La guerriglia urbana ha tradito le ragioni di una mobilitazione
I cortei pro-Gaza sono stati importanti e molto partecipati: la maggior parte di chi c'era era solo indignato e non violento. Per questo gli assalti alle forze dell'ordine sono stati insensati

Le solite brutte scene di guerriglia urbana. Ieri è toccato a Milano (e in misura minore a Bologna), ma periodicamente si vedono in tutte le nostre grandi città. Quello che gli autori non capiscono, o che non vogliono capire perché evidentemente pensano che si possa invocare la pace con la violenza, è che questi assalti insensati alle forze dell’ordine finiscono per oscurare quasi del tutto la causa che si vorrebbe servire.
E no, non è colpa dei giornalisti, come pure ieri gridava qualche manifestante davanti alle telecamere nelle strade adiacenti alla stazione centrale del capoluogo lombardo. La colpa è esclusivamente di chi sceglie di tradire le ragioni di una mobilitazione che è stata diffusa in tutta Italia e molto partecipata, si parla di diverse decine di migliaia di persone da Roma alla stessa Milano, da Bologna a Torino (qui un pessimo episodio, con un’immagine della premier Giorgia Meloni data alle fiamme), da Genova a Venezia, da Napoli a Palermo.
Ecco, alla fine a questo bilancio di partecipazione si è inevitabilmente sovrapposto quello dei 60 agenti feriti e dei 10 manifestanti fermati. Eppure la maggior parte delle persone scese in piazza non era violenta, ma soltanto indignata per quanto sta accadendo a Gaza. Sotto il profilo più propriamente politico-istituzionale, inoltre, una giornata come quella di ieri distoglie l’attenzione dal fatto che ancora una volta la presidente del Consiglio eviterà il confronto in Parlamento, chiesto dalle opposizioni, sulla decisione di non riconoscere lo Stato di Palestina e sulle iniziative nei confronti d’Israele.
Nessuno mette in discussione l’autorevolezza (e la disponibilità) del ministro degli Esteri Antonio Tajani, ma forse scelte così importanti andrebbero spiegate da chi - citiamo la Costituzione - «dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile».
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