Flotilla, fermati 46 italiani: «Stanno bene». Tel Aviv: fine della provocazione
Gli attivisti raccontanodi essere stati aggrediti con acqua putrida sparata con idranti. Circa 400 sono stati condotti nel carcere di Ketziot in attesa del rimpatrio. Meloni: missione senza b

Le comunicazioni dirette con gli equipaggi della Global Sumud Flotilla si fermano pochi istanti prima dell’abbordaggio dell’Idf in acque internazionali, mercoledì notte. Da lì in poi le notizie arrivano dalle autorità di Tel Aviv e dalla Farnesina, oltre che dai legali degli attivisti e dalle poche imbarcazioni sfuggite in un primo momento alla Marina di Tel Aviv. Flotilla Tracking, il sito che monitora il percorso delle navi della Gsf, ne segnala tre. La prima è la Summertime-jong (imbarcazione di supporto legale e medico), che decide di puntare verso Cipro, ma poco dopo le 18 non viene più tracciata. Poi la Mikeno, che invece riesce ad arrivare al largo di Gaza, l’unica nave in grado di eludere il blocco. Sul web circolano immagini di palestinesi che la scorgono dalla costa ed esultano, ma l’Idf nega: «Nessuna imbarcazione è arrivata davanti alla Striscia». Infine la Marinette, che rimane a distanza, ma sempre sulla rotta principale.
In mattinata un post del ministero degli Esteri israeliano dà conto dell’esito dell’operazione: «La provocazione è finita, tutti sono sani e salvi e stanno viaggiando verso Israele». Più tardi l’Idf parla di 400 attivisti arrestati e 41 navi intercettate, spiegando che l'operazione è durata 12 ore ed è stata condotta dalle forze del commando navale Shayetet 13 assieme all'unità di sicurezza Snapir e ad altre forze della Marina. Il premier Israeliano, Benjamin Netanyahu esulta: «L’azione ha impedito a decine di imbarcazioni di entrare nella zona di guerra ed ha respinto una campagna di delegittimazione di Israele. Lodo i militari e i comandanti della Marina che hanno condotto la loro missione nel giorno dello Yom Kippur nel modo più professionale ed efficiente possibile».
Da Roma il titolare degli Esteri Antonio Tajani fa sapere che gli italiani sono 46: «Stanno tutti bene – spiega – e l'Unità di crisi è in contatto con i legali degli imbarcati. Israele farà un'unica espulsione coatta».
Secondo un primo resoconto della Flotilla, l’abbordaggio dell’Idf viene preceduto da un’aggressione con idranti caricati ad acqua putrida e dall’interruzione delle comunicazioni. Diverse imbarcazioni vengono fermate da una barriera a catena (installata in acque internazionali). Gli attivisti parlano di «un rapimento illegale in aperta violazione del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali» e chiedono che «governi, leader mondiali e istituzioni internazionali intervengano immediatamente per ottenere informazioni sui partecipanti scomparsi, garantire la loro sicurezza e richiederne l'immediato rilascio».
I fermati vengono poi scortati al porto di Ashdod. Adalah, il team legale che si occupa dei diritti delle minoranze arabe in Israele, lamenta l’impossibilità di raggiungerli, parlando di udienze per le espulsioni iniziate senza l’assistenza delle difese. Poco dopo, però, fa sapere di aver ottenuto l'accesso allo scalo. Gli avvocati spiegano che i fermati, compresi i parlamentari e i giornalisti, sono destinati al carcere di Ketziot, dove dovranno attendere che le procedure di rimpatrio vengano espletate. A tutti, informano da Adalah, «verrà chiesto se intendono firmare un documento in cui si dichiarano responsabili dell'ingresso illegale in Israele e di accettare l'espulsione: in questo caso lascerebbero il Paese molto presto».
Da Copenaghen, dove è impegnata nel vertice informale Ue, interviene anche Meloni: «Faremo tutto quello che possiamo perché queste persone possano tornare in Italia il prima possibile». Poi però aggiunge: «Continuo a ritenere che tutto questo non porti alcun beneficio al popolo della Palestina, in compenso mi pare di capire che porterà molti disagi al popolo italiano. Lo stesso popolo italiano che ancora ieri veniva ringraziato dai palestinesi per il lavoro che sta facendo». È l’innesco di una polemica che va avanti per tutta la giornata con reazioni indignate dei leader dell’opposizione. Anche la Cisl, con la segretaria generale Daniela Fumarola, interviene condannando il blocco della Gsf e auspicando «il ritorno in piena sicurezza di tutte le persone a bordo».
Per qualche ora circola anche la voce che l’Idf potrebbe addebitare agli attivisti il costo del volo per il rimpatrio, ma la circostanza viene smentita dagli stessi avvocati della Flotilla: «È improbabile che accada».
In serata il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rassicura anche lui sulle condizioni di salute degli italiani, aggiungendo che oggi «il nostro ambasciatore potrà probabilmente vederli». Poi ringrazia il suo omologo Israel Katz «perché non è accaduto nulla a nessun cittadino» e «per fortuna è avvenuto tutto in modo soft. Ora – aggiunge – aspettiamo che passi il tempo necessario e che i cittadini facciano rientro». Crosetto spiega anche che dal suo punto di vista l’azione di Israele «è lecita», perché «il blocco navale è considerato legittimo» ed è stato già considerato tale «dieci anni fa dalle Nazioni Unite». Il riferimento è all’azione dell’Idf contro una precedente missione, durante la quale morirono dieci persone a bordo di una nave turca.
Si chiude così il primo capitolo della missione, che però non termina qua: altre 45 barche partite ieri dalla Turchia raggiungeranno presto le stesse acque.
© RIPRODUZIONE RISERVATA





