lunedì 29 maggio 2017
Con abito sacerdotale e stola viola si era esibito in un saluto romano durante una celebrazione al Cimitero Maggiore. Ora si scusa. Ma l'abito non fa il monaco...
Il post di scuse

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"Non è un sacerdote della Chiesa Cattolica" Orlando Amendola, denunciato dalla polizia per il saluto romano fatto al Cimitero Maggiore di Milano lo scorso sabato 20 maggio durante una cerimonia commemorativa per Umberto Vivirito, militante del gruppo eversivo di estrema destra Avanguardia Nazionale (morto nel 1977 durante una rapina). La precisazione arriva ora da don Davide Milani, portavoce della Curia di Milano, dopo la diffusione da parte delle autorità di un comunicato in cui si faceva riferimento a lui come a un sacerdote della Chiesa Cattolica polacca. "Non è un prete della Chiesa Cattolica. E non ha mai ricevuto alcun incarico per essere il cappellano del cimitero", fa sapere il portavoce.

Negli ultimi giorni aveva avuto una certa eco la foto di Amendola che, con abito sacerdotale e stola viola, si era esibito nel saluto romano: e subito nel mondo dei social era partita una campagna di denuncia nei confronti del gesto in questione. Critiche condivisibili che però prendono una piega erronea quando le accuse coinvolgono anche la Chiesa cattolica.

Il motivo è semplice. L’abito non fa sempre il monaco. Amendola infatti – che nel frattempo si dichiara pentito del gesto – non è un prete della Chiesa cattolica, ma per sua stessa ammissione nel proprio profilo Facebook si dichiara “sacerdote vetero-cattolico” della “Chiesa Cattolica Nazionale in Polonia”. Una definizione a dire il vero non molto chiara. Infatti non corrisponde perfettamente a nessuna delle comunità “vetero cattoliche” recensite dal sito specializzato Cesnur. Ma abbastanza netta per far capire che Orlando Amendola, nonostante le apparenze (tonaca e stola), non ha nulla a che fare con la Chiesa cattolica e tantomeno è «il cappellano» del Cimitero Maggiore di Milano.

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