Il cuore di Alfredo s'è fermato, il suo sogno no. E c'entra la musica

Un anno fa la morte, a 15 anni, poco dopo un'operazione per risolvere un problema congenito. La sua famiglia ha creato un Ets per portare nelle scuole la sua passione per la critica musicale
July 12, 2025
Il cuore di Alfredo s'è fermato, il suo sogno no. E c'entra la musica
La famiglia Galluzzo a Celle Ligure nell'ultimo giorno di vita di Alfredo
Una missione, un compito solenne. Lasciato da Alfredo con i suoi “Taccuini musicali” ai genitori, a suo fratello Liborio e a chi un anno fa lo ha pianto e salutato per sempre. Aveva 15 anni, Alfredo Galluzzo. Il mare e il cielo nel suo ultimo sguardo. In quella foto catturata sulla battigia da un cellulare con mamma, papà e Liborio. Loro sorridono abbracciati guardando avanti, verso chi scatta. Alfredo guarda di lato, altrove. Forse oltre. “Pronti per una nuova estate!” aveva scritto mamma Angela accompagnando quella foto felice subito postata su Facebook.
Sembrava l’inizio della quiete dopo una tempesta di sofferenze, con Alfredo reduce dall’ennesimo intervento chirurgico per una rara cardiopatia congenita. «Nei giorni tra la morte e i funerali abbiamo rinvenuto in casa i “Taccuini musicali” dove era illustrato il suo programma per il futuro. C’era un preciso progetto: dopo il liceo linguistico sarebbe andato al Dams e poi avrebbe aperto due scuole, due aziende le chiamava lui, per aiutare i giovani a diventare critici musicali”, racconta mamma Angela. Da anni, ogni venerdì, canonico giorno delle uscite discografiche, Alfredo si metteva infatti “al lavoro”, come amava dire, per ascoltare e recensire sui suoi taccuini le novità pop, rap e trap. Scritti a mano, in stampatello. Osservazioni puntuali, incentrate sui testi e sugli aspetti musicali. A dare ulteriori personali significati alle parole e ai suoni, cavalcando quell’innata passione. Che nei giorni del Festival di Sanremo trovava il suo apice, con il salone di casa Galluzzo trasformato in un piccolo teatro Ariston tra amici e parenti forniti di palette per votare le canzoni e Alfredo in veste di gran cerimoniere. Suonava anche la chitarra, l’aveva portata con sé nelle ultime uscite con gli scout del gruppo Milano97 dell’Agesci.
“Una mamma ci ha raccontato di una serata al bivacco con lui a cantare, accompagnandosi alla chitarra. Non sappiamo che canzone fosse, ma come vorremmo che qualcuno avesse filmato quel momento”. Per mamma Angela e papà Francesco, entrambi avvocati a Milano, pugliesi di origine, c’è ora un universo di musica da eternare dentro al mondo incompiuto di Alfredo. Ed è anche grazie alle loro competenze giuridiche che sono riusciti ad avere ragione degli slalom burocratici per costituire l’Associazione “Taccuini musicali di Alfredo Ets” (Ente del Terzo Settore), ottenendo pochi giorni fa anche il patrocinio del Comune di Milano. Nutrito e di prestigio il comitato tecnico composto da giornalisti musicali e addetti ai lavori, tra cui veterani della discografia come Stefano Senardi e Taketo Gohara. Mentre nel comitato artistico figurano al momento Brunori Sas e Renzo Rubino. Già otto scuole superiori di Milano avevano chiesto di partecipare prima ancora che il bando fosse online, oltre al gruppo scout di Alfredo e all’oratorio di Santa Maria del Rosario, la chiesa frequentata dai Galluzzo.
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L’Associazione, si legge sul sito, “vuole favorire percorsi di formazione, di scrittura e creazione artistica intorno alla canzone d’autore e alla critica musicale coinvolgendo i giovani durante gli anni della loro formazione secondaria. La musica e i cantautori, da sempre efficaci interpreti della contemporaneità, sono maestri perfetti per trasmettere il significato e la ricchezza della vita”. A partire dal prossimo anno scolastico ci saranno così per gli studenti le prime lezioni frontali con giornalisti ed esperti seguite da masterclass live, con l’obiettivo di portare i ragazzi a realizzare i loro primi lavori di critica musicale. Ne usciranno uno scritto, una graphic novel o una video recensione, con gli elaborati più interessanti premiati in una serata finale attorno alla data del compleanno di Alfredo (nato il 2 marzo 2009). Ogni anno si sceglierà un tema, che per questa prima edizione è “la musica e gli ultimi”.
Alfredo era nato con un’anomalia cardiaca che si chiama truncus arteriosus. Si verifica quando il tronco arterioso, struttura presente nello sviluppo embrionale del cuore, non si divide correttamente in aorta e arteria polmonare. Anomalia scoperta dopo l'ecografia morfologica. «La specialista non era riuscita a vedere bene il cuore – racconta mamma Angela -, così mi ha fatto fare una ecocardiografia una settimana dopo. E lì è emersa questa grave cardiopatia che avrebbe comportato tre interventi cardiochirurgici, il primo subito dopo la nascita. Era un venerdì quando il mondo ci è caduto addosso«. I medici ci avevano prospettato l’alta probabilità che la cardiopatia fosse associata alla sindrome di DiGeorge (dovuta a un difetto del cromosoma 22), che può dare pochi sintomi come invece invalidare molto. “Ero al quinto mese, sapevo che in ogni caso non avrei mai preso in considerazione l’interruzione di gravidanza. La vita ha sempre priorità, ma nell’agitazione del momento ho scelto di soppormi ad una funicolocentesi d’urgenza, almeno per essere preparati a quello che vita ci avrebbe riservato”. L’esame escluse la sindrome: nel nostro caso c’era soltanto la cardiopatia, non altro. Così prendemmo questa notizia quasi come un regalo del destino. Si profilava un futuro difficile, ma percorribile. La speranza tornò in noi e ricordo che andai ad accendere una candela nella chiesa di San Carlo. E Carlo è diventato il secondo nome”.
Scelto Niguarda per far nascere e subito operare Alfredo, Angela vive un profondo turbamento quando le viene proposta la procedura epidurale in vista del parto. “Questo medico non capiva perché io volessi optare per il parto naturale senza epidurale – ricorda -. Dava infatti per scontato che, vista la gravissima patologia, facessi nascere il bambino per poi accompagnarlo alla naturale morte che fatalmente sarebbe sopraggiunta. Si era completamente sbagliato, noi avevamo scelto la vita. Un neonatologo mi aveva poi detto che, soprattutto con questo tipo di patologia, per il nascituro è molto meglio il parto naturale ed io volevo evitare l’epidurale per escludere che passasse qualsiasi farmaco ad Alfredo, che già avrebbe dovuto prenderne molti”.
Alfredo finalmente viene al mondo e, come previsto, dopo 18 giorni subisce il primo intervento cardiochirurgico. Essendo arteria e aorta ancora unite, viene inserito un condotto artificiale che dovrà essere sostituito una prima volta verso i tre anni e poi dopo l’adolescenza. Ma Alfredo aveva anche un altro problema: le arterie polmonari troppo piccole. A un anno e mezzo ha così cominciato ad andare in sofferenza cardio-respiratoria perché non arrivava abbastanza sangue ossigenato ai polmoni. Bisognava riaprigli il torace: un’angioplastica alle arterie polmonari per allargarle e, in anticipo di un anno e mezzo, anche la sostituzione del condotto artificiale. A 18 mesi Alfredo supera il secondo intervento. Ma a due anni e mezzo, il cuore di Alfredo comincia ad andare di nuovo in sofferenza: è necessario inserire degli stent nei rami polmonari. Angela e Francesco frattanto aspettano l’arrivo del secondogenito, Liborio, e Angela aveva in quegli anni conosciuto altre due mamme alle prese con la stessa patologia di Alfredo, i cui figli erano seguiti all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Complice anche il trasferimento del chirurgo di fiducia di Niguarda, Angela e Francesco scelgono così Bologna in vista del futuro intervento.
Alfredo conduce intanto una vita abbastanza normale. Ormai adolescente, la musica irrompe sempre più nella sua realtà con un approccio non soltanto ludico ma quasi professionale. Tra i suoi artisti preferiti, il rapper Thasup. “Rapper e trapper li ascoltava tutti ed era colpito soprattutto da quelli che avevano storie particolari – racconta Francesco -. Ricordo che una volta volle farci ascoltare l’album di Tedua La divina commedia. Io e Angela ci fermavamo alla superficie del suono, per noi un po’ indigesto, ma lui ci faceva invece osservare i testi e la sofferta umanità che c’era dietro. Storie che coglieva e ci faceva notare. Come con 15 Piani di Sfera Ebbasta e Marracash che racconta bene la realtà di giovani e periferie. Ma anche i cantautori gli piacevano, li ascoltava con noi in macchina. Ricordo che, a un concerto di Jovanotti nel 2019, vidi per la prima volta apparire il suo inseparabile taccuino. Quella volta si era appuntato la scaletta, ma presto arrivarono le prime recensioni”.
Una pagina dei taccuini di Alfredo
Una pagina dei taccuini di Alfredo
Alfredo sapeva essere felice, ma la sua patologia continuava a mettergli il bastone tra le ruote. Nel 2012 e nel 2015 viene sottoposto nuovamente ad angioplastiche con posizionamento di stent sui rami polmonari. A marzo 2023 a Bologna viene sottoposto a un cateterismo per provare ad aprire il condotto artificiale parzialmente ostruito. L’intervento però fallisce. Serve per forza l’operazione entro un anno perché il cuore sta andando troppo in sofferenza. Alfredo a settembre comincia intanto il liceo linguistico all’istituto Agnesi. Amava le lingue, forse un tutt’uno con la sua innata musicalità. Oltre all’inglese, masticato anche con le canzoni, gli piaceva il russo. “Alfredo apprezzava e accettava tutto quello che gli succedeva – osserva papà Francesco -. Aveva una resilienza rara. Era un bambino sorridente, nonostante tutto. Lui accettava e trasformava. La sua frase era: non preoccupatevi, io sto bene”.
Si avvicina l’ora dell’intervento definitivo. Quello previsto dal destino fin prima di nascere. Deve arrivare la chiamata da Bologna. A febbraio arriva intanto il Festival di Sanremo con il consueto domestico rituale e l’8 marzo approda a casa Galluzzo anche il concerto “Porto il Natale” del cantautore pugliese Renzo Rubino, rinviato durante le feste. Proprio quel giorno sul cellulare di Angela arriva il messaggio dal sant’Orsola che annuncia l’intervento per il mese successivo. “Stavolta Alfredo per la prima in vita sua aveva reagito male – ricorda la mamma -. Aveva sempre accettato tutto, ma quella volta mi disse: ho paura che cambi qualcosa dentro di me”. Il 29 aprile entra in sala operatoria. Gli impiantano un homograft, un condotto naturale prelevato da un altro individuo. Dieci ore di difficile intervento: per i tessuti già cicatrizzatisi due volte, per la rimozione del condotto messogli nel 2010 a 18 mesi e per questo nuovo innesto. Una settimana in terapia intensiva, la dialisi per depurare il sangue e delle trasfusioni. “Era molto alterato, ma alla fine era lui che consolava noi. Quando gli ho potuto dare la prima mousse e un goccio di ace mi ha detto: mamma, sono felice”.
Alfredo nel soggiorno del reparto di cardiochirurgia pediatrica, maggio 2024
Alfredo nel soggiorno del reparto di cardiochirurgia pediatrica, maggio 2024
Arrivano però delle complicazioni. Si ipotizza un versamento, poi la febbre e lo spauracchio di una infezione da candida forse presa in sala operatoria o dovuta all’ago cannula. La mattina di mercoledì 29 maggio Alfredo si sveglia con una forte mancanza di fiato. “Io comincio a urlare ma non arriva nessuno perché era l’ora del cambio di turno infermieristico – racconta Angela, sempre rimasta in ospedale al fianco del figlio -. Ancora in borghese entra in stanza un’infermiera, vede Alfredo cianotico, gli attacca l’ossigeno e allerta il medico. L’ecg però non mostra alterazioni cardiache e anche il monitor non segnala anomalie. Il dottore ipotizza un attacco di panico e il primario non modifica il programma che prevedeva le dimissioni per il 31 maggio”. Torna un momentaneo ottimismo. Ma la notte precedente le dimissioni irrompe in stanza un’infermiera, si fionda su Alfredo e gli attacca l’ossigeno: la saturazione era scesa a 70, su 100. L’indomani, era un venerdì, Alfredo si mette ad ascoltare le nuove uscite discografiche e scrive le sue recensioni, sognando finalmente di lasciare l’ospedale, dopo quasi 40 giorni. Il medico gli dice però che per quella pesante desaturazione non può essere dimesso. Vanno fatte delle verifiche. Da pneumologo, otorino, cardiologo i giorni successivi però nessun veto. Tutto sembra a posto. E la mattina del 3 giugno Alfredo viene dimesso con un controllo già fissato per il 18 .
Si torna a casa. Alfredo gusta subito a cena il suo piatto preferito, spaghetti con le vongole. Quella notte non dorme. Troppo stanco e agitato. Il giorno dopo diserta, suo malgrado, gli scout. La notte di martedì passa invece tranquilla e l’indomani Alfredo va a scuola per salutare i prof, quindi il giorno dopo partenza per il mare. “Sabato mattina a Celle Ligure ci svegliamo un po’ tardi e osservo Alfredo che mi sembra leggermente cianotico. Ma forse era una mia ossessione dopo quei terribili episodi in ospedale. Andiamo in spiaggia e, visto il tempo fresco, decidiamo di mangiare lì. Dopo pranzo Francesco era rientrato a casa perché un po’ stanco. Scendeva qualche goccia di pioggia e io, Alfredo e Liborio ci eravamo riparati al bar dello stabilimento balneare a giocare a carte. Abbiamo riso molto, sembrava tutto a posto. Smette di piovere e torniamo in spiaggia. Verso le 16.30 arriva Francesco e viene anche un amico di Alfredo che si butta subito in acqua. Alfredo però ha l’ordine dei medici di non bagnarsi ancora e si arrabbia: “se non posso fare il bagno allora vado a casa”. Si allontana, chiedo a Francesco di seguirlo, mentre io vado in bagno e lì lo trovo privo di sensi. Il titolare dei bagni chiama immediatamente soccorsi. Un cardiologo che era lì presente comincia a fargli il massaggio cardiaco. A un certo punto il cuore riprende a battere, ma poco dopo Alfredo va ancora in arresto cardiaco. Non c’è più niente da fare”. Angela, Francesco e Liborio sono annichiliti.
Evidentemente non era tutto a posto, come avevano detto i medici e sentenziato gli esami diagnostici alla dimissione. Angela telefona, per primo, al parroco, don Marco. “Non potevo chiamare mio fratello perché in quel momento era in sala parto. Mentre Alfredo andava via, nasceva mia nipote. Che avrebbe dovuto nascere una settimana dopo. Abbiamo subito chiesto se potevamo donare gli organi, ma era stato troppo tempo senza ossigeno. Neanche questa consolazione”. Il pm frattanto aveva già deciso di disporre l’autopsia, con l’apertura di un procedimento penale contro ignoti.
Il funerale si svolge il 15 giugno e una folla immensa gremisce la chiesa di Gesù Buon Pastore e San Matteo, in via Caboto, a Milano. Un mese fa, lo scorso 9 giugno, la messa di suffragio a un anno dalla morte viene celebrata a Santa Maria del Rosario, la loro parrocchia (inagibile l’anno prima) e di nuovo la chiesa è piena. I taccuini musicali di Alfredo, rimasti bianchi per oltre un anno, torneranno ora ad animarsi. Nel suo nome vibreranno ancora.

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