Gli hotel hanno deciso di portare Booking in tribunale

L'associazione europea degli albergatori presenta una class action contro la piattaforma: vogliono indietro il 30% delle commissioni pagate e ritenute illecite dalla Corte europea. Via alla battag
July 6, 2025
Gli hotel hanno deciso di portare Booking in tribunale
ANSA |
Il passaggio da “vetrina” pubblicitaria a “recinto” con regole ferree è stato lento ma costante. La rivoluzione digitale del turismo ha tra i suoi protagonisti indiscussi Booking.com. È l’agenzia di viaggi online – in gergo tecnico Ota, acronimo inglese di Online travel agency – più diffusa a livello europeo. Ha dato visibilità e nuovi clienti alle strutture ricettive, ma con il tempo la multinazionale americana con sede in Olanda ha finito per monopolizzare il mercato. Con commissioni elevate e clausole contrattuali rigide. Un meccanismo che va avanti da vent’anni e che adesso Federalberghi, insieme con Hotrec, l'associazione europea dell'ospitalità, e alle associazioni di settore di altri 25 Paesi sperano di ribaltare. Chiedendo i danni con un’azione legale collettiva.
Il punto di partenza è una sentenza della Corte di giustizia europea dello scorso settembre che ha dichiarato fuori legge le clausole di parità tariffaria imposte dalla piattaforma (la cosiddetta parity rate che impediva di vendere le camere a prezzi inferiori). Negli ultimi venti anni hanno impedito la concorrenza sui prezzi tra Booking.com e altre realtà come Expedia, Airbnb, Trivago, limitato le vendite dirette sui siti degli alberghi e gonfiato le commissioni.
Gli albergatori europei si sono rivolti ad un team di legali specializzati in concorrenza, che si è fatto carico delle spese legali in cambio di una percentuale, per chiedere un risarcimento e recuperare una parte significativa, si parla del 30% più gli interessi, delle commissioni pagate dal 2004 al 2024.
Alexandros Vassilikos, presidente di Hotrech, ha spiegato che gli albergatori hanno sopportato a lungo condizioni inique e costi gonfiati. «Ora è il momento di unirsi e chiedere giustizia. Questa azione collettiva lancia un messaggio forte: le pratiche abusive nel mercato digitale non passeranno inosservate».
Di ricostruzioni inesatte e fuorvianti ha parlato la piattaforma chiamata in causa. «Questo pronunciamento non apre la strada a richieste di risarcimento danni. Se necessario continueremo a dimostrare in sede giudiziaria che le clausole non hanno effetti anticoncorrenziali».
Numeri ufficiali non ce ne sono ma in Italia l’adesione all’azione legale, alla quale si potrà aderire sino al prossimo 31 luglio, è elevata. Con cifre a tre zeri ha assicurato il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara. «La sentenza della Corte europea, che è arrivata anch’essa su segnalazione degli albergatori, ha chiarito un principio base: le clausole erano scorrette. Adesso ci sono cinque anni di tempo per chiedere il risarcimento. La possibilità di successo è alta e per gli alberghi non ci sono costi, occorre solo produrre le fatture relative ai pagamenti fatti». In Italia ci sono 32mila alberghi che offrono ospitalità tramite la piattaforma, in totale si parla di qualcosa come 100mila strutture. In media, circa il 40% del loro giro d’affari arriva da Booking.com. Il vero nodo è il peso delle commissioni. che negli anni è salito. «Diciamo che la commissione base, quella minima, è del 18% che sale con un meccanismo complesso in base alla visibilità richiesta. In media si parla del 25-30%. Le clausole di parità tariffaria in Italia erano già vietate dal 2017 ma pochi mesi fa l’Antitrust ha chiuso un’istruttoria sull’applicazione, sotto altro nome, delle stesse prassi» ha spiegato Nucara. Il problema per Federalberghi è la disparità di forze in campo: le piattaforme sono dei “giganti”, mentre le strutture alberghiere sono piccole, spesso a conduzione familiare.
IMAGOECONOMICA
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Altro tasto dolente, in tema di concorrenza sleale, il far west degli affitti brevi. «Il nostro giudizio sul Cin, il codice che individua ogni struttura, è positivo perché mette a fuoco il problema, consente di mappare il mercato. Non basta un numeretto a risolvere i problemi: servono trasparenza fiscale e contrasto all’evasione. Purtroppo ci sono molte strutture prive di Cin che appaiono sulle piattaforme: solo su Airbnb ne abbiamo contate 50mila. Chiediamo di avere le stesse regole visto che siamo sullo stesso mercato, non è giusto nascondersi dietro il concetto di locazioni». Per Nucara un aspetto sul quale sinora non si è riflettuto abbastanza è la “reputazione” dell’ospitalità made in Italy: chi alloggia in strutture non a norma, basti pensare all’obbligo di avere l’estintore e il rilevatore di fughe di gas che sono stati accolti con una levata di scudi dai proprietari di case, o fatiscenti avrà una brutta opinione dei servizi turistici italiani.
In vista dell’estate le previsioni di Federalberghi sono neutre con un doppio binario per le presenze straniere e quelle italiane. «Ci aspettiamo che il mercato continui a dare più soddisfazioni per gli stranieri, soprattutto nell’area dei “dollari” vale a dire Stati Uniti, Canada e Australia. Certo c’è una forte incertezza legata alle guerre in corso. Per quando riguarda il mercato interno ci sono lievi peggioramenti che confermano un trend negativo».
Il Giubileo, così come le Olimpiadi invernali del 2026 e i grandi eventi in genere, secondo Nucara sono momenti di “semina” e non di raccolta. «Molti non vengono per paura dell’eccessiva confusione, lo stiamo verificando anche quest’anno». Discorso diverso per gli italiani, costretti a tagliare le vacanze perché l’inflazione ha ridotto gli stipendi e gli adeguamenti contrattuali hanno coperto solo in parte quel 15% di aumento dei prezzi. Risultato: le vacanze si accorciano, si risparmia sui pasti fuori casa e si tende, grazie anche alle piattaforme, a fare più prenotazioni per poi cancellarle all’ultimo minuto. Ma c’è un altro fenomeno di lungo periodo che preoccupa gli operatori e riguarda il ruolo delle pensioni come “ammortizzatore sociale” per le famiglie. «Il progressivo invecchiamento della popolazione, con più persone in pensione con maggiore disponibilità economica e di tempo – ha aggiunto Nucara – non si è tradotto in quell’aumento dei flussi turistici né in quella destagionalizzazione che ci si aspettava».

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