Balzo di domande per fare il medico di base. E si può aprire prima lo studio

Presentate 4.200 domande al concorso per la scuola di formazione, il doppio rispetto all'anno scorso. Un segnale in controtendenza per una categoria che ha perso 10mila professionisti in un decennio
September 2, 2025
Balzo di domande per fare il medico di base. E si può aprire prima lo studio
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La carenza di medici di famiglia affligge diverse zone del nostro Paese: sono scesi da 45mila nel 2013 a 35mila nel 2024. Quest’anno però le domande presentate per l’accesso al concorso di Formazione specifica in Medicina generale (in programma il prossimo 30 settembre) sono aumentate in modo netto e fanno segnare un’inversione di tendenza rispetto all’anno precedente, che fa ben sperare. Infatti, le carenze di medici di famiglia in alcuni territori, specialmente nelle regioni del Nord, sono già piuttosto rilevanti, ma «secondo quanto calcoliamo – riferisce Noemi Lopes, vicesegretario nazionale Fimmg – sulla base dei pensionamenti di medici di medicina generale (mmg) previsti, e non sostituiti da colleghi giovani, entro la fine del 2026 potrebbero restare senza un medico di famiglia circa 15 milioni di cittadini». Quindi «l’aumento delle domande – osserva Francesca Brandi Seidita (segretario nazionale settore Formazione Fimmg) è un segnale positivo, ma attenzione a facili entusiasmi».
Quest’anno sono state presentate ben 4.207 domande di ammissione al concorso per accedere a 2.228 borse dei corsi regionali. Mancano peraltro ancora i dati su sette Regioni/Province autonome. Nell’anno precedente i posti a concorso erano 2.623, le domande presentate si erano però fermate a 2.229.
L’auspicio è che sia «tornata appetibile la nostra professione» osserva Anna Carla Pozzi, referente del Corso di formazione in Medicina generale per il polo sud-est di Milano. «L’anno scorso in Lombardia – ricorda – avevano presentato richiesta solo 280 medici, mentre i posti a disposizione erano 505. Anche se quest’anno le borse sono scese a 390, i candidati sono saliti a 601». Ma anche in altre Regioni, quali Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Toscana, Veneto le domande presentate sono nettamente superiori alle borse disponibili, in qualche caso il doppio o il triplo. La prudenza è peraltro d’obbligo, ammette Pozzi, perché «non è detto che tutti coloro che hanno presentato domanda si presentino al concorso, né che poi affrontino il percorso formativo: qualcuno avrà fatto anche il concorso per specialità ospedaliere. Ma talvolta succede anche il contrario: stufi dello stress dei reparti, alcuni medici ospedalieri si reindirizzano alla medicina del territorio».
A differenza delle specializzazioni universitarie, la Formazione specifica in Medicina generale viene gestita a livello regionale e ha subito alcune trasformazioni negli ultimi anni. «Il corso dura tre anni e il programma, uguale per tutti – specifica Anna Carla Pozzi – è ministeriale, anche se ci sono poi piccole differenze regionali. Però prima del Covid, gli allievi frequentavano vari reparti ospedalieri, e le strutture sul territorio (consultori, centri psico-sociali) che il futuro medico di famiglia deve conoscere per poter indirizzare al meglio il proprio paziente. Poi facevano un anno affiancati a due medici di famiglia (sei mesi ciascuno). E dopo la discussione della tesi acquisivano l’attestato per poter partecipare al concorso e aprire il proprio ambulatorio come medico di famiglia».
In anni recenti, «a causa del Covid e della carenza di medici di famiglia – chiarisce Anna Carla Pozzi –, il corso è diventato “professionalizzante”. Circa un anno dopo aver iniziato la formazione, affiancato a un collega per accostarsi realmente alla professione, e aver fatto un percorso in ospedale, il medico di medicina generale in formazione può aprire il proprio ambulatorio». Ha un massimale di mille pazienti ,e non 1.500, «perché deve avere il tempo di continuare a frequentare i corsi di formazione, affiancato da un tutor: in Lombardia sono due pomeriggi alla settimana di lezioni frontali per quattro ore ciascuno: si affrontano tutte le problematiche, sia cliniche sia burocratiche, dell’essere medico di medicina generale». Terminato il corso e discussa la tesi, «il medico di medicina generale può rimanere nell’ambito territoriale dove aveva aperto l’ambulatorio e diventare “massimalista” (cioè con 1.500 pazienti), oppure partecipare a un concorso per gli ambiti territoriali carenti».
Per consolidare questa tendenza alla crescita di mmg in formazione, «occorre al più presto emanare un nuovo Atto di indirizzo – puntualizza Noemi Lopes – per sottoscrivere un nuovo Accordo collettivo nazionale (Acn, la “Convenzione”, ndr) dopo quello del 2019-2021, che consenta di completare la definizione del ruolo unico del medico di medicina generale (che riunirà le funzioni del medico di famiglia e dell’ex guardia medica) per realizzare un’unica figura professionale». Già ora, aggiunge Lopes, parte dell’attrattività che la crescita delle domande per il corso di Formazione in Medicina generale sembrano indicare «può essere derivata dagli Accordi integrativi regionali (Air) seguiti all’Acn e siglati in alcune Regioni, per definire compiti, responsabilità e remunerazione in vista dell’attuazione del Dm77 e la conseguente realizzazione delle Case della comunità». Finora questi Air sono stati sottoscritti in Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia di Trento, Toscana, Marche, Molise, Basilicata, Puglia e Calabria. In altre Regioni, le trattative sono ancora in corso.
La professione del medico di medicina generale sta subendo una trasformazione: «Il nuovo Acn – sottolinea Lopes – dovrà dare nuovi strumenti ai medici, migliorare la risposta organizzativa professionale. Stiamo andando verso una digitalizzazione delle cure e dei processi, ci sono tante novità, tra cui le Case di comunità, che molti accordi regionali stanno affrontando, ma è opportuno normare a livello nazionale».

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