Asilo e Paesi sicuri, quale sarà il risultato? Più emarginati nelle città
L'Unione Europea accelera nell'introduzione delle nuove disposizioni per l'esame delle domande di asilo. Ecco perché l'effetto non sarà più espulsi ma più persone nel limbo

L’Ue accelera nell’introduzione delle nuove disposizioni per l’esame delle domande di asilo, con una proposta che anticipa di un anno il varo delle regole previste dal Patto sull’Immigrazione e l’Asilo approvato un anno fa: se la proposta passerà, nell’ambito di uno schema unitario per la valutazione delle domande di asilo i singoli governi potranno subito adottare una nuova procedura per accorciare a tre mesi il tempo richiesto per giungere a una decisione sulla concessione dello status di rifugiati per chi proviene da un paese ritenuto “sicuro”, sette in tutto: Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kossovo, Marocco, Tunisia.
Il criterio è una percentuale di riconoscimento dell’asilo a livello europeo inferiore al 20% negli anni precedenti. Sicuri per decreto anche tutti i Paesi candidati all’ingresso nell’Ue, Turchia compresa, con l’eccezione di Paesi in guerra come l’Ucraina.
I governi avranno margini di flessibilità nel distinguere regioni o categorie di persone (per esempio, minoranze etniche o religiose, persone omosessuali) per le quali la sicurezza è dubbia, e quindi l’esame delle domande dovrà essere più accurato. I casi individuali, ha precisato l’Ue, dovranno essere comunque considerati uno per uno.
Come in altre simili occasioni, il governo italiano ha espresso «grande soddisfazione» (Meloni) vedendo nelle nuove misure una conferma della propria linea e ponendo in rilievo il fatto che le procedure accelerate erano già previste dal protocollo Italia-Albania.
Non è esattamente così, sia perché le procedure accelerate comparivano già nel Nuovo Patto UE (l’Associazione di Studi Giuridici sull’Immigrazione aveva parlato di «discriminazione per nazionalità»), sia perché quelle che il governo italiano voleva adottare in Albania si riferivano soltanto a maschi adulti non fragili, comprimevano il tempo di esame in quattro settimane, di cui una sola per l’appello, anziché le 12 settimane, il triplo, ipotizzate dall’Ue, sia infine perché Roma aveva definito come sicuri ben 22 paesi, poi ridotti a 19.
Una consonanza tuttavia è riscontrabile: l’Ue, un passo dopo l’altro, sta attestandosi sempre più su una linea sovranista che piace ai suoi detrattori e si discosta dai suoi valori fondativi. Nella speranza di contenere il nazional-populismo, ne abbraccia sempre più la visione e le ricette. Ma oltre che deprecabili, le nuove misure sono anche illusorie. Rappresentano una pseudo-risposta a un problema che assilla i decisori politici: il basso tasso di espulsioni degli immigrati irregolari, tra i quali spiccano i richiedenti asilo che ricevono un diniego.
È sintomatico che nei primi commenti alcuni protagonisti abbiano cercato di far credere all’opinione pubblica che un esame più rapido delle domande farà aumentare i rimpatri. Anche ammettendo che le macchine governative siano in grado di valutare i singoli casi in tre mesi, cosa finora mai avvenuta, soprattutto in Italia, tra i due aspetti non c’è correlazione.
Neppure se un esame più rapido, e quindi sbrigativo, delle istanze, e un prevedibile indebolimento della protezione legale dei richiedenti, facesse aumentare i dinieghi. I rimpatri infatti (30% di coloro che avevano ricevuto un ordine di espulsione nell’UE nel 2024) falliscono per vari motivi, non correlati con il tempo di valutazione delle domande: mancanza di accordi con i paesi di provenienza, difficoltà di definire con precisione identità e provenienza delle persone che si vorrebbero espellere, alti costi di detenzione e rimpatrio, purtroppo anche forme di autolesionismo, fino al suicidio, dei malcapitati ridotti alla disperazione per il rifiuto della loro domanda.
Il risultato più prevedibile sarà quindi non l’aumento dei rimpatri, ma quello degli emarginati in circolazione nelle nostre città, non accolti ma neppure espulsi, costretti a una vita di stenti e lavoro nero. Davvero un bel risultato per chi promette ordine e sicurezza.
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