Grace, Pauline e le vittime di tratta che vittime non sono più

Due storie raccontano il dramma dello sfruttamento ma danno speranza ai volti invisibili ancora in trappola. Le rete Talitha Kum: nel 2024 raggiunte 940mila persone
July 29, 2025
Grace, Pauline e le vittime di tratta che vittime non sono più
Talitha Kum | Un evento a Roma nei mesi scorsi con Talitha Kum
Grace è riuscita a sfuggire ai trafficanti a Dubai, chiedendo aiuto in modo rocambolesco alla chiesa locale. Caduta, come tante, nella trappola di lasciare la propria famiglia con la promessa di un lavoro dignitoso altrove era finita nel vortice dello sfruttamento. Grazie a una religiosa è stata messa in contatto con le sorelle di Talitha Kum in Nigeria che le hanno permesso di seguire un corso di ristorazione. Dopo sette-otto mesi di permanenza a Villa Bakhita, Grace è riuscita a iniziare la sua attività insieme alla sua famiglia. «Grazie all’aiuto e alla preghiera della rete di Talitha Kum - racconta - ho trovato il coraggio di rimettermi in piedi e camminare sulle mie gambe». Ora, mentre la sua impresa va avanti, Grace sta conseguendo una laurea in nutrizione con una borsa di studio». Grace è una delle donne che è riuscita a liberarsi dal laccio dei suoi aguzzini e rimettersi in carreggiata.
Così come Pauline che, vittima di violenza domestica in adolescenza, è stata in grado di costruire nel 2019 Report of a queen nella periferia di Nairobi, in Kenya, un centro di formazione e sostegno pratico per le vittime di tratta. «Dopo quello che mi è successo in famiglia - spiega nel raccontare la sua storia in videochiamata - ho voluto dedicare il mio tempo a chi ha vissuto il mio stesso dolore. Oggi nel centro seguiamo più di 100 persone, abbiamo 17 ragazze iscritte a scuola e tante altre seguono i corsi di moda e grafica che abbiamo attivato. Da quando abbiamo aperto abbiamo aiutato più di 360 persone a vedere la propria vita come opportunità e capacità di fare».
Per donne che hanno avuto la forza di aprirsi nel raccontare la loro tragedia umana ci sono altrettanti volti e mani pronti ad ascoltare e abbracciare. Così come Claudia Ponte, giovane volontaria della rete Talitha Kum nel 2024. Occhi profondi e voce argentina, fatica a trovare le parole giuste per descrivere quale scuola di vita sia mettersi accanto a chi ha vissuto la violenza della tratta. Cosa lascia questa esperienza? «Si comprende con chiarezza quanto sia importante rompere le catene del silenzio, dell’indifferenza e del buio in cui vivono queste persone - esordisce - ho imparato che essere giovani non è un limite, ma è un punto di forza e in più può portare un approccio diverso nell’aiutare le vittime». Combattere la tratta «è compito di ognuno di noi, non solo dei governi - prosegue - e noi volontari con la nostra convinzione siamo semi di speranza che sono certa sapranno fiorire».
Ci sono storie di rinascita che aiutano a guardare con occhi diversi i numeri, in crescita, della piaga della tratta di essere umani nel mondo. Sono i volti di chi ha saputo rompere il muro di indifferenza e ha dato voce e fiducia alle vittime. Nel corso dell’ultimo anno, Talitha Kum, la rete internazionale di suore, alleati e partner fondata nel 2009 all’interno dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG), più di 46mila vittime-sopravvissute hanno ricevuto un supporto diretto, segnando un aumento del 19%. Nel rapporto dell’attività 2024, in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di persone, si legge infatti che i servizi – tra cui alloggi sicuri, supporto psicologico informato sul trauma, assistenza legale e percorsi di formazione professionale – sono cresciuti del 26%, in particolare in Asia e nelle Americhe. Talitha Kum ha raggiunto 939mila persone in tutto il mondo, registrando un aumento del 20% rispetto al 2023. Per la prima volta, inoltre, sono stati raccolti dati disaggregati su donne, ragazze e bambini raggiunti attraverso i programmi della rete. Nel dettaglio 222.573 donne e 204.044 bambini (maschi e femmine) sono stati coinvolti in attività di prevenzione e sensibilizzazione. 31.157 donne e ragazze hanno ricevuto cure dirette e supporto come vittime-sopravvissute.
«Il 2024 è stato segnato anche dal crescente impatto dei conflitti armati in diversi Paesi africani, in Myanmar, in Ucraina e in Medio Oriente. Nonostante queste sfide, Talitha Kum ha ampliato il proprio sostegno alle vittime e ai sopravvissuti. La nostra azione di advocacy si è rafforzata in tutte le regioni», sottolinea Suor Abby Avelino coordinatrice di Talitha Kum internazionale, che ricorda come «il programma Giovani Ambasciatori ha continuato a crescere, coinvolgendo giovani leader che sensibilizzano sia online che nei territori, mobilitando altri all’azione». Il Rapporto, aggiunge Suor Oonah O’Shea, presidente Uisg, «illustra l’attuazione delle priorità strategiche della rete e mette in evidenza l’ampiezza del suo raggio d’azione, resa possibile dalla straordinaria dedizione delle suore religiose, dei loro collaboratori e di tanti partner attivi nei territori».
Un discorso in particolare merita l’accesso alla giustizia delle vittime, invece, che registra un calo del 26%, in particolare in Europa e in Africa. Tuttavia in Asia si sono registrati progressi significativi. Nonostante ciò, è l’analisi dei dati che fa Silvia Scarpa della John Cabot University, «va fatta una riflessione sulla disconnessione tra i processi legali e quelli sociali, tentando di garantire sempre di più l’accesso alla giustizia e poi il reinserimento in società».
Uno dei fenomeni su cui fare maggiore attenzione è dell'e-trafficking, cioè il reclutamento online che intrappola donne e ragazze nei circuiti dello sfruttamento sessuale e della pornografia. Un allarme, questo, lanciato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII all’interno del il report 2025 “Tratta: Comprenderne le cause e proteggere le persone sfruttate, nel lato torbido delle migrazioni”. Secondo l’associazione, sono oltre 10mila le vittime di tratta in Ue e 50 milioni di persone nel mondo. «La nostra esperienza dimostra che intervenire tempestivamente durante gli sbarchi e lungo le rotte migratorie, come facciamo in Grecia, è essenziale per proteggere le persone più vulnerabili», sostiene l’associazione fondata da Don Benzi. Nella lotta contro la tratta di esseri umani, precisa infine il presidente della Comunità Matteo Fadda - «facciamo appello al governo affinché mantenga alta l'attenzione sulla prevenzione. È fondamentale per evitare il rischio di re-trafficking, spesso legato a fenomeni di caporalato, reclutamento nelle reti dello spaccio o della microcriminalità».

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