sabato 17 luglio 2021
I militari in missione per la Ue che non hanno ottenuto il permesso di ingresso nel Paese sarebbero almeno cinque, non solo quindi il comandante Agostini. Manovre anti Ue di Tripoli
Scontro (nascosto) Italia-Libia sui visti legati all'operazione navale europea

Ansa

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La notizia della mancata concessione del visto di ingresso a Tripoli per il comandante ed altri ufficiali dell’operazione navale europea “Irini” ha suscitato preoccupazione in ambienti del governo italiano. La rivelazione di Avvenire, infatti, ha messo a nudo una serie di contraddizioni finora taciute.



Fonti di vertice di Irini confermano la ricostruzione di Avvenire. “I visti non sono stati ancora concessi nonostante non una ma ben due note diplomatiche di sollecito. Dobbiamo considerare normale che dopo tre mesi i visti non siano stati concessi?”. Una irritazione più che giustificata, se si considera che proprio Eunavfor Med dovrebbe ereditare, secondo quanto assicurato dal governo al momento del voto per il rifinanziamento dei guardacoste libici, la responsabilità della formazione e del raccordo con la guardia costiera di Tripoli. Le premesse, visto il boicottaggio dei visti, non sembrano però delle migliori.

Fonti anonime del governo italiano hanno spiegato alle agenzie di stampa che non vi è stato “nessun diniego al rilascio del visto per la Libia al comandante dell'operazione Irini, l'Ammiraglio Fabio Agostini”. A quanto risulta, però, gli ufficiali che non hanno ottenuto il permesso di ingresso a Tripoli sarebbero almeno cinque e non il solo comandante Agostini.

Le fonti citate dalle agenzie tuttavia riconoscono che le cose non vanno per il giusto verso, se è vero che “si è in attesa di una risposta ad una nota verbale inviata due mesi fa al Dipartimento Relazioni Internazionali del Ministero della Difesa libica”. Le stesse fonti, hanno rivelato che sono “pendenti due richieste: la prima con nota verbale dell'Ammiraglio diretta all'Ambasciata libica a Roma e la seconda con nota verbale della Missione europea in Libia diretta a Tripoli per una visita di vertice della cui delegazione farebbe parte lo stesso Agostini". Nonostante questo, il nulla osta non è ancora arrivato.

Molti italiani si sono detti contrari al rifinanziamento degli accordi con Tripoli. Sia per i diritti umani non rispettati, sia per il doppio gioco con la Turchia per il controllo del Mediterraneo

Molti italiani si sono detti contrari al rifinanziamento degli accordi con Tripoli. Sia per i diritti umani non rispettati, sia per il doppio gioco con la Turchia per il controllo del Mediterraneo - Ansa / Pablo Tosco / us Oxfam Italia

Il tentativo di smentire la ricostruzione di Avvenire in realtà offre spunti per nuove domande. Raccogliendo le precisazioni del governo italiano, le stesse fonti hanno spiegato all’Ansa che il ritardo nella concessione del visto d’ingresso, richiesto prima di Pasqua, sono frutto del "consueto approccio da parte libica”.

E si scopre così che “il consueto approccio” ha riguardato anche “il personale militare italiano presente a Misurata”. Tuttavia le stesse fonti anonime escludono che vi sia stata una "pressione turca per impedire il rilascio del visto". Dunque la questione sarebbe esclusivamente da leggere nelle tensioni tra Tripoli e Roma e tra Tripoli e Bruxelles, a causa di una “nota diatriba da tempo in atto che vede la parte libica lamentarsi per il mancato rilascio dei visti per missioni in Italia o in generale per altre finalità come peraltro più volte sottolineato sia dal primo Ministro Dbeibah che dal ministro dell'Interno libico Mazen".

Resta invece attivo il canale privilegiato della “diplomazia sanitaria” che consente di far arrivare rapidamente in Italia, specialmente a Milano e in provincia di Como, militari e miliziani feriti in battaglia che ricevono cure nel nostro Paese in strutture sanitarie private. Alcuni dei quali coinvolti in operazioni su cui sta investigando la procura internazionale dell’Aja per crimini contro i diritti umani. I nomi dei “degenti” non sono però mai stati resi noti.

Migranti detenuti in Libia senza alcun rispetto dei diritti umani. Usati anche come strumento di ricatto verso l'Italia e l'Europa

Migranti detenuti in Libia senza alcun rispetto dei diritti umani. Usati anche come strumento di ricatto verso l'Italia e l'Europa - Ansa

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