La Bocconi: così le spese mediche private creano povertà

Già oggi una famiglia su dieci affronta “pagamenti catastrofici”. «Senza interventi nelle politiche, entro il 2060 molti più italiani nei guai»
October 8, 2025
La Bocconi: così le spese mediche private creano povertà
L'Osservazione breve intensiva nel Policlinico Gemelli di Roma
Le chiamano spese “catastrofiche”. Sono quelle che, non rinviabili per la salute ma elevate, rischiano di far saltare il bilancio familiare. Secondo l’Università Bocconi di Milano, già oggi una famiglia su dieci, non trovando risposte adeguate dal Servizio sanitario nazionale, affronta questi costi imprevisti. Se non cambiano le politiche sanitarie, osservano gli esperti, entro il 2060 il peso economico della salute rischia di travolgere molti più italiani. I dati del rapporto dell’Oms, Can people afford to pay for health care? New evidence on financial protection in Italy, firmato da Giovanni Fattore, ordinario del dipartimento di Scienze sociali e politiche alla Bocconi, e Luigi M. Preti, ricercatore al Cergas della stessa università, dicono che, nel 2022 l’8,6% delle famiglie ha affrontato spese sanitarie “catastrofiche” e il 3,7% è caduto o ricaduto sotto la soglia di povertà dopo aver pagato delle cure mediche.
Il rapporto evidenzia che i più poveri spendono soprattutto in farmaci (54%), i più ricchi dal dentista (29%). Gli esborsi che possono far andare in bancarotta sono quelli che, per le famiglie più fragili, riguardano medicine e prestazioni ambulatoriali private, la cui scelta è spesso “obbligata” dalle lunghe liste di attesa nel pubblico. In quanto ai farmaci, «la cosa più inquietante è che un miliardo è impiegato per quelli di marca quando sono presenti farmaci equivalenti (generici) meno costosi». Ecco la concentrazione della spesa nel 2022: l’incidenza dei pagamenti catastrofici è stata del 27% tra le famiglie più povere, del 18% tra quelle guidate da persone economicamente inattive, del 13% tra anziani soli e dell’11% tra i nuclei con due o più figli.
«La situazione peggiorerà: dal 2025 i ticket sono aumentati in media del 5,8%, con un impatto più forte nel Sud. Nei prossimi decenni, senza investimenti mirati, il diritto alla salute rischia di diventare un lusso», avverte Fattore. «L’invecchiamento, le spinte commerciali verso trattamenti inutili e la stagnazione della spesa pubblica spingeranno più famiglie verso la povertà sanitaria». Per Preti, «senza tetti legati al reddito e con forti disparità regionali, rischiamo due Italie della salute: una dove si accede, e una dove si rinuncia». La ricerca informa che nel Sud la probabilità di impoverirsi per curarsi «è più che doppia rispetto al Nord. E la mobilità sanitaria lo conferma: nel 2022 il 72% dei ricoveri “in fuga” verso altre regioni ha riguardato pazienti meridionali». Anche a livello europeo il confronto è severo: tre anni fa, «l’Italia aveva un livello di spesa sanitaria catastrofica più alto di tutti i Paesi, fatta eccezione per il Portogallo». Il rapporto striglia l’attuale esecutivo visto che la spesa pubblica in salute in Italia (6,7% del Pil nel 2022) «resta inferiore a quella di quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, e nel 2024 la quota di popolazione a rischio povertà o esclusione sociale era del 23%, sopra la media Ue (21%)».
Tra le raccomandazioni per invertire la rotta: un tetto ai ticket proporzionato al reddito; esenzioni a tutte le persone in età lavorativa con redditi bassi; un uso maggiore di farmaci generici; il rimborso dei costi di viaggio per i pazienti più poveri costretti a curarsi lontano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA