Cattolici e musulmani da Milano: chi voleva distruggere ha costruito ponti
di Redazione
Una delegazione musulmana nella chiesa di Santa Maria di Caravaggio. (Vito Salinaro)

«Chi voleva distruggere in realtà ha solo costruito ponti». L’imam Muhyiddin Bottiglioni, della Comunità religiosa islamica italiana, e don Paolo Croci, vicario parrocchiale, si abbracciano davanti all’altare della chiesa di Santa Maria di Caravaggio, a Milano, poco prima dell’inizio della Messa delle 11.È questo il gesto scaturito dai fatti di Rouen. Il sacerdote e Bottiglioni lo condividono con altri imam (tra loro Abd al-Hakim Carrara e Abd as-Sabur Turrini) e rappresentanti di centri islamici e associazioni. La loro diventa una testimonianza storica. Per i musulmani, una «vicinanza fraterna e sacrale ai fratelli cristiani»; per la comunità che accoglie è un passo che cementa un percorso di dialogo, e colloca un altro mattone sulla via della reciproca conoscenza. La delegazione musulmana, che annovera il Coreis, la Casa della comunità islamica di via Padova, gli islamici somali e quelli di rito Sufi, si compone di una decina di persone. E trova posto nei primi due banchi della parrocchia milanese presa d’assalto da giornalisti e fotografi. Telecamere e microfoni non distraggono però i fedeli che la domenica si ritrovano qui per la Messa. Anzi, la gente apprezza: «È il momento di compiere gesti che avvicinino», dichiara una signora che da decenni frequenta la parrocchia. Ma anche due giovani fidanzati non hanno dubbi: «Non sapevamo di questo appuntamento, ma è stato bello vedere in chiesa persone di una diversa religione. Dio è uno solo». «In questo posto - dice don Croci - noi troviamo la forza per vivere il presente e per costruire il nostro futuro. In questo momento il futuro è più vicino». Tocca a Bottiglioni parlare a nome degli ospiti: «Con questo saluto - dice - vogliamo dare un segno concreto di profondo rispetto della sacralità della vita, dei luoghi di culto, dei riti e dei ministri del cristianesimo. È una testimonianza di compartecipazione che si realizza in tante chiese: da Lille ad Agrigento, da Marsiglia a Vicenza, da Parigi a Roma e Milano». Questo è, prosegue l’imam, «un segno concreto, non teorico o di circostanza» che vuole contribuire a edificare «uno spirito di riconoscimento reciproco» e di «coesistenza pacifica cui tutti siamo chiamati». I musulmani assistono alla Messa. Lo scambio della pace lascia qualcosa in più tra i fedeli. Ma sono le parole di Paolo, nella Lettera ai Romani, a far riflettere più di tutto: «Se possibile - esorta l’apostolo -, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti».
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