze comportamentali) su cui hanno lavorato da maggio a ottobre 8 tavoli tecnici per un totale di più di 150 esperti a tutti i livelli. «Non partiamo da zero, abbiamo tre anni di lavoro alle spalle - ricorda così il sottosegretario Mantovano - questa conferenza non è un punto di arrivo, è una tappa importante che pone le basi per un seguito, puntiamo a conquistare maggiori spazi di libertà dalle droghe». Anche il presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana parla di «quadro allarmante» e di forme di disagio che «vanno accompagnate con percorsi di recupero adeguati», mentre il responsabile di Palazzo Madama ricorda come l’impegno di tutti «dovrebbe essere quello di far vivere i ragazzi onlife», non online.
Il quadro delineato dai rappresentanti degli otto tavoli di lavoro racconta infatti una emergenza gioco d’azzardo e gaming soprattutto tra i giovani - spiega lo psichiatra Massimo Gandolfini - «il 45% dei 16enni italiani ha un profilo di gaming, contro la media Ue del 23% e addirittura il 26% ha un profilo critico che apre le porte al patologico». Un mondo spesso poco citato per le dipendenze è quello del carcere, precisa poi Adele di Stefano, responsabile Uosd Salute mentale e dipendenze in ambito penale dell’ Asl Roma 1, dove ad esempio «su quasi 200mila persone con misure alternative al carcere, appena 5mila sono i detenuti con dipendenze». In più, le differenze regionali nella percentuale dei detenuti con dipendenze, che in Italia oscilla tra il 25 al 32%, «indica un problema di valutazione diagnostica su cui bisogna lavorare per intercettare i casi mai trattati».
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