La Ue promuove il fisco per il terzo settore. Bellucci: occasione storica
La viceministra del Lavoro spiega la portata e gli effetti pratici della autorizzazione da parte della Commissionedi Bruxelles al regime tributario agevolatoper associazionie non profit

«Per il Governo Meloni è un grande risultato, ma vorrei dire che è soprattutto un passaggio storico per l’Italia e per l’Europa stessa». La viceministra al Lavoro e alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci non nasconde la soddisfazione – e «confesso anche una grande emozione» – per la lettera di autorizzazione della Commissione Europea alle norme fiscali in favore del Terzo settore. Quella che in gergo burocratico si chiama comfort letter, una “lettera di conforto” «arrivata da Bruxelles significativamente poche ore prima che cominciasse il Giubileo del volontariato l’8 marzo scorso».
Perché viceministra, qual è il valore di questa autorizzazione al di là dell’aspetto burocratico?
Il via libera dell’Europa è, a tutti gli effetti, il riconoscimento da una parte dello straordinario valore sociale degli enti e degli operatori che sono impegnati nella solidarietà sociale in Italia. Ma al contempo è anche l’apertura di una via italiana all’economia sociale, un unicum a livello internazionale. Il nostro patrimonio – così ricco di associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, fondazioni, cooperative sociali, imprese sociali – può ispirare l’Europa stessa nell’interpretare il modello di economia sociale. Intesa, lo ha spiegato Papa Francesco, come il cammino da seguire per un vero sviluppo. Dando vita ad enti che non perseguono il profitto fine a se stesso, ma invece investono e reinvestono in attività di interesse generale per la costruzione del bene comune.
Il via libera dell’Europa è, a tutti gli effetti, il riconoscimento da una parte dello straordinario valore sociale degli enti e degli operatori che sono impegnati nella solidarietà sociale in Italia. Ma al contempo è anche l’apertura di una via italiana all’economia sociale, un unicum a livello internazionale. Il nostro patrimonio – così ricco di associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, fondazioni, cooperative sociali, imprese sociali – può ispirare l’Europa stessa nell’interpretare il modello di economia sociale. Intesa, lo ha spiegato Papa Francesco, come il cammino da seguire per un vero sviluppo. Dando vita ad enti che non perseguono il profitto fine a se stesso, ma invece investono e reinvestono in attività di interesse generale per la costruzione del bene comune.
E la Ue concorda su questo modello?
Il passaggio cruciale è esattamente questo: la Ue riconosce che i regimi fiscali attenuati per il Terzo settore sono validi e non costituiscono un aiuto di Stato, proprio perché si valorizza la differenza tra profit che persegue il profitto e non profit che reinveste nell’utilità sociale a beneficio di tutti.
Il passaggio cruciale è esattamente questo: la Ue riconosce che i regimi fiscali attenuati per il Terzo settore sono validi e non costituiscono un aiuto di Stato, proprio perché si valorizza la differenza tra profit che persegue il profitto e non profit che reinveste nell’utilità sociale a beneficio di tutti.
La riforma però è del 2017, è l’Europa ad averci messo tanto tempo o la questione non le era stata sottoposta?
Questa è stata una sorpresa. Quando sono arrivata al ministero abbiamo scoperto che la richiesta di autorizzazione non era stata mai formalizzata prima di quel momento. Da allora ci abbiamo lavorato per un anno e mezzo confrontandoci con la Direzione Ue della Concorrenza. Un lavoro non facile proprio perché gli altri Paesi non hanno la nostra articolazione di enti e associazioni, che affondano le loro radici addirittura nel Medioevo e si sono stratificate ed evolute nei secoli. Così siamo partiti da una raccolta di dati e da un’analisi approfondita utile per l’Europa ma anche per noi.
Questa è stata una sorpresa. Quando sono arrivata al ministero abbiamo scoperto che la richiesta di autorizzazione non era stata mai formalizzata prima di quel momento. Da allora ci abbiamo lavorato per un anno e mezzo confrontandoci con la Direzione Ue della Concorrenza. Un lavoro non facile proprio perché gli altri Paesi non hanno la nostra articolazione di enti e associazioni, che affondano le loro radici addirittura nel Medioevo e si sono stratificate ed evolute nei secoli. Così siamo partiti da una raccolta di dati e da un’analisi approfondita utile per l’Europa ma anche per noi.
Sul piano più pratico che cosa sblocca adesso questa autorizzazione?
La comfort letter è sufficiente a far partire il nuovo regime per il Terzo settore dal 1 gennaio 2026. Quindi si comincia. Non serve nient’altro, se non informazioni che il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali è pronto a diffondere. Già dall’aprile del 2023, poi, abbiamo aperto un tavolo comune con il Ministero delle Finanze e con l’Agenzia delle entrate per chiarire alcuni aspetti del nuovo regime e delle agevolazioni fiscali che saranno in vigore dall’anno prossimo.
La comfort letter è sufficiente a far partire il nuovo regime per il Terzo settore dal 1 gennaio 2026. Quindi si comincia. Non serve nient’altro, se non informazioni che il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali è pronto a diffondere. Già dall’aprile del 2023, poi, abbiamo aperto un tavolo comune con il Ministero delle Finanze e con l’Agenzia delle entrate per chiarire alcuni aspetti del nuovo regime e delle agevolazioni fiscali che saranno in vigore dall’anno prossimo.
C’è ancora un po’ di incertezza, ad esempio per le Onlus che entro marzo 2026 devono decidere se iscriversi al Runts o “sciogliersi” e su quale potrà essere il loro trattamento.
Esatto, prima di quella scadenza come Governo daremo tutte le informazioni utili alle attuali Onlus per scegliere quale sia la nuova figura giuridica più propria rispetto alle loro caratteristiche, la loro identità e decidere se iscriversi al Registro oppure no.
Esatto, prima di quella scadenza come Governo daremo tutte le informazioni utili alle attuali Onlus per scegliere quale sia la nuova figura giuridica più propria rispetto alle loro caratteristiche, la loro identità e decidere se iscriversi al Registro oppure no.
Restano da chiarire anche altri aspetti come la distinzione tra Ets commerciali e non commerciali o la questione dell’esclusione dal regime dell’Iva che è stata prorogata sino a fine anno. Saranno materia del Tavolo interministeriale?
Assolutamente sì. Una volta ottenuto l’ok dalla Commissione possiamo chiarire diversi aspetti. Abbiamo già iniziato a confrontarci su questo in particolare con il viceministro alle Finanze Maurizio Leo, ma sull’Iva dopo l’autorizzazione generale al regime fiscale dobbiamo lavorare anche con la Direzione Fiscalità dell’Unione.
Assolutamente sì. Una volta ottenuto l’ok dalla Commissione possiamo chiarire diversi aspetti. Abbiamo già iniziato a confrontarci su questo in particolare con il viceministro alle Finanze Maurizio Leo, ma sull’Iva dopo l’autorizzazione generale al regime fiscale dobbiamo lavorare anche con la Direzione Fiscalità dell’Unione.
Ma l’intenzione del Governo è ancora quella di escludere gli enti per quanto riguarda l’Iva nelle attività con i propri soci? Oppure ci sono ipotesi diverse?
È troppo presto per dare una risposta definitiva. L’intenzione è agevolare al massimo gli Enti del Terzo settore ma dobbiamo trovare un punto di equilibrio che ci eviti una procedura di infrazione e un lungo contenzioso. Il principio che ci muove è voler sostenere la libera iniziativa dei cittadini in forma associata nella costruzione del bene comune, perché riteniamo che sia estremamente preziosa. E cercheremo di dare particolare attenzione a tutte le organizzazioni: le piccole, le medie e le grandi, graduandone adempimenti e agevolazioni.
È troppo presto per dare una risposta definitiva. L’intenzione è agevolare al massimo gli Enti del Terzo settore ma dobbiamo trovare un punto di equilibrio che ci eviti una procedura di infrazione e un lungo contenzioso. Il principio che ci muove è voler sostenere la libera iniziativa dei cittadini in forma associata nella costruzione del bene comune, perché riteniamo che sia estremamente preziosa. E cercheremo di dare particolare attenzione a tutte le organizzazioni: le piccole, le medie e le grandi, graduandone adempimenti e agevolazioni.
In sospeso anche alcune questioni come il trattamento dei titoli di solidarietà e gli incentivi per chi investe in imprese sociali. Tocca a voi o all’Europa sciogliere questi nodi? E qual è l’obiettivo finale?
Dopo il via libera generale, su questi aspetti deve esprimersi ancora la Direzione Affari Finanziari UE. E con il Mef e l’Agenzia delle Entrate concorderemo come incentivare al meglio chi investe i propri risparmi in attività solidali. Su tutta la materia, però, intendiamo confrontarci sempre con i rappresentanti del Terzo settore. Questo è un impegno che il Governo intende onorare in maniera continuativa, con un’amministrazione condivisa che favorisca al massimo la sussidiarietà. Mettendosi al servizio del Paese, con umiltà e determinazione, cercando di costruire ponti, assicurare tutele a tutti e promuovere appunto uno sviluppo e un’economia davvero sociale. Noi ci crediamo, l’Europa ci ha dato fiducia, ora rafforziamola al massimo.
Dopo il via libera generale, su questi aspetti deve esprimersi ancora la Direzione Affari Finanziari UE. E con il Mef e l’Agenzia delle Entrate concorderemo come incentivare al meglio chi investe i propri risparmi in attività solidali. Su tutta la materia, però, intendiamo confrontarci sempre con i rappresentanti del Terzo settore. Questo è un impegno che il Governo intende onorare in maniera continuativa, con un’amministrazione condivisa che favorisca al massimo la sussidiarietà. Mettendosi al servizio del Paese, con umiltà e determinazione, cercando di costruire ponti, assicurare tutele a tutti e promuovere appunto uno sviluppo e un’economia davvero sociale. Noi ci crediamo, l’Europa ci ha dato fiducia, ora rafforziamola al massimo.
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