Baturi: «La partecipazione dei cattolici in politica motivo di speranza»
di Igor Traboni
Il segretario della Cei, dopo il Consiglio permanente, affronta temi di stretta attualità. Autonomia differenziata: tutelare sempre la solidarietà. E su Trump: prima la dignità umana

La Cei non ha «un progetto politico-partitico» ma «registriamo un grande fermento, un desiderio di partecipazione dei cattolici, che ci dà tanta speranza». Così il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Giuseppe Baturi, ha risposto all’incalzare di domande, nell’incontro con i giornalisti dopo il Consiglio episcopale permanente tenutosi da lunedì 20 a mercoledì 22 gennaio, sulla presenza e la partecipazione dei cattolici italiani in politica, soprattutto alla luce dei recenti incontri di Milano e Orvieto. Una partecipazione che sta diventando anche «desiderio di protagonismo: non perché la politica debba essere cattolica, ma perché i cattolici, a partire dalla dottrina sociale della Chiesa, pensano di poter dire qualcosa proprio a partire da questa identità e da determinati valori», ha sottolineato Baturi, ricordando che il tutto è venuto fuori dalla Settimana sociale di Trieste, con una eco che prosegue con varie iniziative «fatta salva la responsabilità personale e alla luce della dottrina sociale della Chiesa». Ecco perché i vescovi italiani guardano «con fiducia al fatto che ci siano luoghi di confronto dove, pur nella legittima pluralità, i cattolici possano riconoscersi e dialogare. Ci sembra un fronte in movimento che ci dà tanta speranza. Vogliamo provare ad accompagnare questa voglia di partecipazione, prevedendo luoghi di confronto capaci di elaborare piattaforme comuni, proprio come è avvenuto a Trieste». Quello che i vescovi stanno cogliendo come ulteriore, positivo segnale, è il fatto che da queste iniziative discende «la presa sul serio di una fede capace di incidere nella realtà, una fede che incide sui significati del vivere e che non ha paura di coltivare il futuro. Per noi il tema politico è quello di una visione, che non mi sembra possa coincidere con una formazione politica, ma si declina facendo dialogare i cattolici appartenenti ai diversi schieramenti».
Un altro tema di stretta attualità trattato dal segretario della Cei, è stato quello dell’autonomia differenziata, alla stregua della decisione della Consulta che ha dichiarato non ammissibile il referendum, ribadendo la posizione dei vescovi già espressa in un documento del maggio 2024, con esplicito riferimento ai principi di solidarietà e sussidiarietà.: «Siamo per un’autonomia che non sia particolarismo e una solidarietà che non sia assistenzialismo. La Consulta - ha ricordato Baturi - aveva già indicato al Parlamento sette punti di emendamento» e, rifacendosi anche a quelli, «a noi interessa poter intervenire perché ad ogni uomo, in qualunque parte del Paese esso viva, vengano assicurate le condizioni di vita giuste e i diritti costituzionalmente garantiti, nella legittima autonomia e necessaria solidarietà. Adesso il nostro interesse è quello di continuare il dialogo».
Di attualità in attualità, ecco che Baturi è stato sollecitato a rispondere anche ad una domanda sulle prime mosse del presidente americano Trump: «Azioni politiche, o anche parole, che possono sembrare o che si rivelano un danno alla dignità dell’uomo troveranno sempre il nostro dissenso, da qualsiasi parte queste parole o queste misure possano provenire. A noi interessa la dignità umana, la protezione della vita, la sua dignità, che si misura in termini di accoglienza e di accompagnamento», temi che peraltro - ha rimarcato il segretario della Cei - sono stati ribaditi da papa Francesco nel telegramma inviato a Trump nel giorno del suo insediamento.
Baturi ha affrontato anche l’argomento della tutela dei minori, richiamando «lo studio-pilota sugli abusi segnalati e trattati dagli ordinari diocesani nel periodo 2001-2021» che « ha già finito la sperimentazione e verrà presentato a fine anno. Confidiamo che possa essere un tassello importante per un’ulteriore indagine», ma pronti a raccogliere anche le istanze sul modo di procedere provenienti da varie diocesi, come nel caso di quella di Bolzano-Bressanone.
Ma note più che positive per la Chiesa italiana arrivano intanto «dalla grande partecipazione dei fedeli al Giubileo, anche nelle singole diocesi, con un moltiplicarsi di iniziative che aprono a quella speranza «che è annuncio e sfida, desiderio del bene». Ecco allora, tanto per fare alcuni esempi, l’attenzione al mondo delle carceri (la Chiesa di Cagliari, di cui Baturi è arcivescovo, ha assunto un detenuto «come segno di speranza») e a quella realtà dei poveri che si palesa anche nell’anziano che non può affrontare una spesa medica improvvisa o una famiglia che non riesce più a pagare il mutuo. Anche per questo, come ha annunciato don Marco Pagniello, direttore Caritas Italiana, nasce un progetto di microcredito della Cei, con cui si conta di erogare almeno 30 milioni di euro per le necessità di persone fisiche: «un altro strumento che diocesi e Caritas hanno per sostenere e accompagnare le persone in difficoltà».
Un altro tema di stretta attualità trattato dal segretario della Cei, è stato quello dell’autonomia differenziata, alla stregua della decisione della Consulta che ha dichiarato non ammissibile il referendum, ribadendo la posizione dei vescovi già espressa in un documento del maggio 2024, con esplicito riferimento ai principi di solidarietà e sussidiarietà.: «Siamo per un’autonomia che non sia particolarismo e una solidarietà che non sia assistenzialismo. La Consulta - ha ricordato Baturi - aveva già indicato al Parlamento sette punti di emendamento» e, rifacendosi anche a quelli, «a noi interessa poter intervenire perché ad ogni uomo, in qualunque parte del Paese esso viva, vengano assicurate le condizioni di vita giuste e i diritti costituzionalmente garantiti, nella legittima autonomia e necessaria solidarietà. Adesso il nostro interesse è quello di continuare il dialogo».
Di attualità in attualità, ecco che Baturi è stato sollecitato a rispondere anche ad una domanda sulle prime mosse del presidente americano Trump: «Azioni politiche, o anche parole, che possono sembrare o che si rivelano un danno alla dignità dell’uomo troveranno sempre il nostro dissenso, da qualsiasi parte queste parole o queste misure possano provenire. A noi interessa la dignità umana, la protezione della vita, la sua dignità, che si misura in termini di accoglienza e di accompagnamento», temi che peraltro - ha rimarcato il segretario della Cei - sono stati ribaditi da papa Francesco nel telegramma inviato a Trump nel giorno del suo insediamento.
Baturi ha affrontato anche l’argomento della tutela dei minori, richiamando «lo studio-pilota sugli abusi segnalati e trattati dagli ordinari diocesani nel periodo 2001-2021» che « ha già finito la sperimentazione e verrà presentato a fine anno. Confidiamo che possa essere un tassello importante per un’ulteriore indagine», ma pronti a raccogliere anche le istanze sul modo di procedere provenienti da varie diocesi, come nel caso di quella di Bolzano-Bressanone.
Ma note più che positive per la Chiesa italiana arrivano intanto «dalla grande partecipazione dei fedeli al Giubileo, anche nelle singole diocesi, con un moltiplicarsi di iniziative che aprono a quella speranza «che è annuncio e sfida, desiderio del bene». Ecco allora, tanto per fare alcuni esempi, l’attenzione al mondo delle carceri (la Chiesa di Cagliari, di cui Baturi è arcivescovo, ha assunto un detenuto «come segno di speranza») e a quella realtà dei poveri che si palesa anche nell’anziano che non può affrontare una spesa medica improvvisa o una famiglia che non riesce più a pagare il mutuo. Anche per questo, come ha annunciato don Marco Pagniello, direttore Caritas Italiana, nasce un progetto di microcredito della Cei, con cui si conta di erogare almeno 30 milioni di euro per le necessità di persone fisiche: «un altro strumento che diocesi e Caritas hanno per sostenere e accompagnare le persone in difficoltà».
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