Dieci idee sull'acqua: ecco le richieste al governo
di Paolo Viana
Un documento di Legambiente e Utilitalia fa il punto sullo stato del sistema idrico nel nostro Paese. «Subito Piani anti-alluvione e per la gestione della siccità»

Legambiente fa dieci proposte al governo per gestire l’acqua in tempi di siccità e alluvioni. Il documento è frutto della VII edizione del Forum nazionale sull’acqua dedicato a “La resilienza idrica in Italia” e organizzato a Roma insieme a Utilitalia, che rappresenta le aziende che gestiscono gli acquedotti e la rete di distribuzione del gas e dell’energia elettrica. Insomma, una visione di parte del problema, perché il forum rappresenta l’industria ma non i cittadini che consumano la risorsa idrica – e che la legge Galli mette in cima alle priorità della gestione di questa risorsa – sia il mondo agricolo che rappresenta il secondo utilizzatore prioritario, cioè prima dell’industria, ma che avanza proposte concrete. Il documento parte dalla situazione climatica: 142 eventi siccitosi dal 2017 al 22 settembre 2025 e 179 stati di emergenza per alluvione, 6,8 miliardi di perdite per la grande sete e - dal 1999 al 2024 - 20,48 miliardi spesi per la mitigazione del dissesto idrogeologico... Molto meno pacifica è la parte dell’analisi che richiama il tema della qualità delle acque e punta il dito contro l’inquinamento chimico causato da nutrienti da agricoltura. Ma vediamo cosa propone concretamente il Forum al governo Meloni.
Per una migliore governance chiede la piena implementazione della Direttiva Quadro Acque e di tutte le normative collegate alla gestione della risorsa e all’adattamento ai cambiamenti climatici, finanziando prioritariamente gli interventi per prevenzione, mitigazione e adattamento agli eventi estremi. «È necessario uscire dalla logica emergenziale con Piani anti-alluvione e Piani per la gestione della siccità che vanno condivisi tra istituzioni e comunità locali» e serve «conoscenza, trasparenza e comunicazione per coinvolgere attivamente i cittadini, imprese e istituzioni locali in una governance collaborativa e multilivello». Su questo punto vien da dire che se è chiara la richiesta di «accelerare sulla costruzione dei bilanci idrici, per definire poi obiettivi nazionali su scala di bacino», quella di «fornire informazioni aggiornate e tempestive sulla quantità e la qualità dell'acqua» sembra non tener conto che esistono già delle competenze a livello regionale. Anche la richiesta di una nuova governance democratica non è facilmente comprensibile, atteso che c'è stato un referendum sulla materia.
Il Forum chiede anche di «ridurre i consumi e migliorare l'efficienza idrica» e si schiera in difesa del deflusso ecologico: anche in tempi di siccità, quando cioè non c’è abbastanza acqua per tutti, Legambiente propende perché la si tenga nei fiumi e chiede di «impedire la sottrazione delle risorse al ciclo naturale». Una richiesta che si scontra con le esigenze di agricoltori e consumatori, ma non con l’industria energetica che non è toccata dal problema, perché turbina a monte dei corpi idrici. La distanza di quest’analisi dagli altri comparti diventa palese quando il Forum si occupa di agricoltura, l’unico settore su cui il documento fornisce delle indicazioni concrete, per quanto controverse. La prima è «occorrono pratiche irrigue efficienti»: sono decenni che, per abbassare il costo aziendale dell’acqua, le imprese agricole adottano tecnologie d’avanguardia in questo campo; laddove poi si chiede «la diversificazione colturale in funzione del rischio idrico», sembra che si voglia imporre alle imprese cosa coltivare e cosa no. Più convincente il rigore usato dal documento sull’inquinamento da Pfas. Infine, il documento chiede di investire di più su controllo e monitoraggio sull’uso e sugli scarichi nei settori agricolo, industriale ed edilizio; sulla costruzione e sull’adeguamento e messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione.
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